Sport - 08 luglio 2020, 19:24

CALCIO. Di Sabato, Viscomi, Simonetto, Luoni e i sogni del popolo biancorosso fatti di varesinità e valori

Attendendo il nero su bianco della fusione che riporterà i biancorossi in serie D, i tifosi immaginano una squadra fatta di varesinità e attaccamento alla maglia. Ci siamo divertiti a comporre una rosa di nomi piena di radici e vicinanza alla gente. Anche raduno e prima amichevole ne terranno conto...

Tra speranza e timori i tifosi biancorossi attendono pazientemente che le pratiche della fusione tra Busto 81 e Città di Varese siano completate per avere nero su bianco il ritorno della squadra del capoluogo in serie D con tanto di compagine societaria e staff. Intanto proviamo a "giocare" un po', immaginando quali giocatori potrebbero accendere la passione del pubblico in base ad alcuni criteri inderogabili: varesinità, fedeltà e valori. Per ora questo è solo un sogno, anche perché si dovranno fare i conti con chi metterà i soldi nel Città di Varese e quindi con chi avrà voce in capitolo nell'area tecnica.

Un sogno che comprende la voglia di vedere e "toccare" la squadra anche in ritiro o per la preparazione estiva (in zona lago, collina o cascate, comunque nella nostra terra) e di vederla giocare la prima amichevole in un piccolo e incantevole stadio non lontano da casa, magari in notturna.

Ecco qualche umile nome di giocatore raggiungibile, o magari irraggiungibile (tanto è un gioco...), che tiene conto di recente passato, presente e futuro del calcio biancorosso. 

Mirko Bizzi, non è un varesino ma quando ha difeso la porta biancorossa, l'ha fatto da autentico varesino: è all'Ardor Lazzate in Eccellenza, ma il Varese è il Varese.

Andrea Scapolo: classe '98, per il Varese è stato ed è sempre pronto a tutto.

Gianluca Isella: qualcuno si sorprenderà perché dalla Terza Categoria, anzi dalla Seconda, il salto in avanti può essere senza rete. Ma un portiere così una chance in rosa se la merita, e non sarebbe il solo dei suoi ex compagni.  

Filippo Boni, varesino, attualmente al Sondrio, classe '94 partito da Solbiate, approdato alla Varesina e mai tornato nella sua Varese. Svincolato. 

Matteo Simonetto, classe '96, attualmente al Pontisola: ovviamente, dovrebbe liberarsi e sentire il richiamo del Franco Ossola.

Francesco Viscomi, 28 anni, varesino acquisito, uno degli ultimi uomini-maglia, è al Foggia in serie D dove ha sfiorato la promozione dopo essere finito secondo, staccato di un solo punto dal trionfo e in odore di ripescaggio: perché non tornare tra le braccia del suo pubblico, pur dovendo fare un piccolo, grande sforzo economico?

Francesco Luoni, 32 anni, essenza biancorossa cresciuto nelle giovanili: è a Seregno ma la serie D a Masnago, con lui, sarebbe un'altra cosa.

Cesare Parini, 27 anni, stagione chiusa all'Arconatese: era nella Primavera di Tomasoni, sa cosa è il Varese ed è un titolare perfetto per la serie D. 

Donato Disabato, 30 anni, è il sogno proibito di tutti i Varese degli ultimi anni: stavolta è anche svincolato (era al Savona), come si fa a non immaginarlo finalmente in campo con i colori, la maglia e la gente della sua città?

Momo M'Zoughi, classe 2000, gioca ovunque e dà tutto: ha disputato due partite nella Caronnese nella seconda parte dell'ultima stagione ma è della Giana. Sa da dove arriva e dove può arrivare il Varese.

Luca Piraccini, 33 anni, si sente il Varese dentro: gran persona sul campo e anche fuori. Il Pira è attaccamento, polmoni, fiuto del gol.

Jonathan Broggini
, 35 anni: storico avversario ai tempi dell'Inveruno, la sua seconda pelle. Qualche tifoso biancorosso si è sempre chiesto perché un varesino con il suo istinto e la sua classe non abbia mai indossato la maglia della sua città. 

Ezio Rossi è il nome dell'allenatore uscito un po' ovunque: da grande cuore granata possiede l'indistruttibilità, la capacità di correre sotto la curva e di compiere scelte di vita, e di cuore, prima che scelte di calcio. A Peo Maroso uno così piacerebbe.

Nb: ci permettiamo di aggiungere a questi nomi quelli di due persone eccezionali come Andrea Beretta, simbolo della ripartenza e della fatica in terza categoria, e Pietro Frontini, simbolo di sempre sulla panchina biancorossa. Sarebbe bello non perdere il primo, magari unendo i valori della squadra a quelli della società, e recuperare il secondo, essenza del cuore biancorosso.

A.C.


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