In un mondo che affronta la crescente sfida delle malattie cognitive, l’iniziativa inclusiva di Fondazione Marcello Morandini, "Memorie d'arte", sta aprendo nuove porte alla ricerca e all'approccio terapeutico. Il progetto, creato da Fondazione Morandini e coordinato da Alice Gomiero, assessore alla cultura del comune di Laveno Mombello, supportata da Maria Morandini, si focalizza sull'utilizzo delle arti visive come mezzo innovativo per affrontare e curare i disturbi cognitivi, con particolare attenzione alla sindrome dell'indifferenza.
L'iniziativa rappresenta una nuova visione che va oltre la tradizionale cura medica per abbracciare l'espressione artistica come un potente strumento terapeutico. Progetti mirati, intrisi di creatività, sono stati sviluppati per modulare i circuiti della memoria e delle esperienze vissute nei malati di Alzheimer. L'obiettivo non è curare nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto creare un ambiente che promuova il benessere e modifichi i comportamenti, offrendo un rifugio emotivo attraverso le arti visive.
“Memorie d’arte” è un progetto innovativo che ha l’ambizione di aprire nuovi orizzonti nella cura delle malattie cognitive attraverso workshop dedicati all'arte visiva per riflettere sulla consapevolezza della necessità di trattare la persona nella sua completezza, coinvolgendo mente e spirito.
Come spiega Maria Luisa Delodovici, specialista in Neurologia e Neurofisiologia clinica e Presidente Associazione Varese Alzheimer, «la terapia dell'arte si rivela particolarmente efficace nel modulare la memoria. Laddove l'ippocampo, spesso danneggiato nei malati di Alzheimer, regola la memoria esplicita (conscia), l'arte lavora anche sulla memoria implicita o emotiva. Quest'ultima, come un nocciolo duro e inconscio custodito nell'amigdala, rimane sorprendentemente intatta per lungo tempo, offrendo un terreno fertile per la riconnessione con il passato».
La contaminazione artistica, come afferma Marco Fumagalli, Coordinatore Servizi Educativi, Cooperativa La Meridiana, «non solo aiuta a far riflettere ma contribuisce a un processo di apprendimento reciproco. Questa interazione tra coloro che soffrono di malattie cognitive e coloro che li assistono crea un terreno fertile per la comprensione e la condivisione, contribuendo a rompere le barriere dell'indifferenza e dell'isolamento.
È fondamentale notare che, in questo contesto, non si utilizzano parole come "pazienti", ma si preferisce parlare di "residenti". Questo sottolinea l'importanza di considerare la dignità e l'identità delle persone al di là della loro condizione medica, promuovendo un approccio empatico e rispettoso».
Al termine degli interventi è stato proiettato il docufilm di Marco Falorni, regista di “La memoria delle Emozioni”, che esplora il mondo dell'Alzheimer attraverso testimonianze dirette e in cui vengono narrate le vicende quotidiane di chi ogni giorno affronta con coraggio la nebbia densa della malattia in un villaggio residenziale alle porte di Monza: il “Paese Ritrovato”. Un piccolo racconto, ricco di umanità, che ha toccato il cuore di tutta la platea.
In conclusione, questo progetto pionieristico non solo rappresenta un passo importante per i progetti artistici della Fondazione Marcello Morandini ma segna anche un’importante iniziativa di d sensibilizzazione della comunità varesina rispetto alla cura delle malattie cognitive. Una luce di speranza che illumina il cammino per chi affronta la sfida dell'Alzheimer e delle malattie del sistema cognitivo nella vita di tutti i giorni.