La ricorrenza fa titolo, così come nostalgia (dei tempi gloriosi) e desiderio (di quello che sarebbe un autentico miracolo).
Sono passati 50 anni dall’ultima Coppa Italia alzata al cielo dalla Pallacanestro Varese. Era l’11 maggio (data che ricorre nella storia prealpina…) 1973, la sede Roma e in campo ci andarono Rusconi, Flaborea, Bartolucci, Zanatta, Dino Meneghin, Bisson, Morse, Ossola, Polzot e Lucarelli, telecomandati da Aza Nikolic: Asti, al suo primo (e unico) anno in serie A e finalista a sorpresa, venne battuta con un rotondo 94-65.
Fu quella la quarta coccarda tricolore conquistata: da lì in poi il digiuno. Dovuto in primis al fatto che, l’anno dopo, stagione 74-75, la coppa nazionale giocò la sua ultima edizione prima di un stop nell’organizzazione che sarebbe durato fino al 1984, lasciando con un terreno di caccia in meno una Varese che negli anni 70’ avrebbe dominato l’Italia, l’Europa e a volte anche il mondo.
Lo dimostrano le annate precedenti a quella già descritta: annotato che nella recita pre pausa Varese raggiunse le semifinali venendo eliminata da Udine (ancora una volta l’11 maggio… Udine che poi perse in finale contro la Virtus Bologna targata Sinudyne), dal 1969 (alla prima edizione, 1968, non c’è traccia della Ignis) al 1973 il conto del dominio varesino recita cinque finali e quattro trofei in bacheca: nel 1969 a Roma contro Napoli, nel 1970, ancora nella capitale, contro Milano, quindi il bis al cospetto dei partenopei nel 1971 a Viareggio e, come scritto prima, vittoria contro Asti. La sconfitta nell’ultimo atto arrivò invece a Torino nel 1972, contro l’Olimpia, 81-77.
Ci si risveglia nel basket da bere e con le gerarchie definitivamente cambiate. Negli anni 80’, però, Star, Ciaocrem e Divarese provano ancora a recitare un ruolo da protagoniste, riuscendoci pur senza l’acuto della vittoria. Finale agguantata due volte: nel 1985, quando tra andata e ritorno si fece preferire Pesaro (91-77 a Masnago e 109-93 nel girone dantesco dell’Hangar di viale dei Partigiani) e, nel 1988 a Bologna, contro Caserta, partita secca che ancora fa male.
Davanti a centinaia di varesini, tra la Snaidero di Franco Marcelletti e la “Diva” di Joe Isaac venne fuori un match epico, che l’icona Max Ferraiuolo, allora in campo, qualche anno fa ha ricordato così in un’intervista: «Parliamo di una partita che merita sicuramente un posto nella storia del basket. Dopo un intero match giocato punto a punto, ci trovammo avanti di 5 lunghezze a 90 secondi dalla fine, con palla in mano. Sembrava fatta e invece Corny Thompson, uno che non sbagliava praticamente mai, quel pallone lo perse. Caserta riuscì a raggiungerci e alla fine, dopo due tempi supplementari, ebbe la meglio e portò a casa il trofeo». Il primo della sua storia.
Per vedere, giocare e sognare un’altra notte da protagonisti sarebbero dovuti passare undici stagioni, fino all’anno di grazia 1999. Se il bilancio degli “Eighties” (dal 1984) avrebbe recitato un’eliminazione agli ottavi di finale, una ai quarti e una alle semifinali, oltre alle due finali, quello degli anni 90 è più frastagliato: cinque volte fuori agli ottavi (contro Treviso nel 1991 e 1993, contro Roma nel 1992, contro Pesaro nel 1994 e contro Siena nel 1997), due ai quarti (contro Trieste nel 1995 e Fortitudo nel 1998) e una in semifinale, in quelle che già erano diventate Final Four (succede nel 1990: a Bologna la Knorr batte la Ranger 78-74).
Poi la fine di decennio e di secolo, l’esodo di 35 pullman da Varese e la festa solo rimandata di qualche mese ma che all’epoca fece tanto male. I Roosters battono la Effe milionaria (a sbagliare il tiro decisivo l’ex star NBA Del Negro) 74-73, poi dominano la Virtus - sempre a Casalecchio di Reno - per 35 minuti, non trovando però più la via del canestro negli ultimi 5’: la zampata di Antoine Rigadeau vale il 65-63 e le lacrime biancorosse. Il Poz, premiato con la coppa per i secondi, la butta letteralmente via, facendola rotolare sul parquet bolognese.
Nel 2000 ecco le Final Eight. E non si cambierà più formula, fino a oggi. Varese ci entra nel 2004 (da quarta), nel 2005 e nel 2006 (tutte e due le annate da ottava) e nel 2007 (da quinta): le spedizioni a Forlì (2004, 2005, 2006) valgono tre sconfitte agli ottavi (in volata la Metis contro Treviso nel 2004, più nette quelle della Castigroup e della Whirlpool rispettivamente ancora contro la Benetton e contro Siena), così come a Bologna, l’anno dopo, sono i padroni di casa della Vidivici a non lasciare scampo alla formazione di Ruben Magnano.
Il salto in avanti arriva al 2013. E sono ancora gioie e poi dolori. Si gioca ad Assago: nei quarti Milano non ci vede nemmeno la targa (92-74) e il Forum sembra (non è la prima volta, non sarà l’ultima) un’appendice di Masnago; in semifinale si sveglia Dusan Sakota e anche la Roma di Gigi Datome è battuta; in finale il dramma: per 5 minuti la Cimberio si dimentica come si gioca a basket e incassa un tremendo 18-0 da Siena, poi piano piano rientra clamorosamente in gioco, fino a quanto gli arbitri fanno fuori Dunston con i falli e a un Mike Green scatenato non riesce il miracolo. Finirà 77-71 per la Mens Sana Siena, finirà - soprattutto - che quella Coppa Italia verrà tolta a chi per anni aveva agito ben al di là delle regole.
Dagli Indimenticabili al 2019, quando la Openjobmetis di Attilio Caja si merita - dopo un girone di andata in cui a un certo punto è addirittura terza - la qualificazione. A Firenze c’è Cremona, che poi vincerà a sorpresa il torneo: contro la squadra di Meo Sacchetti, nei quarti, a fermarsi 82-73 è una Varese nervosa e spompata di testa, la stessa che poi non conquisterà i playoff.
Con quella del 2023 sono in tutto 29 le partecipazioni alla Coppa Italia, su 47 edizioni. Il bilancio recita: 9 finali, 3 semifinali, 8 quarti di finale, 7 ottavi di finale e un sedicesimo di finale raggiunti.




