Varese - 26 gennaio 2023, 11:43

Basilica gremita ed estasiata per quel ragazzo biondo al pianoforte che ha portato Varese in Paradiso

Ieri sera in San Vittore memorabile concerto di Alexander Malofeev, 21 anni, con l'Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Milano composta da strumentisti ventenni o anche minori, e del direttore Pietro Mianiti. Alla fine i varesini si sono spellati le mani. Teatro o non teatro, perché non tornare ai tempi dell’“Autunno sinfonico” al palazzetto?

Basilica gremita ed estasiata per quel ragazzo biondo al pianoforte che ha portato Varese in Paradiso

Se non fosse stato per un paio di banali Nike calzate in camerino dopo l’esecuzione del Rach 2, mica una bazzecola, avremmo pensato che Alexander Malofeev fosse un alieno, il clone dello stesso Rachmaninov, o un nuovo esperimento di qualche scienziato russo amante della musica. Soltanto lì, davanti al programma da autografare, Alexander si è svelato per quello che è, un ragazzo di 21 anni biondissimo e silenzioso, ma con le debolezze e le mode di quelli della sua età. Meno male.

Ieri sera in Basilica - gremita in ogni ordine di posto - si è avvicinato al pianoforte con passo cadenzato vecchia scuola, quasi privo di espressione, e si è seduto, incominciando la meraviglia, il celeberrimo Concerto in do minore, summa del sentire rachmaninoviano e modello per infiniti temi a beneficio dei compositori di musiche da film passati e presenti.

Rachmaninov aveva mani gigantesche, e il concerto è frutto di una profonda meditazione in sé stesso dopo una lunga crisi esistenziale e artistica. Il giovane Malofeev alla sua età è già interprete maturo, e con l’aiuto della miracolosa Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Milano, con strumentisti ventenni o anche minori, e del direttore Pietro Mianiti che non finisce di stupire, ha sfoggiato una lettura affatto personale, cercando la sfumatura e il bel suono, lo scavo rallentando i tempi, fino all’esplosione finale.

Dopo le “cannonate”, Alexander ci ha portato in Paradiso, inventandosi due bis di Nikolaj Metner, genio musicale quasi dimenticato, per Rachmaninov il più grande compositore del ‘900. Un pianoforte quasi sussurrato, la concentrazione totale dell’interprete, il silenzio del pubblico, trasportato in un altro mondo dalle sonorità liquide di melodie dimenticate. Un momento di grande musica, di musica assoluta. Ovazione per Alexander che ha perfino sorriso, non mutando però la velocità del passo.

Che dire poi della seconda parte del concerto? La Suite dallo “Schiaccianoci” di Čajkovskij è una magia di per sé, ma Mianiti sa andare oltre, perché ormai l’orchestra dei giovani gli calza addosso come un guanto, anche senza bacchetta va come un treno e lui si diverte un mondo. Alla fine la gente si spellava le mani, perché diciamocelo, di fronte alla sinfonica non c’è difesa e Varese deve tenerlo ben presente, teatro o non teatro, a costo di ritornare ai tempi dell’“Autunno sinfonico” al palazzetto.

Mario Chiodetti

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