La Varese Nascosta - 06 gennaio 2024, 08:00

LA VARESE NASCOSTA. Le misteriose leggende del Monte Morone

Una chiesetta risalente all'alba del Medioevo testimonia come questa montagna abbia sempre avuto un grande fascino per gli abitanti di Malnate. E nasconde due antiche storie dal passato...

LA VARESE NASCOSTA. Le misteriose leggende del Monte Morone

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Oggi La Varese Nascosta ci racconta due antiche leggende relative a Malnate e al monte Morone.

Le leggende del monte Morone

Guardando da Malnate verso est si scorgono due colline quasi gemelle: monte Casnione e, poco più a sud, monte Morone. Quest’ultimo, di qualche metro più alto (sfiora i 500 metri), riveste una particolare importanza per la storia millenaria e le leggende che lo legano da sempre al sottostante paese. Sulla sua cima, una chiesetta perde le sue origini all'alba del Medioevo.

La prima testimonianza scritta dell'esistenza di una Chiesa sulla cima di Monte Morone risale al XIII secolo, ma l'origine dell'insediamento può essere datata con qualche secolo di anticipo, basandosi sugli studi archeologici che hanno portato alla luce sepolture riconducibili al periodo longobardo.

Attorno al Santuario e alla figura della Madonna ivi custodita, si sono nei secoli consolidate diverse tradizioni, come l’annuale pellegrinaggio del 25 marzo, oltre che antiche e varie leggende.

La prima riguarda la credenza che dal pozzo di Monte Morone, protetto e benedetto dalla Madonna, provengano tutti i bambini nati a Malnate. Il pozzo attinge la sua acqua da un‘antica cisterna ancora ben conservata e, secondo tradizione, basta affacciarvisi per vedere sul fondo, tra le increspature delle acque, i volti dei bimbi in viaggio verso la vita e oramai prossimi alla nascita. La statua della Madonna era inoltre meta del pellegrinaggio delle donne gravide a cui tardavano le doglie, significativo collegamento con il culto della Cintola.

La seconda riguarda un’impronta di una mano annerita posta sugli affreschi a testimonianza delle bruciature dell’inferno. Le bruciature sarebbero state inflitte ad un brigante colpevole con il fratello dell’assassinio a scopo di rapina di un frate. Nella colluttazione il fratello morì e l’impronta sarebbe apparsa come monito al sopravvissuto dopo che venne catturato. La troviamo ora impressa tra le pitture come indelebile ammonizione al pentimento dell’atto scellerato.

da La Varese Nascosta

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