“Il traffico ha reso impossibile l’adulterio nelle ore di punta.”. Lo sosteneva Ennio Flaiano in uno dei suoi micidiali aforismi, capaci di scolpire in una manciata di parole verità eterne e mimetizzate, benché sotto gli occhi di tutti.
Non immaginava certo il giornalista-drammaturgo-umorista-sceneggiatore abruzzese che il suo nome sarebbe stato affiancato a uno dei simboli del caos automobilistico varesino. La fantasia non gli mancava certo, ma difficilmente sarebbe arrivato a ipotizzare che una delle autostrade più trafficate d’Italia terminasse con un semaforo. Lo sapevano bene le migliaia di automobilisti che ogni giorno, fino a qualche settimana fa, per entrare in Varese dovevano sorbirsi code sfibranti e poderose ventate di ossido di carbonio.
Adesso, miracolosamente, l’autostrada che entra a Varese appare più o meno sgombra. Merito della rotonda di Largo Flaiano che alla fine ha premiato la lunga e faticosa attesa di pendolari e avventizi della Milano-Varese. Certo, non tutto è ancora a regime. La segnaletica non è adeguata, i lavori sembrano ancora in corso e il tutto al momento dà ancora un’immagine di precarietà e di cantiere non finito. E potrebbe essere anche un bene: perfino il più distratto dei guidatori in questo modo si accorge di viaggiare in un punto delicato dove prestare ancora più attenzione e spingere ancora meno sul pedale del gas.
Ma qualche varesino arriccia il naso. Ed è partita come al solito la caccia al difetto: di progettazione, di esecuzione, di manutenzione, di comunicazione. E’ lo sport più praticato di questi tempi, sotto il Bernascone come altrove. Se ti va bene qualcosa, non sei nessuno. Se non scolpisci la tua indignazione su qualche social, anneghi nell’insensibilità sociale. Se non ti ritagli il tuo spazio di Catone delle Prealpi, chi si accorgerà di te? Meglio criticare tutto e subito, prima che qualcun altro metta il cappello sulla protesta del pedone urtato dalla Panda, della sciura che è arrivata tardi dall’estetista a causa di un tamponamento in via Sant’Imerio, del commerciante che si lamenta perché prima sì che si facevano affari, adesso non si ferma più nessuno.
Povero Flaiano, a cinquantadue anni dalla sua morte deve ancora sopportare che il suo nome venga evocato per lamentarsi, nel bene e nel male, del carosello di automobili. Però lui ce lo aveva detto già allora: “Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è non partire” .