Sport - 27 ottobre 2019, 20:11

LE PAGELLE DI FABIO GANDINI - Peak, il benvenuto in un'apocalisse. Il miracolo di Mayo? Costringere Caja a girarsi dall’altra parte…

Peak, la sua prima firma sulla stagione ha un’irruenza che sa di apocalittico (foto Fabio Averna)

Peak, la sua prima firma sulla stagione ha un’irruenza che sa di apocalittico (foto Fabio Averna)

 

PEAK 9

Il germe della crescita derivante dal lavoro ha contagiato anche il numero 3. Valeva la pena aspettare: la sua prima firma sulla stagione ha un’irruenza che sa di apocalittico. Lo capisci subito che è la sua giornata, perché invece di rintanarsi agli angoli del rettangolo in attesa degli scarichi, stavolta la palla va a prendersela in punta, per poi attaccare il canestro. Una, due, tre volte, finché non trova la via giusta. Gli dei del basket apprezzano il suo essere volitivo e gli donano anche il tocco dall’arco: a quel punto l’esplosione è completa. La difesa? Ci arriviamo, perché a differenza dell’attacco non è una sorpresa. Tiene il primo passo di Banks, umilia di mani e corpo Martin, recupera quattro palloni scatenando un paio di 4x100 improvvisate in contropiede. Benvenuto.

CLARK 6

Premesso che nel roster di Caja, oggi come oggi, ci sono più guardie che al gabbio, chiaro è che il buon Jason, sempre oggi come oggi, è l’ultimo della lista, perché il mese e mezzo fermo pesa soprattutto in termini di conoscenza del sistema artigliesco. Il tempo di riportarsi in pari ci sarà, la voglia già non manca. Una prece: continuiamo a farlo uscire dal “pino”, perché la qualità delle seconde linee con lui può diventare esponenziale.

JAKOVICS 6,5

Da precario a “statale” del basket il passo è breve se hai le qualità di Ingus: Caja ormai meno di 20 minuti sul parquet non gli concede. E lui non si limita a far riposare Mayo smistando una palla a destra e una a sinistra, ma ci mette peperoncino dietro e saettate più triple davanti.

NATALI 6,5

A proposito di “second unit”, è davvero piacevole constatare la maturità acquisita da Nicola nel suo terzo anno varesino. Ciò non significa che non avrà più passaggi a vuoto o partite no: significa aumentare le probabilità di ottenere cose buone da i suoi avventi in campo. Come oggi: un guizzo in attacco, tanto sacrificio sulle “alone” ospiti dietro.

VENE 8

Stavolta la mira dai 6,75 metri c’è fin dalla colazione: pronti via e son due triple. Rinfrancato dai ciuffi, si riprende la cattedra da docente del basket senza nemmeno dover batter ciglio. Irretisce Stone nel pitturato “consigliandogli” di girare al largo (un po’ di merito per l’1/8 da tre dell’americano di Brindisi lo si deve anche a lui), solfeggia offensivamente con 7 assist, si dimostra duttile giocando anche qualche minuto da centro in un quintetto basso e sparagnino. Scusa, prof: il PalaDozza è stato solo un brutto sogno.

SIMMONS 8,5

La bontà della sua prova si può leggere anche nei fatti concludenti. Uno di questi, il più importante, è l’aver lasciato a sei punti e quattro tiri dal campo tale John Brown, uno dei migliori centri del campionato, terzo in classifica marcatori finora con 19,5 punti di media. Si fa i chilometri per portare i raddoppi sull’arco non lasciando al contempo scoperta l’area, mentre dall’altra parte della luna trasforma in oro ogni pallone che tocca. Ocio: Re Tyler (Cain) quel tiretto dalla media che apre i forzieri non lo aveva tra le sue armi…

MAYO 8,5

Da capo a capo… cannoniere, distanziando il dirimpettaio di giornata Adrian Banks in un duello che - insomma - se ne vedono di peggiori sui parquet italiani. Il suo tiro da tre - incontrollabile nel tempismo, oceanico nella gittata, svizzero nella precisione - è (ormai è assodato) capace di rompere i match nonché le balle degli allenatori avversari. Che poi fosse solo quello: stante la sua pericolosità perimetrale, spesso la difesa gli si incolla addosso lasciandogli campo libero per le sue entrate. Attaccante devastante. Lo sapete qual è il miracolo vero di Josh? “Costringere” anche un talebano della difesa come l’Artiglio a perdonargli le sue mancanze in retroguardia e a girarsi dall’altra parte quando si fa battere in entrata - che so - da uno Zanelli qualunque.

TAMBONE 6

Ecco: diciamo che con lui il coach pavese si gira di meno…

FERRERO 8

Un termosifone in uscita dalla panca. Non sbaglia nulla: di opportunismo in entrata, con la mancina santa dall’arco, con la precisone dalla lunetta, con la mannaia là dietro a seconda del bisogno. Paradigma dell’utilità, sorpresa che si rinnova come un regalo che ti fa brillare gli occhi anche se ogni anno si ripete uguale, orgoglio di popolo per impegno e attaccamento.

 

Fabio Gandini


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