Sport - 10 agosto 2024, 11:27

C’è una Varese olimpica anche fuori dalla vasca: Riccardo Cipolat, il fisioterapista dei campioni

Trentaseienne varesino, è il fisioterapista ufficiale del Settebello e ha seguito Martinenghi nel percorso di avvicinamento ai Giochi di Parigi: «Amarezza per com’è è finita nella pallanuoto, ma c’è già voglia di riscatto. La vittoria di Nicolò la sognavo con lui, vedere un atleta che dà il 100% spinge a dare il massimo anche a te. Il villaggio olimpico? La situazione non è così disastrosa, ma ci sono delle criticità, come trasporti e pulizia…»

Riccardo Cipolat, a sinistra con il Settebelllo e, a destra, con Thomas Ceccon e Nicolò Martinenghi

Riccardo Cipolat, a sinistra con il Settebelllo e, a destra, con Thomas Ceccon e Nicolò Martinenghi

C’è una Varese olimpica anche dietro le quinte. O fuori dalla vasca, in questo caso specifico. Riccardo Cipolat, trentaseienne varesino, è il fisioterapista ufficiale del Settebello, la nazionale maschile di pallanuoto, ma anche lo specialista che ha seguito Nicolò Martinenghi nel suo percorso di avvicinamento ai Giochi di Parigi.

Come hai iniziato a fare questo lavoro per la nazionale di pallanuoto e come sei arrivato a essere il fisioterapista di Nicolò Martinenghi?
Ho iniziato nel 2013 con il Settebello: mandai un curriculum e un anno dopo mi chiamarono. Dopo tre anni ho iniziato anche seguire Martinenghi: conosco il suo allenatore Marco Pedoja, che nuotava con me da ragazzino. Mi ha chiamato perché cercava un fisioterapista che potesse seguire Nicolò.

Com’è il rapporto con Martinenghi?
Stupendo, lavorare con un professionista come lui è qualcosa di unico, che non si può immaginare. È sempre concentrato, dedica l’intera giornata a migliorare, a partire dall’allenamento, all’alimentazione, alla fisioterapia, al riposo, agli svaghi normali di un ragazzo della sua età. Vedere un atleta che dà il 100% spinge a dare il 100% anche a te

Te la aspettavi nella sua vittoria?
La sognavo con lui. Quando si lavora con uno staff la sognano tutti, e così noi. Di sicuro ci credeva, aspettarsela non so, ma ci credi quando sai che hai il potenziale per farlo. Prima della finale poi ci credevo molto di più, vedendo che il livello degli avversari era molto simile, nessuno aveva avuto un exploit. Perciò, come ha detto anche lui, è stata una vittoria di testa e determinazione.

Come hai visto invece la squadra di pallanuoto?
La squadra sta vivendo bene le Olimpiadi, anche se ora c’è molta amarezza e molta rabbia (il riferimento di Riccardo è a quanto accaduto nei quarti di finale persi dal Settebello contro l’Ungheria: una discussa decisione arbitrale ha portato alla squalifica, poi ritirata, di un giocatore azzurro. È stato presentato un ricorso ed è stato riconosciuto l’errore, ma ciò non ha cambiato il risultato della partita). A prescindere da ciò, lavorare con atleti di questo livello è incredibile. Li seguo da nove anni, alcuni li ho visti crescere visto che ho lavorato con loro agli Europei Under 20. Come detto, ora c’è molta amarezza e molta rabbia, però conoscendoli c’è anche voglia di riscatto, e sono certo che tutti coloro che ne avranno la possibilità cercheranno il riscatto alle prossime Olimpiadi ma anche solo nelle prossime competizioni.

Tante polemiche ci sono state anche sulle condizioni del villaggio olimpico…
Questa è la mia seconda Olimpiade. Ovviamente a Tokyo era molto diverso: non c’era la possibilità di uscire dal villaggio, eravamo molto controllati e c’erano regole restrittive. Qui si vive molto il villaggio, ci sono ospiti dall’esterno e tante interazioni… è molto bello viverlo. Ci sono state tante critiche, ma io mi sento di dire che la situazione non è così disastrosa, chiaramente bisogna un po’ adattarsi al villaggio. Ci sono delle criticità, la più importante è, secondo me, quella dei trasporti, visto che abbiamo fatto alcuni viaggi in piedi e senza aria condizionata. E poi anche quella della pulizia delle stanze: abbiamo dovuto recuperare scopa ed aspirapolvere e pulire per conto nostro perché, nonostante vengano indicati dei turni di pulizia, questi non vengono rispettati: sono sette giorni che non passa nessuno a pulire da noi.

Lorenzo D'Angelo

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