Varese - 02 dicembre 2021, 13:05

Vito Romaniello: «Non sento più fatica né dolore, vivo l'attimo senza rimpianti. Il vaccino batte il Covid, cosa c'è da discutere?»

È passato un anno e mezzo da quando il giornalista varesino ha battuto il virus ed è tornato a casa dopo 87 giorni di ospedale, 24 in coma: «Me ne sbatto dei like e non mi arrabbio più, contano le persone e i rapporti. Ho detto al figlio di un papà che lotta per la vita: se ce l'ho fatta io, può riuscirci anche lui. Di notte mi sveglio con mille idee, intanto vi "regalo" un libro sulla storia di calcio e gusto delle 137 città che sono state in serie A e B»

Vito Romaniello: «Non sento più fatica né dolore, vivo l'attimo senza rimpianti. Il vaccino batte il Covid, cosa c'è da discutere?»

Domani, 3 dicembre, sarà trascorso un anno e mezzo da quando Vito Romaniello è tornato a casa dopo 87 giorni di ospedale (24 di coma). Incontriamo Vito, giornalista che lavora come capo redattore per l'agenzia LaPresse, a un tavolino dal Palace Hotel: arriva da un esame neurologico alle Terrazze e da una notte insonne, svegliato a più riprese dalle sue vulcaniche idee sui nuovi progetti editoriali legati al mondo del calcio e del food. 

Esame alle Terrazze... vuoi farci preoccupare, Vito?
No, è routine. Ormai è il Covid che deve stare attento a me, non il contrario.

Non hai mai la preoccupazione di una ricaduta?
Se prima mi sentivo Superman, nella mia nuova vita ho amplificato la mia "strafottenza" (ride). Prendo tutto con spirito e leggerezza: il mio percorso può finire domani o continuare altri 100 anni, ma vivo l'attimo senza rimpianti. Sono già tornato in vita due volte e questo mi infonde una serenità mai provata.

Ci fai un esempio di cosa significa "serenità" per te?
Venerdì ho fatto gli esami del sangue in viale Monte Rosa a Varese e non mi trovavano le vene: al terzo tentativo fallito, volevano mandarmi in ospedale. Al quinto, però, ce l'hanno fatta. Io sorridevo e scherzavo come un bambino: non sento più la fatica né il dolore. 

Le persone che hai accanto hanno paura per te?
Quando sono tornato a casa dall'ospedale, ho trovato mia moglie Daniela tirata e tesa come se tutto quello che mi è successo fosse capitato a lei. Qualche giorno fa mi stavo facendo una pennichella di un quarto d'ora sul divano e mia mamma Lia, vedendomi lì sdraiato e immobile, mi ha detto: "Ma stai bene?". Io: "Benissimo, mi hai svegliato". Ieri invece avevo dei colpi di tosse: sia Daniela che i miei figli Simona e Luca prima hanno spalancato gli occhi, poi hanno pensato che, qualunque cosa fosse, con me ha già perso. 

Com'è cambiato Vito Romaniello nella sua nuova vita?
Delle cose che prima mi facevano incazzare come una bestia, ora me ne sbatto. Do più importanza alle persone e ai rapporti.
Voi vi preoccupate per me, ma io mi preoccupo per voi perché avete subito traumi che io non ho vissuto: siete stati chiusi in casa per tre mesi, facendovi a volte falsi problemi o dando peso a cose di poco conto mentre io ero sdraiato in ospedale semicosciente. 

Com'è cambiato il mondo in questo anno e mezzo?
Vedo in giro rassegnazione all'ignoranza. E' un mondo diverso, dominato dai like. Io preferisco la realtà vera a quella virtuale. 

Cosa pensi del vaccino?
E' l'unica arma che può sconfiggere il Covid. Iniziamo a batterlo e poi ne discutiamo.

La quarta ondata cosa provoca in chi è stato quasi ucciso dalla prima?
Dispiacere perché ci vanno di mezzo le persone che si sono vaccinate o i più fragili a causa di chi non si vaccina. Provo amarezza soprattutto per quei bambini o giovanissimi che, per "colpa" delle decisioni dei grandi, non avranno protezione.  
Io ho fatto il primo vaccino e ho avuto la febbre una notte, la seconda dose mi ha dato un po' di male al di braccio e ora potrei anche evitare la terza, così mi dicono, ma la farò ugualmente per evitare al 100% di essere un danno per mamma, suocera, figli e moglie: mi sento responsabile nei confronti delle persone che ho vicino.

Cosa pensi di chi è contrario al vaccino?
Ho cercato di capire le conoscenze scientifiche alla base di questa contrarietà ma, di fronte a risposte che sono supercazzole, ho lasciato perdere.
Hanno trasformato il vaccino e la pandemia in una situazione in cui ti dicono "io so le cose e tu che non le sai sei scemo". Non è così.

I giornalisti come si dovrebbero comportare di fronte a chi scende in piazza?
Dovrebbero evitare di seguire l'onda social, ricordandosi di essere prima di tutto cronisti: invece prevale la moda dell'editorialista o dell'opinionista. Prima i fatti e poi, se proprio si vuole, le opinioni che devono essere isolate dai primi. 
Se c'è una manifestazione, si va in piazza e si registra o si scrive tutto ciò che si vede: sarà poi la gente a farsi un'opinione, decidendo se questi sono imbecilli oppure no. I commenti dei giornalisti devono essere isolati e riconoscibili, non mischiarsi al racconto nudo e crudo di ciò che hanno davanti.

Come giudicheresti eventuali, nuove restrizioni?
Ci sono moltissime categorie che hanno fatto enormi investimenti per essere a norma e vanno rispettate: per fortuna il green pass permette di accedere ovunque senza chiudere alcuna attività. La mancata tutela della privacy? Mi sembra una stupidaggine: dalla carta d'identità elettronica agli acquisti on line, se vogliamo dirla così, siamo già mappati...

Che effetto ti fa tornare in ospedale?
Sabato ho tenuto una lezione con il professor Paolo Severgnini al Circolo vicino al reparto di terapia intensiva che è stato casa mia per due mesi e mezzo: non ho provato nulla, quello che ho passato mi dà un senso di sicurezza che prima non avevo.

Cosa trovano in te le persone con un parente in terapia intensiva?
Arrivo dalle analisi compiute stamattina alle Terrazze, dove c'è il dottor Sandro Noto, che mi ha rimesso in piedi e che mi ha presentato proprio oggi un ragazzo che ha il papà ricoverato al Sacco: dovrà essere sottoposto a tracheotomia.
Voleva che gli raccontassi cosa mi è successo, e io gli ho detto: "Se ce l'ho fatta io, ce la farà anche il tuo papà. Quando sarà qui a fare la riabilitazione, chiamami perché quando tornerà a camminare, a spingerlo ci sarò io". Prima del Covid queste cose non le avrei mai dette né fatte. D'altronde, nel giro di due settimane sono passato dalle interviste a Lucarelli e Caputo al coma...

Cosa auguri a tutti per Natale?
Normalità e serenità. Spero che una nascita porti con sé la rinascita. Vorrei ritoccare con mano quel sentimento di comunità e condivisione che è venuto a mancare.
Abbiamo tanti mezzi per comunicare ma, in fondo, siamo soli. L'unico momento della mia vita in cui ho davvero apprezzato il cellulare è stato dal letto di ospedale: l'infermiera rispondeva alle chiamate perché non potevo nemmeno schiacciare il tastino. Quei messaggi, soprattutto dagli amici del calcio, capaci più di altri di fare rete, mi tenevano attaccato al mondo. 

Qual è l'ultima impresa del Romaniello scrittore, narratore e cronista?
La più immediata: dal 15 dicembre partiranno proprio su VareseNoi e sulle testate del gruppo More News le puntate sulla storia enogastronomica e calcistica del nord ovest. Ed è già pronto ad andare in stampa un libro con la storia dello sport e del gusto delle 137 città che sono state in serie A e in B.

Qualche aneddoto sconosciuto? 
Il Magenta è stato in serie B, lo sapevate? Così come è accaduto, per una sola stagione, alla squadra aziendale del Gruppo Sportivo Motori Alimentatori Trasformatori Elettrici di Roma. Ma ci sono anche le partecipazioni al campionato cadetto di Fiumana e Grion Pola, oggi in Croazia. Moltissimi degli stadi attualmente in uso, poi, sono stati edificati durante il fascismo, da Latina al Druso a Bolzano. 
Il secondo step sarà un nuovo libro: lo farò sulla serie C, dove si sono affacciate quasi 500 città, alcune perfino difficili da immaginare. Un esempio? Il Vico Equense è stato una volta sola in C2 portato dal presidente Nello Savarese che ha un negozio di prodotti tipici della zona (provoloni, vino).

Sabato sarai a vedere Rg Ticino-Varese in serie D: cosa ti spinge?
Tra i piemontesi gioca Carlos França, 41 anni, atleta di Dio: ha portato ai playoff per la B il Potenza che ho nel cuore, è il loro Neto Pereira. L'anno scorso era a Seregno, prima di rimanere bloccato dal lockdown in Brasile. Quando è tornato, lo hanno messo in panchina a fare l'allenatore e lui ha condotto i brianzoli in serie C. La sua storia avventurosa vale la pena di essere raccontata.

Una novità per il 2022?
Lancerò il podcast "Voci dai territori": nella prima puntata parto da Quartu come Garibaldi e arrivo a Marsala, dove trovo Marco Materazzi, che ha iniziato a giocare proprio in Sicilia. Materazzi nasce al sud, ha un cuore che batte in Umbria e trova l'affermazione al nord: è la persona ideale per iniziare quest'avventura basata sul racconto radiofonico che ti porta ovunque e permette di "vedere" luoghi attraverso voci e rumori.

Direi che ora puoi riposare, Vito...
L'ho già fatto per 87 giorni: ho davanti 87 anni per recuperare.

Andrea Confalonieri

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