E' un Varese da battaglia: un tackle in più di un passaggio, una partita lottata come se fosse l'ultima, un punto salvezza da cui costruire la risalita (per mantenere la categoria, anche all'ultima giornata, può bastare quello che c'è, plasmato dallo spirito di Ezio Rossi; per ragionare d'altro servirà mettere mano alla rosa). Tutto ciò che non avevamo ancora toccato con mano dal 1' al 94', con continuità, oggi l'abbiamo visto (qui la cronaca e qui le interviste).
Si poteva vincere ma si poteva anche perdere per una sorta di fragilità caratteriale emersa nel momento dei cambi, con il Varese in 11 contro 10, quando si poteva dare la svolta, caratteristica già lampante in altre occasioni: questione di "stoffa" e carattere dei singoli, crediamo, ma bisogna accontentarsi perché l'1-1 di Casale fa imboccare ai biancorossi almeno la via della salvezza, lunga e tortuosa. Una meta ora c'è ed è chiara a tutti.
Ezio Rossi dà una chance a tutti in una "finale" salvezza in cui ogni giocatore, oltre a salvare il Varese, avrebbe dovuto salvare il suo futuro con questa maglia: qualcuno l'ha fatto, la maggior parte, ma non tutti. Ora toccherà alla società decidere, ascoltando il tecnico. Rispetto al passato, il portiere Lassi salva i suoi con due parate decisive, Petito in fascia gioca finalmente una signora partita e tutti escono sporchi dal campo. Solo Fall sembra ancora lontano dal cuore del Varese mentre Otelè, come accade spesso, quando deve subentrare per fare la differenza pare pervaso da una sorta di impotenza, e anche Mamah e Ammirati danno l'idea di essere un po' poco incisivi nell'approccio. Ma forse, onestamente, il Casale - una volta raggiunto il pari - ha semplicemente dimostrato qualcosa in più a livello emotivo e forse anche di potenziale (erano, però, fuori Viscomi e Balla, oltre a Disabato, Scampini, Siaulys...).
Nel giorno in cui il Varese si cala per sempre nello spirito giusto, ci accontentiamo di ciò che, coltivato con continuità, porterà più lontano di questo punto-salvezza, e cioè cattiveria e gruppo.
La cattiveria: 11 falli contro 7, 2 ammoniti contro 1 (ma potevano essere di più) dopo 45 minuti a "favore" del Varese, prima dell'inversione di tendenza nella ripresa. E' in queste cose che vediamo il cambio di rotta, nella sostanza. E' quello che volevamo, «un tackle in più e un passaggio in meno» come chiesto da Ezio Rossi. Alla Maroso, dunque: più anticipi, più scivolate, più corse, più aiuto. Più sporchi e cattivi che belli, in attesa di Disabato e del mercato, almeno là davanti.
Il gruppo: capitan Viscomi (fitta all'inguine, domani ecografia) si aggira come un leone in gabbia tra i piloni in cima alla tribuna, spinge Petito e i giovani, urla "siamo ancora sullo 0-0" al gol di Lillo ed è quasi più tarantolato del ds Califano. Si è fatto sentire anche fuori campo: non avevamo dubbi ma è bello e dà forza, comunque, scriverlo.
L'azione simbolo: Lillo che recupera una palla in scivolata in difesa, sulla linea di fondo, e corre a perdifiato in contropiede, trascinandosi dietro tutti e tutto, una volata fatta di polmoni e voglia di arrivare prima con qualcosa che non è la classe e che si chiama spirito di squadra.
Al di là di tutto, qualche piccolo e inatteso voto, oltre a quelli di Gabriele Gigi Galassi (leggi qui le pagelle), che arriva dal cuore: 10 ad Andrea Menon e Matteo Ponti che, alle nostre spalle per curare la telecronaca della partita, sono il sottofondo migliore perché lasciano parlare il gioco, senza mai sovrastarlo, mai una parola fuori posto, solo competenza e sostanza ridotta all'essenziale. Un'inversione di tendenza "made in Varese" rispetto al calcio urlato e ridotto al tifo e alla faziosità, tifo che pure è presente nel cuore di Andrea e Matteo ma con garbatezza, sensatezza e onestà.
E poi 10, perché non abbiamo un voto superiore, a Neto Pereira, che segue il Varese in tribuna, mischiato ai giocatori biancorossi infortunati, angelo silenzioso. Se i suoi gol sono leggenda, il suo attaccamento e la sua umiltà si posizionano un po' più su. Non arriveranno a toccare il cielo di Peo Maroso ma, al giorno d'oggi, rappresentano il miglior esempio di come si può incarnare con fierezza e normalità il Varese. Che oggi, finalmente, ha giocato da Varese.