Politica - 21 settembre 2022, 08:35

«La sanità del futuro passa anche attraverso la riforma fiscale»

«La flat tax è un innovativo progetto di riforma fiscale che permetterebbe di recuperare evasione ed elusione e quindi di sostenere meglio la spesa generale e quella sanitaria in particolare», sottolinea Maria Cristina Cantù, candidata al Senato con la Lega, nell’ottica di arrivare a realizzare la sanità del futuro, «che vada oltre la dimensione prettamente clinica in termini di piena tutela del cittadino prima ancora che del paziente»

«La sanità del futuro passa anche attraverso la riforma fiscale»

In campagna elettorale si è dedicata in particolare al tema della «sanità del futuro», che dovrà essere «più giusta, meno sprecona, come tale sostenibile nel tempo e universalistica, in termini di benessere e qualità della vita delle persone e delle famiglie».

D’altra parte, Maria Cristina Cantù – candidata con la Lega al Senato come capolista al proporzionale di Varese – di questo ambito si è a lungo occupata, oltre che a Palazzo Madama, in qualità di direttore generale di aziende sanitarie locali e di aziende ospedaliere della Regione.
Ma il tema si intreccia anche con la riforma fiscale che, per la Lega, ha come priorità l’introduzione della flat tax.

«La salute non è solo un fatto tecnico-clinico – sottolinea la senatrice – ma rimanda alla realizzazione personale e sociale dell’individuo. Il benessere in questo senso pieno è quindi il vero obiettivo di una buona politica sanitaria, sociale, economica, alimentare e ambientale».

Senatrice Cantù, la flat tax è una priorità programmatica per la Lega. Perché?
«Sabato scorso c’è stato un importante convegno a Milano (“Flat tax e pace fiscale”, al Palazzo del Ghiaccio, ndr) dove sono state spiegate le ragioni di questa grande riforma fiscale. Io non sono un’economista, ma durante questo incontro, di cui è disponibile online la registrazione, sono state date ampie argomentazioni tecniche da parte di illustri professori indipendenti sulla sostenibilità economica della flat tax e sui suoi benefici. Si semplifica il fisco, si riduce la pressione fiscale, permettendo di recuperare evasione ed elusione e quindi di sostenere meglio la spesa generale e quella sanitaria in particolare.

La flat tax non è solo giusta, ma conviene. È un progetto, sia pur non innovativo in senso assoluto, di riforma fiscale (che ha già dato i suoi frutti dove applicato) unito a piccoli provvedimenti di grande forza simbolica. Mi riferisco ad esempio all’azzeramento almeno temporaneo dell’Iva sui beni essenziali per l’assistenza di bambini, disabili, anziani e delle persone non autosufficienti di cui un mio disegno di legge (il numero 774) è stato precursore, chiedendo la riduzione strutturale al 5 per cento dell’imposta di valore aggiunto per beni e servizi finalizzati all’assistenza di tutte le persone fragili e non autosufficienti.
La flat tax, con i provvedimenti correlati, è quindi una forma di giustizia sociale. Concreta e non ideologica».

Quale visione è alla base di questo provvedimento?
«La visione che sta dietro a questa prospettiva profondamente innovativa è: abbassiamo le tasse per stare meglio tutti, a partire dai più fragili. Non è vero che la flat tax favorisce i super ricchi, che nell’attuale ordinamento hanno mille modi per spostare le loro residenze fiscali nei cosiddetti paradisi fiscali, sottraendo così significativo gettito alle casse dello Stato e danneggiando per l’interesse di pochi l’intera comunità.

Noi vogliamo evitare che all’interno della stessa Europa ci sia dumping fiscale. È innanzitutto una questione di responsabilità istituzionale, utile a promuovere quella che io chiamo la cultura della solidarietà e dell’equità, proprio secondo l’articolo 3 della Costituzione.
È possibile che in Italia ci siano solo 40mila contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 300mila euro lordi? Meno dello 0,1 per cento degli italiani. Allora occorre semplificare il nostro fisco, uno dei più farraginosi al mondo, e puntare su responsabilità, equità e solidarietà. E questo si collega a un concetto molto importante che si riconduce anche alla circolarità con la sanità».

Quale?
«Serve un’Europa solidale sempre, non solo quando viene toccato l’interesse di alcuni Paesi. Mi riferisco all’attuale emergenza energetica e alla sua portata criticissima. Ci sono Paesi che pagano il gas fino alla metà di quello che lo paghiamo noi, mentre altri, pur essendo in Europa, fanno affari con la speculazione sul gas.

Ribadisco che non sono un’economista, ma di fronte a una crisi energetica di questa portata, dovrebbe essere ritenuto opportuno, in assenza di decisioni europee tempestive, mettere oggi trenta per non mettere cento domani. O almeno parlarne in modo appropriato nella sede opportuna, cioè in Parlamento. Invece io deve partire oggi (ieri, ndr) per Roma dove ci troviamo a ratificare in terza lettura un decreto inadeguato. E questo è già successo con la pandemia: all’inizio l’Europa, quando l’emergenza aveva toccato prevalentemente l’Italia, si era girata dall’altra parte. E sono queste le storture che vanno corrette.
In Europa non ci possono essere figli e figliastri. La solidarietà deve essere affermata come postulato fondamentale delle politiche dell’Europa, con un ruolo proattivo dell’Italia, con la guida autorevole del centrodestra e la Lega motore pulsante. La stessa cosa vale per la sanità».

In che modo?
«Mi riferisco a un approccio davvero “one health”. Quello che mi sta particolarmente a cuore è la realizzazione di una sanità del futuro, agendo in prevenzione e in protezione ancora prima che in cura e che funzioni per tutti, senza lasciare indietro nessuno.
Penso a una presa in carico a 360 gradi dei determinanti sanitari e ambientali, che incidono sulla salute individuale e collettiva per il contrasto dei rischi endemici e pandemici, con una tutela del cittadino che parta dalla prevenzione ancor prima che dalla cura. Senza che vi siano discriminazioni e differenze nell’accesso alle cure e nella diagnosi precoce.

Tenendo conto che investire e agire in prevenzione, assistenza e cure appropriate, oltre che garantire cittadini in salute, longevi e più produttivi, consentirà anche alle imprese di offrire salari congrui e allo Stato di ridurre il cuneo fiscale.
Dobbiamo cercare di risolvere i problemi percorrendo una strada diversa da quella che li ha generati. Per esempio, semplificando le norme della nostra burocrazia, che è agli ultimi posti nelle graduatorie mondiali per difetto di comprensione e farraginosità.

E questo vale anche per la tanto agognata autonomia, che non è contro qualcuno, bensì a favore di tutti. Significa passare dalla cultura del sussidio a quella della premialità. Significa spendere bene, spendere meno, dando di più. Io sono intervenuta per ottimizzare i costi della sanità, razionalizzando e liberando risorse da destinare alle cure e non a spese non rivolte ai cittadini.
Un esempio concreto: quando sono stata direttore al Sant’Antonio Abate di Gallarate ho liberato risorse da destinare alle cure oncologiche, cardiologiche, diabetologiche, chirurgiche, sottraendole agli sprechi».

Un tema molto dibattitto sul nostro territorio è quello dell’ospedale unico Busto-Gallarate. Qual è la sua opinione?
«L’ospedale unico è importante in una logica di messa a disposizione della comunità di una struttura che sia all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, energetico, logistico, delle migliori attrezzatture e con professionalità altamente specializzate per la presa in carico dei casi complessi e delle emergenze. Con tecnologie che possano consentire di accedere a terapie avanzate (un esempio per tutti: la robotica).

Ma è altrettanto importante assicurare degenze e servizi che interessino almeno in parte i plessi esistenti per rafforzare la rete pre-ospedaliera e ospedaliera, integrata con la medicina territoriale. Con una presa in carico che sia di continuità assistenziale. Quindi non una dismissione dei vecchi ospedali, ma una riqualificazione strutturale e gestionale, rendendo i plessi polifunzionali, in un più ampio programma della rete ospedaliera di media e bassa intensità che sia pronta alla sfida di una longevità che va assicurata facendo guadagnare qualità di vita ai cittadini over 65 e over 70». 

I.P.E.


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