Hockey - 09 giugno 2023, 12:20

I puntini sulle i dei Mastini: «No Alps? È perché vogliamo la "Serie A". Dateci fiducia: il progetto è solido»

Carlo Bino e Matteo Malfatti fanno il punto su presente passato e futuro, togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe. E annunciano un nuovo portiere: Lorenzo Marinelli. «Perla? Nessuno ce l'ha chiesto, ma nel caso avremo un grande sostituto»

Carlo Bino, Matteo Malfatti e Marcello Vitella della società che gestisce la comunicazione dei Mastini questa mattina nello spogliatoio giallonero per parlare alla città e ai tifosi

Carlo Bino, Matteo Malfatti e Marcello Vitella della società che gestisce la comunicazione dei Mastini questa mattina nello spogliatoio giallonero per parlare alla città e ai tifosi

La volontà di mettere i puntini sulle i su passato, presente e futuro, rispondendo indirettamente anche all’ex allenatore Claude Devèze e alle sue parole di addio.

La volontà di spiegare davvero un progetto arrivato al secondo anno e accelerato dalle due vittorie dello scorso anno.

La volontà di evitare che qualcuno dia tutto per scontato e che non ci sia fiducia nei confronti della società.

La volontà di chiarire le situazioni di Perla e Franchini, di spiegare la scelta di coach Czarnecki e quella di puntare sui giovani.

La volontà di sviscerare nel profondo le motivazioni che hanno portato a dire “no Alps”: ovvero evitare il passo più lungo della gamba, cullare il sogno di una Serie A tutta italiana e non smarrire per strada le colonne della squadra che lo scorso anno ha vinto tutto e in quelli precedenti ha tenuto in piedi la “baracca”.

Tutto questo nelle parole di Carlo Bino e Matteo Malfatti: numero uno e numero due dei Mastini parlano dopo tanto tempo. 

Il flashback

«Io e Carlo siamo partiti un anno fa con un progetto triennale: quello appena passato è stato un anno irripetibile e abbiamo vinto tutto. Volevano fare una squadra competitiva e abbiamo fatto all in con il palaghiaccio nuovo, perché abbiamo capito il potenziale di questo progetto. Abbiamo quindi voluto spingere tanto, anche rischiando perché siamo partiti a 100 allora».

«Altra questione importante per noi era riportare la gente al palaghiaccio ed è stata una grande vittoria, una delle più grandi, anche per la tipologia delle persone che sono arrivate, cioè soprattutto famiglie e bambini. Abbiamo messo un fiocco sulla torta con il pubblico».

«Altra vittoria è stata sviluppare grande interesse per il settore giovanile, importante non solo numericamente ma anche dal punto di vista sociale».

«Infine il successo più grande è che gli sponsor vogliano andare avanti con noi: questo vale quanto vincere il campionato».

L'IHL e la "Serie A"

«Oggi la IHL è il massimo campionato a livello italiano ed è per come è strutturato un modello al quale tanti si ispirano. Lavora con i giovani, crea interesse, ha più spettatori dell’Alps, fa giocare più partite (il Merano ha fatto 38 partite e noi 45). L’unica squadra che ci supera oggi in termini di pubblico è una squadra austriaca, ma noi siamo quelli con più spettatori in Italia».

«Pensare che la IHL sia serie B è quindi sbagliato: oggi siamo espressione del livello italiano più importante. La federazione punta sul progetto Alps perché sta aspettando che ci siano squadre strutturate che possano partecipare a una Serie A tutta italiana. E noi ci saremo, stiamo lavorando per quella».

«Se ci sono giocatori che vogliono l’Alps noi dobbiamo essere solo contenti di aver dato loro l’opportunità di ambirvi. È positivo che grazie a noi qualcuno sia riuscito a progredire. Qui ci si affeziona tanto alle persone, ma ci sono però progetti che devono durare nel tempo. Oggi il nostro focus è la crescita di questo gruppo che per il 70% verrà confermato e soprattutto l’innesto di giovani che ci possano garantire un futuro, il tutto per essere un giorno pronti per fare il passo nel livello superiore quando la Federazione sarà pronta per crearlo oppure per trasformare la IHL».

«Franchini al Merano? Anche qui: dobbiamo essere orgogliosi. E così per altri giocatori se succederà. Se le squadre di Alps pescano a Varese vuol dire che stiamo lavorando bene». 

«I giovani dell’anno prossimo saranno sei e si tratta di talenti scelti per migliorare la squadra che ha vinto. Avranno tutta la possibilità di fare bene, anzi meglio dell’anno scorso: sappiamo quali siano le loro qualità. Potranno già giocare nelle prime linee».

Il nuovo allenatore

«La scelta dello svedese Niklas Czarnecki si spiega così: lui ha allenato nella prima lega svedese, una delle realtà hockeistiche più importanti a livello mondiale. Ha tanta esperienza, ha lanciato giocatori che poi sono andati in NHL e ha una grande predisposizione allo sviluppo dei giovani e ciò è in sintonia con i nostri progetti. Avevamo bisogno di una figura come lui, è ideale per il nostro progetto e ha voglia di cavalcare questa nuova esperienza. Ci sentiamo di aver fatto la scelta migliore nella programmazione della società. L’imprinting di gioco che ci darà sarà molto diverso da quello canadese: avremo uno Sweden Mindset che costituirà la filosofia dei prossimi anni. Qualcuno ci ha detto: «Voi non vi rendete conto di che allenatore avete portato a Varese…».

«Perché non avete fiducia?»

«I piani di sviluppo non li fa l’allenatore ma li fa la società. Siamo noi a decidere le sorti della squadra e non nessun altro. E abbiamo le idee chiare. Ci vuole rispetto per quello che è stato fatto fino a ora. Il progetto è sano dal punto di vista economico e bisogna dare fiducia a chi è riuscito a fare bene fino a oggi, cioè a noi. Non percepire fiducia nel lavoro della società ci è dispiaciuto molto».

«Le mezze parole non fanno bene a noi e ai tifosi, perché fanno credere loro che siamo degli improvvisati. E non è così. Lo scorso anno siamo partiti da zero e con un orizzonte temporale di 3 anni, sempre nell’ottica di lavorare per un campionato nazionale, focalizzandoci sulla crescita e attrezzando la società per il futuro. Gli innesti che faremo sono fatti per migliorare ancora, per poter combattere ancora, poi la vittoria può arrivare e non arrivare, anche perché le avversarie si attrezzeranno».

Alps? No grazie

«Se andiamo in Alps e siamo ultimi in classifica, chi viene a vederci? Come fai a fare un salto del genere se non c’è l’esperienza giusta e una squadra all’altezza? E poi non vogliamo rinunciare a chi ha fatto tornare a Varese l’amore per l’hockey. Non vogliamo rinunciare ai Vanetti, agli Schina, ai Borghi: se andiamo in Alps, loro che lavorano non possono più giocare con noi. E non ci va bene: contano i valori, perché hanno fatto sempre la differenza qui, conta quello che questi ragazzi hanno fatto per noi, contano i loro sacrifici. Vogliamo le persone che ci hanno fatto arrivare fino a qui».

Perla e il mercato

«Oggi sono aperti tutti gli scenari, anche la possibilità che rimangano Drolet e Desautels o quella che possano arrivare due stranieri svedesi. E gli scenari sono aperti anche sugli italiani. La verità è che tanti oggi vogliono giocare a Varese: riceviamo 10 curriculum al giorno e ogni giorno un agente mi scrive. Questa è la grande eredità dell’anno scorso».

«Perla? Oggi è un nostro giocatore: chi lo vuole deve chiamarci e a oggi non c’è stato alcun contatto. Poi ha anche lui ambizioni ed è giusto così. Intanto oggi annunceremo Lorenzo Marinelli, dal Merano: ha 21 anni, una grandissima fame e non è un ripiego, anzi è un signor giocatore. Sono tre anni che lo seguiamo. Se Perla dovesse rimanere avremo due numeri 1 (come il Caldaro), altrimenti ecco il suo sostituto: in ogni caso abbiamo chiuso la gabbia».

Fabio Gandini


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