Varese - 06 aprile 2024, 13:10

L'Archivio Tavernari trova casa a Gallarate: «Ma non ci dimenticheremo mai di Varese»

Intervista a Carla Tavernari, figlia del grande scultore milanese che nella Città Giardino visse fino alla sua scomparsa nel 1987: «Il Ma.Ga. è la scelta più adatta per accogliere, studiare e tutelare quanto lasciato da nostro padre». Al museo gallaratese schede e immagini di oltre 500 opere, fotografie, articoli di giornale, cataloghi e testi critici

L'Archivio Tavernari trova casa a Gallarate: «Ma non ci dimenticheremo mai di Varese»

C’è un’atmosfera sospesa nelle sale dell’Archivio Tavernari in via Dandolo a Varese, sembra che il tempo si sia fermato e le sculture presenti chiacchierino tra loro sottovoce, lasciando a noi la bellezza del ricordo.

Carla Tavernari, figlia del grande scultore milanese ma varesino dal 1944 all’87, anno della sua scomparsa, ha custodito finora l’enorme materiale documentario sulla vita e l’attività del padre, tra i sottoscrittori del Manifesto del Realismo del 1946, ma grazie a una precisa richiesta di Emma Zanella, direttrice del MaGa di Gallarate, ha deciso con il fratello Giovanni di trasferire l’archivio nel museo gallaratese, dove sarà oggetto di una mostra dal titolo “Vorrei scolpire l’universo”, curata da Emma Zanella e Alessandro Castiglioni, a partire dal prossimo 28 aprile.

«Avevamo avuto un pourparler con Emma Zanella alla presentazione della prima edizione della rassegna “Archivi futuri”, nel 2022, discorrevamo del futuro dell’Archivio Tavernari e a chi lasciarlo. Zanella ci disse che il MaGa stava curando il progetto relativo alla raccolta, studio e valorizzazione degli archivi d’arte lombardi e il nostro avrebbe potuto trovare casa a Gallarate», spiega Carla Tavernari.

«L’anno scorso poi, la direttrice del MaGa ci ha contattato per riferirci dell’uscita di un bando ministeriale nell’ambito del Pac, il Piano per l’arte contemporanea, chiedendoci se volessimo partecipare. Io e mio fratello abbiamo accettato, e in autunno è arrivata la notizia della nostra vittoria, in seconda posizione dopo la Fondazione Torino Musei. La motivazione della giuria è stata che l’Archivio Vittorio Tavernari viene considerato “un bene di primaria importanza di rilevanza nazionale”».

A questo punto, Carla e Giovanni Tavernari hanno ritenuto che la nuova casa per le carte di Vittorio fosse il MaGa, «la scelta giusta e più adatta per accogliere, studiare e tutelare il nostro archivio, avendo quel museo a disposizione gli studiosi più adatti allo scopo, un archivista e un bibliotecario».

Varese, dunque, non si è vista sfilare l’archivio, è stato un preciso invito del MaGa cui gli eredi Tavernari hanno risposto presente.

«Non abbiamo mai dimenticato Varese in tutti questi anni. Nel 1997 abbiamo donato al comune il “Totem” ligneo, oggi al Museo di Masnago, da cui è stata tratta la fusione in bronzo presente in via Albuzzi e vandalizzata nel 2022; nel 2020 c’è stata la nostra donazione di otto importanti sculture, di cui quattro già in comodato d’uso a Masnago, con il ciclo delle “Quattro Stagioni” e, infine, quella della “Testa di Afrodite-Saffo”, ora chiamata “Testa Tavernari”, una copia romana di un originale greco dello scultore Skopas, risalente al V-IV secolo avanti Cristo, allocata al Museo Archeologico di Villa Mirabello», prosegue Carla Tavernari.

Al MaGa andranno dunque le schede e le immagini di oltre 500 opere dello scultore, le fotografie di ritratti, sculture, mostre e ambienti dagli anni ’50 a oggi, gli articoli di quotidiani e riviste dal 1938 in poi, tutti i testi critici sulle mostre personali e collettive, i documenti postumi dal 1987 fino a oggi, cataloghi e articoli, oltre alle lastre fotografiche e ai cliché di stampa. 

«Inoltre la biblioteca acquisirà i libri riguardanti il lavoro di mio padre ma anche quelli appartenuti a lui e a mia madre Piera Regazzoni, poi tutte le lettere ricevute da Vittorio e qualcuna scritta da lui, che ho recuperato dagli eredi Arcangeli e Ragghianti, e una miscellanea di documenti tra cui quelli relativi alla mostra parigina al Museo Rodin e cartoline spedite da Carlo Levi, Renato Guttuso e Linuccia Saba. Infine ci saranno alcuni manifesti e i dépliant delle mostre fatte fino a oggi».

Oltre al materiale cartaceo, Carla e Giovanni Tavernari metteranno a disposizione del MaGa ben cinque sculture e alcuni disegni e acqueforti del maestro, «per dare al pubblico una visione globale dell’attività di mio padre».

Gli eredi Tavernari si dicono molto soddisfatti che l’archivio trovi una definitiva e prestigiosa sistemazione, all’interno di un progetto atto a salvaguardare l’opera degli artisti lombardi. «Tuttavia siamo certi che Varese vorrà sempre tutelare le opere di papà, così come ha già fatto restaurando il “Totem” di bronzo posto in via Albuzzi e vandalizzato due anni orsono».

La visita è terminata, le sculture di Vittorio Tavernari, i “Cieli”, i “Torsi” che l’artista modellava nel grande atelier di via Cassini a Barasso, tornano a riposare nel silenzio dell’archivio, in attesa di una prossima, felice rinascita in un luogo dove l’arte è di casa. 

Mario Chiodetti

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