Ancora una lettera, ancora un intervento forte sulla fine del Varese e sul futuro del calcio in città dopo quelli degli ultimi giorni: stavolta è Enrico Crippa a spedire una mail a redazione@varesenoi.it. Che parla di Varesinità (maiuscolo) e famiglia perdute da tempo: il "vero Varese" secondo Enrico adesso può rinascere.
Il suo intervento segue quelli dell'ex dirigente Roberto Bianchi ("La città vive il Varese come una vergogna. Il problema del calcio qui è lo stadio": LEGGI QUI), di Carlo ("Da Varese-Foggia in serie A non ho mai smesso di amare i biancorossi. Ripartire sani e puliti in terza categoria? Io ci sto": LEGGI QUI), Michele («Insopportabile e umiliante per Varese giocare contro squadre di oratorio»: LEGGI QUI) e Virgilio Maroso ("La foto e lo spirito del Peo per chi riparte umile e pulito dal basso": LEGGI QUI).
«Buongiorno,
il calcio a Varese era già finito da diverso tempo con il fallimento del Varese 1910.
In questi ultimi anni tra Eccellenza e serie D ho sempre ripetuto nei miei commenti che quello che giocava al vecchio Franco Ossola era un finto Varese.
La famiglia o la Varesinità che si era creata con i Sogliano ed il Peo era ormai svanita da tempo nonostante il tentativo sporadico di Ciavarrella.
In questi anni la maglia ed una bandiera derisa da tutta Italia sono state calpestate da continue successioni al timone di una nave ormai alla deriva prossima ad affondare.
Il Cumenda, il Peo, il Professor Speroni, l’Ottavio Biasibetti quante volte da lassù avranno implorato di porre fine a questo scempio, così lo stesso Franco Ossola che vedeva lo stadio con il suo nome cadere a pezzi giorno dopo giorno nell’indifferenza totale.
Finalmente si riparte anche dal gradino più basso della storia, fuori tutto e piazza pulita.
Qui adesso può rinascere la Varesinità e può ritornare una famiglia unita.
Con umiltà e sudore bisogna guadagnarsi la pagnotta perché la risalita può essere lunga ma la terza categoria è la giusta base per ripartire».
Enrico Crippa