Hockey - 20 gennaio 2024, 06:55

In quattro per un trofeo: «Pergine favorito ma non sempre affidabile. Caldaro compagno di viaggio scomodo, Varese credi di più in te stesso»

Le contendenti della Coppa Italia 2024 ai raggi X di Matteo Floccari, penna del ghiaccio della Prealpina: «Il Pergine può esplodere, ma forse è troppo sicuro di sé. L’Appiano è il futuro e sembra la Pallacanestro Varese dell’anno scorso, perché è giovane, corre e tira da fuori. I Mastini hanno fatto dei passi in avanti e arrivano nel momento giusto alla competizione: hanno un “bottone da schiacciare” che sa mettere a posto tante cose. A loro, però, consiglio di chiuderla in fretta contro il Caldaro se ne hanno la possibilità, altrimenti rischiano»

Matteo Floccari, a destra, al suo posto di battaglia al palaghiaccio. Accanto a lui il presidente Carlo Bino

Matteo Floccari, a destra, al suo posto di battaglia al palaghiaccio. Accanto a lui il presidente Carlo Bino

Varese, Caldaro, Pergine e Appiano: quattro contendenti per un trofeo. 

Come arrivano alle Final Four di Varese? Quali sono i pregi di ciascuna e i rispettivi difetti? Chi tra loro il favorito, o la possibile sorpresa?

Tutte domande da girare a un vero cavallo di razza tra coloro che raccontano e commentano quotidianamente le vicende dei Mastini e dell’hockey italiano. Scriviamo di Matteo Floccari, penna on ice de la Prealpina, una fonte inesauribile di spunti e riflessioni sulle quattro realtà che si giocheranno la Coppa Italia 2024.

Ecco allora le sue impressioni, squadra per squadra, da quella a suo giudizio favorita alla possibile outsider. 

Hockey Pergine

«Per me sono la testa di serie numero 1 di questa competizione, ma non mi danno la sensazione di affidabilità assoluta. I quarti di finale lo hanno dimostrato: hanno vinto 10-1 a Como, ma al ritorno - se non ci fossero state le parate di Rigoni nel finale - avrebbero rischiato di andare al supplementare, mettendo in discussione la qualificazione. Vivono di giornate sì e giornate no, le prime finora sono state indubbiamente di più: il potenziale resta da squadra che può esplodere se presa al momento giusto. A queste finali arrivano molto sicuri di loro stessi, forse troppo… E sono gli unici del lotto a non aver mai vinto nulla: questo, in una gara secca, può portare a nervosismi e sbandamenti»

Occhio a: «Carmine Buono (#22) e Jozef Foltin (#77). Soprattutto il secondo sa essere un giocatore micidiale».

SV Caldaro

«Non so come si dica in tedesco, ma la definizione che mi viene in mente per loro è “Orgoglio Tirolese”. È una squadra (a Varese lo sappiamo dall’anno scorso, il mondo dell’hockey lo sa da tanti anni) che trova sempre il modo di quagliare quando c’è da farlo. A queste F4 non arriva nelle migliori condizioni - ha accusato una serie di sconfitte brutte a dicembre e ha perso Teemu Virtala per infortunio - ma è quell’avversario che ti fa sempre paura perché può imbroccare la giornata giusta e farti vedere i sorci verdi. Sanno come si fa a vincere, sono sempre stati lì, soprattutto con questo gruppo… Il Caldaro è quel compagno di viaggio scomodo che non ti vuoi mai portare dietro, con cui non ti puoi permettere di sbagliare tanto: se puoi fare 3 gol e ne fai solo uno, e magari c’è ancora un periodo o mezzo periodo da giocare, rischi. Rischi molto. Il Varese, se gli sarà possibile, dovrà cercare di chiudere la pratica in fretta».

Occhio a: «Luca De Dona’ (#6), attaccante che è rientrato nel roster a fine dicembre, imponente fisicamente, che sta facendo la differenza con i suoi gol. E poi ad Alex Andergassen (#1), il loro portiere, un altro giocatore che ha vinto e quindi sa come si fa. E ha vinto da protagonista, per cui va rispettato a prescindere. Sabato non sbaglierà la partita».

HCMV Varese Hockey

«Il Varese è una squadra… con il “Green Pass”: arriva all’evento maggiorenne e regolarmente vaccinata. Perché ha vinto l’anno scorso? Non solo per quello, anzi più per il fatto di essere riuscita a fare tanti passettini in avanti nelle ultime settimane. Un mese fa i gialloneri erano un po’ allo sbando: le sconfitte a Pergine e a Como sono state forse le peggiori partite di sempre. Poi qualcosa è girato e non è stato esclusivamente per l’arrivo di Majul: ci sono stati dei miglioramenti, c’è stata una crescita nella consapevolezza. Ho sempre il sospetto che il Varese chieda a se stesso troppo, non accontentandosi di quello che fa. E per me quello che fa è già molto importante, perché ora mi dà l’idea di avere quel “bottone da schiacciare” che mette sempre a posto tante cose: il ritorno con il Feltre ne è un esempio. Mi sembra insomma una squadra che arriva nel momento giusto della stagione all'appuntamento con la Coppa».

Occhio a: «Erik Naslund (#5): per me finora è l’mvp giallonero. Le aspettative di alcuni nei suoi confronti non erano altissime, ma per rendimento medio è stato quello che finora ha fatto meglio. E poi Hector Majul (#71): nelle partite prima dell’infortunio mi ha dato davvero la sensazione di poter fare quello vuole».

HC Appiano

«Uso una metafora cestistica: è come la Pallacanestro Varese dell’anno scorso. Perché? Perché è una squadra giovane, che corre e tira spesso da lontano. Si è visto l'ultimo sabato in campionato, il loro piano di gioco era uno solo: tirare sempre dalla linea blu, ma non tanto per segnare da fuori, quanto per creare confusione davanti alla porta avversaria. Sanno anche andare in velocità, ma a difesa schierata il canovaccio è sempre quello. Torno all’ultimo match per esemplificare: il loro primo gol è arrivato da un tiro scoccato dal… parcheggio dell’ippodromo, rimbalzato addosso a Marinelli e messo dentro da un loro attaccante davanti alla porta. E ci hanno riprovato mille volte, stesso “schema”. Va anche detto che sono acerbi, ma se devo mettere un nichelino per scommettere su chi ci sarà nelle prossime cinque Final Four di fila, dico proprio l’Appiano. Il futuro è loro: lavorano benissimo con i giovani e hanno un allenatore finlandese - Niko Marttila - che non guarda la carta d’identità: se giochi bene ti mette dentro».

Occhio a: «Stefano Piechenstein (#27), un 17enne che gioca in prima linea e ha fatto tanti gol quest’anno. È bello da vedere, rapido, intelligente. E poi William Maekinen (#38), difensore, atleta esperto, dalla carriera importante (ha giocato anche nella massima serie norvegese e arriva dal campionato francese): se c’è uno che deve tirare le fila di questa banda di ragazzini terribili è proprio lui».

Redazione


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