La vicenda della pallanuoto italiana battuta ai rigori dall'Ungheria dopo un clamoroso errore arbitrale ripropone uno dei temi più critici a mio giudizio nello sport odierno: la possibilità che un verdetto palesemente sbagliato e che va a condannare ingiustamente una squadra venga cambiato.
L'Italia ha annunciato che arriverà fino al Tas, anzi ha già istruito una prima pratica di ricorso, però il presidente della Federnuoto Barelli ha anche aggiunto che è evidente che non ci sarà alcun cambiamento del risultato. E questo francamente mi sembra una bestialità.
Anche in altri casi ci sono state situazioni in cui un errore ammesso e riconosciuto non è stato poi corretto. Ad esempio la vicenda del lottatore Chamizo, che proprio oggi - venerdì 9 agosto - va in gara dopo essere stato ripescato grazie alla riallocazione dei posti e non mediante una correzione dello scandaloso verdetto con cui a Baku era stato giudicato perdente per favorire un lottatore azero: era stato assodato che quello fu un errore, e infatti gli arbitri furono anche sospesi, ma il verdetto di quel match non fu modificato e Chamizo ha dovuto aspettare quest’occasione estrema - della quale tra l'altro non è assolutamente convinto e soddisfatto - per poter venire ai Giochi di Parigi.
Ecco io credo che lo sport debba fare un salto in avanti sotto questo aspetto e avere il coraggio di fare una modifica radicale di certe regole: se l'arbitro sbaglia, ed è sacrosanto che sbagli, è necessario che la sua decisione errata non vada effettivamente a condannare qualcuno ingiustamente. È quindi tempo che ci sia la possibilità di modificare un verdetto palesemente errato e quindi anche di cambiare il risultato di una competizione sportiva.
Se no il danno rischia di essere superiore alla bellezza.
P.S: la protesta inscenata oggi dai nostri pallanuotisti durante gli inni prima della partita contro la Spagna è dunque sacrosanta. Anche perché va “rispondere” all’arroganza di chi impone certi verdetti. Cosa me ne faccio della ricognizione dell’errore se il risultato nato da quell’errore poi non può cambiare? C’è un qualcosa di culturalmente sbagliato nel voler proteggere a tutti i costi un arbitro che ha palesemente fatto male il suo lavoro. Ed è inaccettabile non correggere le cose fino in fondo.