La nuova tassa sulla salute applicata ai nuovi frontalieri sta creando tensioni tra Italia e Svizzera.
Una situazione che non stupisce Furio Artoni avvocato e consigliere comunale di minoranza a Luino e autore della mozione contro la nuova tassa.
«Mozione che sta avendo un seguito devastante - commenta Artoni in una nota - Luino è stato il primo comune della provincia di Varese che ha approvato la mozione del sottoscritto contro una tassa sulla salute dei frontalieri ingiusta e inadeguata a risolvere i problemi della sanità di confine».
«Abbiamo segnalato nelle medesima mozione che vi potevano essere conseguenze di diritto internazionale oltre che problemi costituzionali - prosegue il consigliere - il Cantone dei Grigioni cui farà seguito molto probabilmente anche il Canton Ticino negano all'Italia il diritto di accesso ai dati salariali dei vecchi frontalieri. Tale diniego rende impossibile l'applicazione della tassa».
Ma le conseguenza potrebbero essere ancora più dirompenti nei rapporti tra Italia e Svizzera.
«La tassa sulla salute come era stato detto da noi non era contenuta negli accordi bilaterali e quindi se i Cantoni Svizzeri non riconoscono questo diritto all'accesso ai dati salariali, questo significa anche che la tassa sulla salute è in contrasto con gli accordi bilaterali e quindi questo potrebbe costituire una violazione con applicazione della clausola ghigliottina» spiega Artoni.
«La clausola ghigliottina dal nome inquietante ma efficace, comporta la risoluzione degli accordi bilaterali - continua la nota - una tragedia per il commercio e per il mercato del lavoro. Ci rendiamo conto che nessuno dice niente, ma il Governo italiano e l'assessore Bertolaso non possono ritenere di risolvere i problemi della sanità di confine con il recupero di micragnosi importi né tantomeno con infermieri del Sudamerica che devono essere formati oltreché imparare adeguatamente la lingua italiana».
«Per recuperare la sanità di confine bisogna procedere ad investire nella formazione, nel miglioramento delle strutture e nel riconoscimento dei meriti di chi tutti i giorni si sacrifica per il benessere altrui. Attendiamo con speranza che anche il Canton Ticino neghi l'accesso ai dati salariali, perché questo significa per i frontalieri non dover versare la tassa sulla salute e speriamo che il Governo faccia un passo indietro per risolvere una questione che sta diventando troppo pesante» conclude Artoni.