Pippo Taglioretti ha indossato ancora una volta la maglia della sua Pro Patria. Lo ha fatto non allo stadio, bensì a teatro. La proiezione del film "389 volte Pippo" di Filippo D'Angelo al Lux di Sacconago è stata davvero la sua 390ª partita, come ha sottolineato l'amico e giornalista Ottavio Tognola. E come suo stile ha unito tutti: Busto Arsizio e la Valle Olona, a partire dalla sua Fagnano. Ma anche il tempo.
«Mi sento giovane stasera» commentava in platea il tifoso storico Alberto "Baffo" Vanetti. Di giovani era in effetti pieno il teatro per la serata del Panathlon club La Malpensa con il Comune di Busto: quelli che così si sentivano e quelli che lo erano, come i giocatori della Pro Patria. Importante per loro poter scoprire o approfondire quello che ha fatto Taglioretti - lo ha ricordato sul finale Martina Crosta, responsabile della comunicazione della Pro - simbolo di un calcio che sembra non esserci più ma che ha lasciato qualcosa di importante, che non può rimanere inascoltato. Anche in un momento in cui lo stadio Speroni che scoppia di tifosi appassionati, in piedi, sembra un'immagine lontana di luce. Vietata, però, la mera nostalgia, avvisa lo stesso D'Angelo.
I valori contano e nel film emergono con i racconti e i gesti: quel salire sul treno, mica in auto, essere semplicemente eleganti, sentirsi gruppo o mangiare un'arancia che ti hanno tirato un campo, senza scomporti. Un concetto ripetuto a più riprese dalla società e da mister Riccardo Colombo in particolare. Fagnanese anche lui, non ha potuto non commuoversi rivedendo il suo concittadino raccontare una storia grande nella sua semplicità - per rubare un concetto al giornalista Nicolò Ramella - ma anche "incontrando" se stesso ragazzino che insegue una palla. E sognando che un giorno in paese i ragazzini guarderanno lui come Riccardo faceva con Pippo.
È lo sport che conosce il sacrificio - ricordiamo che allora quasi tutti i giocatori lavoravano - la lealtà, il senso di squadra profondo, che è la vittoria più bella come ha rimarcato don Claudio Caregnato.
Una storia che è fortissimamente di Pippo, della Pro, di un territorio, di un mondo dai confini impalpabili in realtà, perché personaggi come Taglioretti diventano universali. Messaggi che si sono susseguiti, quelli del presidente del Panathlon club La Malpensa Giovanni Castiglioni, della presidente della Pro Patria Patrizia Testa, del ds Sandro Turotti, del sindaco Emanuele Antonelli, dell'assessore Maurizio Artusa e del collega fagnanese Dario Moretti, dei tifosi nel film dal recordman Giannino Gallazzi al numero uno per passione Daniele De Grandis, passando dal Pro Patria club con il past president Roberto Centenaro, Riccardo Cazzani al suo fianco, l'attuale presidente Giovanni Pellegatta. Tifosi ringraziati dagli autori, assieme al Pro Patria Museum. Scorrono ancora le immagini, parla Vittorio Pocorobba, si affaccia il sorriso di Gipo Calloni. Massimo Taglioretti compare da piccolo, con la sorella Roberta, poi racconta gli aneddoti di papà.
I semi gettati questa sera probabilmente non faranno rumore, e anche questo è stile Taglioretti. Ma - come ha detto impeccabilmente in un messaggio, l'ex allenatore tigrotto Ivan Javorcic - si è raccontato per imparare e riflettere.
Se dovessimo scegliere tre sguardi questa sera partiremo da Paolo Ghioldi, solbiatese, 92 anni che parla del film e porta in tasca gli articoli della sua Pro Patria. Brillano i suoi occhi, come quelli del nipote di Pippo, Federico, accanto a nonna Eugenia.
Ma poi della Pro Patria sceglieremmo un "ragazzo" particolare. Giovanni Fietta, il capitano. Il suo sguardo è pulito come il calcio che incarna, sì, anche oggi talvolta. E quando si schermisce di fronte al suo essere ancora la scintilla in campo a quasi 39 anni, tutti si riversa nella sua frase da campione, e quindi da umile: siamo tutti importanti, tutti pronti a sostituire qualcuno. Lo stile di Pippo.
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