Cuac di Gallarate. Si parla di politica. In profondità. Roba che porta via tempo. Finito l’incontro è notte fonda. Aldo Lamberti si accorge che a una partecipante, giornalista, si è forata una gomma. Mezzanotte o giù di lì. Potrebbe infischiarsene, ma si ferma. Cric, ruota di scorta, fatica imprevista affrontata senza esitare. Gesti che rivelano un carattere.
Anni in Consiglio comunale, Lamberti. Accento inconfondibile. Si impegnava. Non si tirava indietro. Lui (Ds e Pd) era l’acerrimo avversario, mai nemico, di Giuseppe de Bernardi Martignoni (oggi Fdi). E lui, Martignoni, ricorda: «In aula non siamo mai andati d’accordo. Ma l’impegno è l’impegno. Per la città. È capitato che, dopo i nostri scontri, andassimo a bere qualcosa insieme. Mi dispiace. Una vera perdita».
Racconti d’aula, a palazzo Broletto: «Avevo questo rapporto di stima e di rispetto. Ognuno doveva fare valere la propria idea, il pensiero del partito. Lo ricordo con piacere. Non voglio fare passare che la politica è una giostra. Ma la stima è stima. Chi si ricorda, con le dovute proporzioni, di Almirante e Berlinguer?». Dai massimi sistemi alle piccole cose: «Io milanista. E lui Inter. Pensa te…». Commozione percepibile. Lamberti, uomo d’aula. Uomo di Gallarate