I Giochi Olimpici 2024 di Parigi si sono conclusi con una cerimonia che ha riscattato quella francamente deludente dell’esodio. Diciamo che riportare tutto lo scenario nell’alveo naturale di uno stadio olimpico, nella fattispecie quello di Saint-Denis, è stato sicuramente molto meglio rispetto alla scelta degli organizzatori di fare la parata iniziale sulla Senna, un fiume che tra l'altro è stato un po' anche il simbolo delle discussioni e delle polemiche di questa edizione dei Giochi a causa del suo inquinamento e della strenua volontà francese di utilizzarlo comunque per le gare di fondo, scelta non gradita agli atleti (e molti si sono sentiti male dopo averci nuotato dentro).
La XXXIII Olimpiade si è chiusa sulle note alte di una cerimonia veramente bella e coinvolgente, che ha avuto anche un’interessante coda con una sorta di assaggio dei Giochi di Los Angeles 2028, che verosimilmente entreranno nell'orbita di Hollywood (già si è vista la famosa scritta che campeggia sulle montagne della città californiana “dotarsi” dei cinque cerchi grazie a Tom Cruise).
L’attore americano ha fatto parte di un cast d’eccezione che ha compreso anche i Red Hot Chili Peppers e altri artisti ancora, prova del fatto che le prossime saranno Olimpiadi all'insegna dello spettacolo, del glamour e anche un po' della voglia americana di stupire.
La stessa che ha avuto anche Parigi. L’impressione a bilancio è che i francesi abbiamo voluto fare colpo sul mondo proponendo sicuramente la bellezza della loro città, ma anche un po' la loro voglia di esaltarsi e di proporre cose che sono frutto del loro sciovinismo. Ecco: non sempre ha funzionato… Il ricordo sarà di un’Olimpiade comunque troppo caratterizzata da forze di polizia, dai checkpoint, dai controlli, dal QR Code e da cose che francamente non sono state comprensibili, a cominciare dal fatto che non si sia fatto ricorso all'aria condizionata in tanti luoghi, dal Villaggio Olimpico ai mezzi pubblici, in un momento in cui comunque la stagione in Europa volge al caldo e anche al caldo estremo. Le lamentele degli atleti che hanno dovuto alloggiare al villaggio in stanze molto calde e molto esposte al sole mi sono sembrate abbastanza legittime.
Riassumendo Parigi 2024 avrebbe potuto fare a mio avviso molto di più, anche se alla fine poi tutto è filato liscio e le minacce iniziali e quei piccoli tentativi di sabotare la manifestazione non sono andati a buon fine. Tutto è bene quel che finisce bene.
Il discorso vale soprattutto per noi italiani e qui passiamo decisamente a un bilancio prettamente sportivo: l’oro della nazionale di pallavolo femminile ha chiuso alla grande una un'edizione veramente molto positiva per i nostri colori. Credevamo che le 40 medaglie di Tokyo fossero difficilmente superabili e invece sono state eguagliate e, addirittura, se vogliamo superate, perché ci sono stati due ori in più rispetto ai dieci totalizzati a Tokyo… Certo, in Giappone avevano ottenuto un paio di successi assolutamente prestigiosi, anzi tre, perché bisogna considerare quello di Jacobs, quello della 4x100 e il balzo di Tamberi, senza scordare il massimo alloro di Massimo Stano nella marcia maschile e quello di Antonella Palmisano nella marcia femminile.
A Parigi la nostra atletica non era sicuramente nelle condizioni di poter ripetere un exploit del genere, ma in compenso abbiamo confermato alcune medaglie di tre anni fa e ne abbiamo aggiunte di altre.
L’altro aspetto secondo me significativo sono i 24 quarti posti, che sono sicuramente un record e ci pongono in testa alla classifica delle medaglie di legno, ma denotano anche una sorta di consistenza del team Italia. Arrivare quarti non è in assoluto un disonore, quanto semplicemente una sfortuna, perché per un soffio, per un centesimo, per un metro, per una differenza minima non si riesce a portare a casa una medaglia. Però dimostrano che l’atleta è lì, in condizione di salire sul podio… Fra quattro anni, a Los Angeles, riusciremo forse a convertirle in qualcosa di più pregiato.