Un fiore è per sempre e da oggi la rosa più bella di Varese, Ave Corvi, vivrà nell'anima di corso Matteotti e di tutti i varesini che entreranno in quel negozio che non era solo un negozio ma un pezzetto di colore, e di vita, anche nei giorni più grigi della città.
Alfredo Corvi ha lottato fino all'ultimo in quella terapia intensiva del Circolo dove era entrato un paio di settimane fa per combattere il Covid, e lo ha fatto spinto dall'affetto e dall'amore della sua grande famiglia - che lo ha protetto anche quando troppe voci anticipavano un finale che è stato davvero scritto solo quando l'ha voluto lui (leggi QUI) - una famiglia che è talmente radicata e amata a Varese da essere anche la famiglia di tutti.
Una rosa ha anche delle spine capaci di pungere, come Ave ha fatto parlando a tutti con forza e delicatezza assieme, non nascondendo quello spirito di profondo amore per Varese e per la verità: nel giorno del suo addio, come in tanti che l'hanno preceduto, avrebbe voluto farsi accompagnare dal suono forte, a volte assordante, di salsa e merengue. Lasciando un segno, un solco, una musica che non si spegne e non fa spegnere chi l'ascolta.
Una rosa ha un profumo unico e antico come quello della Fioraia Corvi, sbocciata alle Bettole nel 1907 e poi gestita da Alfredo, a cui si sarebbe affiancato il fratello Giovanni, da metà anni Ottanta: avevano perso lo scorso gennaio mamma Maria, con cui ora Ave - un nome, giustamente, imperiale - starà pensando di regalare a tutte le stelle del cielo il fiore più bello e profumato dell'universo.