Calcio - 17 gennaio 2022, 08:30

«Due anni senza Pietruzzu, simbolo di riscatto per i ragazzi del sud. Meritava di più dal mondo del calcio: Varese, dedicagli la tribuna centrale»

Il 17 gennaio 2020 ci lasciava Pietro Anastasi: lo ricordiamo con le struggenti e bellissime parole di chi l'ha conosciuto in campo e fuori. Carmignani: «Quel viaggio di nozze con le nostre signore a Parigi...». Gentile: «Avrebbe meritato di avere di più dal mondo del calcio». Papini: «Andavamo in barca a vedere l'Eremo di Santa Caterina e rimaneva incantato perché in quella parte di lago rivedeva angoli della sua Sicilia. Varese dovrebbe dedicargli la tribuna centrale dove tifava i biancorossi insieme alla sua Anna»

«Due anni senza Pietruzzu, simbolo di riscatto per i ragazzi del sud. Meritava di più dal mondo del calcio: Varese, dedicagli la tribuna centrale»

Il 17 gennaio di due anni fa ci lasciava a 71 anni dopo aver giocato come un leone la sua partita più dura l'indimenticabile Pietro Anastasi, il "Pelé bianco" come lo chiamarono i tifosi varesini, italiani e bianconeri amanti di quel calcio romantico di cui era simbolo e ambasciatore universale. 

A Varese "Pietruzzu" aveva trovato casa e famiglia. Nella Città Giardino ha  conosciuto Anna, il suo grande amore, e dalla loro bellissima storia sono nati i figli Silvano e Gianluca. A ricordare Pietruzzu, nato a Catania e, dopo aver mosso i primi passi nella mitica Massiminiana, esploso nel grande Varese dal 1966 al '68 con 17 gol in 66 presenze, sono tre amici che hanno condiviso con lui alcuni straordinari momenti di vita come Gedeone Carmignani, Claudio Gentile e Silvio Papini

«Ricordo la sua capacità di essere spontaneo, semplice e affabile - dice Gedeone, che lo conobbe quando arrivò in biancorosso nel 1966 proprio dalla Massiminiana - questo gli permise di farsi subito accettare dal gruppo. Alloggiavamo assieme in abitazioni messe a disposizione della società e nel nostro gruppo c’erano anche Giorgio Morini ed Ambrogio Borghi. Noi che avevamo qualche annetto in più, rimanemmo sorpresi dalla sue grandi doti tecniche, ma soprattutto dalla sua grande grinta di ragazzo del sud che aveva lasciato la sua terra per cercare riscatto e fare fortuna. Questo è stato a mio avvivo l'esempio che Anastasi ha voluto dare a tanti suoi concittadini che lasciavano gli affetti più cari per andare a guadagnarsi da vivere nelle fabbriche del nord». 

«Eravamo talmente amici - prosegue Carmignani, ex numero 1 in campo e in panchina, oltre che vice di Sacchi in Nazionale, ma soprattutto grande maestro di giovani - da aver fatto il viaggio di nozze assieme, con le nostre rispettive mogli, andando a Parigi. I ricordi di quei meravigliosi giorni spesso mi riaffiorano ancora».

Alto personaggio legato a filo doppio ad Anastasi è il campione del mondo 1982 e compagno di squadra della Juventus Claudio Gentile, anche lui in biancorosso prima nelle giovanili e poi in prima squadra, nel 1972/73. «Era un conterraneo, proveniva anche lui dal Varese - dice Gentile - Ricordo che arrivai a Torino alla Juventus stile Agnelli, cioè un club che allora era una scuola di vita, prima di essere una squadra di calcio. Serietà di comportamento, rispetto dei ruoli e delle regole ed educazione erano le primissime cose che i dirigenti bianconeri di allora guardavano. Pietro mi prese sotto la sua protezione come un fratello maggiore: mi insegnò tantissimo ma, soprattutto, una cosa fondamentale e cioè che da uomo del sud non avrei mai dovuto mollare perché ero un esempio per quelli meno fortunati di noi che lavoravano in fabbrica e che avevano come unica evasione la partita della domenica».

«Anastasi ha dato molto al calcio Italiano - dice ancora Gentile - oltre che quell'Europeo del 1968 conquistato con un suo gol. E’ stato un esempio di leader carismatico e, forse, avrebbe potuto avere qualcosa in più dal mondo del calcio,  ma non entro nei particolari. Mi piace ricordarlo come un ragazzo aperto, buono, sorridente, gran lottatore sia in campo che nella vita».

Silvio Papini fu uno dei primissimi ragazzi biancorossi a familiarizzare con Pietruzzu. «Facevamo gli allenamenti insieme anche se rispetto a me era più grande - dice il Papo - Diventammo subito amici subito perché io abitavo a Leggiuno, e già allora Anastasi aveva come punto di rifermento Gigi Riva, proprio per la sua difficile infanzia. Pietro era una persona sensibile, un ottimista, un romantico, anche se nei suoi occhi spesso traspariva la nostalgia per la tua terra».

«Allora, nei momenti liberi, spesso andavamo nei periodi estivi in spiaggia a Reno di Leggiuno - prosegue Papini - ci facevamo prestare una barca per andare a vedere dal lago l'Eremo di Santa Caterina: rimaneva incantato in quanto in quella parte di lago rivedeva angoli della sua Sicilia. Ricordo che rimanevamo in spiaggia fino al tramonto, perché voleva vedere quei meravigliosi colori tra acqua e cielo tipici della sua terra. È vero, Anastasi è stato poco ricambiamo dal calcio italiano, e credo anche, a distanza di due anni, che Varese possa fare almeno qualcosa per lui, ovvero intitolargli la tribuna centrale dove lui ed Anna tifavano assieme per i biancorossi anche negli ultimi anni della serie B».

Claudio Ferretti


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