Sport - 03 agosto 2019, 19:30

LETTERA. L'ex dirigente Roberto Bianchi: «La città vive il Varese come una vergogna. Il problema del calcio qui è lo stadio»

La fine del Varese e il futuro: lettori, appassionati e anche ex dirigenti ci scrivono a redazione@varesenoi.it. L'ex dirigente Roberto Bianchi è diretto e fa discutere: «L’autocelebrazione del Varese è del tutto forzata finché non ci sarà una politica disponibile a mettere mano al portafoglio per ristrutturare lo stadio Ossola che è un patrimonio per la città»

Stavolta a intervenire nel dibattito sulla fine del Varese Calcio è un ex dirigente come Roberto Bianchi: parole dirette e inequivocabili come il nostro dibattito che sta coinvolgendo tifosi, appassionati e non solo varesini.

Avevamo proposto stamattina la lettera di Carlo ("Da Varese-Foggia in serie A non ho mai smesso di amare i biancorossi. Ripartire sani e puliti in terza categoria? Io ci sto": LEGGI QUIdopo quelle di Michele («Insopportabile e umiliante per Varese giocare contro squadre di oratorio»: LEGGI QUI) e Virgilio Maroso ("La foto e lo spirito del Peo per chi riparte umile e pulito dal basso": LEGGI QUI).

E avevamo concluso così: "Continuate a scriverci e a dire la vostra in assoluta libertà sulla fine del Varese e su come ripartire alla mail redazione@varesenoi.it".

Roberto Bianchi replica in questo modo, tra l'altro facendo riferimento a un intervento di Moreno Bertoli, ex del vivaio, che aveva detto: «Tutto ma il Varese deve giocare allo stadio, l'emblema del Varese Calcio. Quindi si faccia avanti o si facciano avanti persone serie con un progetto serio. A partire dalla scuola calcio che i mister e tutto quello che ne viene si pagano da soli. Anzi si guadagna. Cosa che non è mai avvenuta: ci hanno sempre derubato».


«Risposta: “Non succederà proprio nulla, la città non se ne accorge nemmeno, anzi… vive il Calcio come un problema e una vergogna”.

Smettiamola di fare retorica, il problema del calcio a Varese si chiama proprio stadio.

Non ho voglia di smentire Bertoli quando dice “ridateci la scuola Calcio” perché anch’essa, pur ben gestita, era in perdita regolarmente perché non teneva conto dei costi fissi di struttura: acqua, gas, affitti, personali, lavanderia – mai pagati da scuola ma da prima squadra (che non pagava regolarmente).

Pertanto, l’autocelebrazione del Varese Calcio è del tutto forzata finché non ci sarà una politica compiacente e disponibile a mettere mano al portafoglio per ristrutturare lo stadio Ossola che è un patrimonio per la città, ma dimostra tutti gli anni che ha.

L’unica strada che aveva il Varese, l’ha persa tra maggio e aprile 2017, quando l’allora “committente principale” ci ha abbandonato ancor prima di siglare un accordo quadro per il finanziamento necessario a far nascere una succursale di Serie A

Un caro saluto a tutti, vi seguo sempre con affetto».

Roberto Bianchi

 

Redazione


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