Sport - 20 novembre 2021, 22:56

Vertemati come Isaac e Pozzecco. E il momento in cui abbiamo visto Varese

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Oggi la Openjobmetis in difesa è diventata una squadra: anche il coach se ne è accorto e un certo punto è esploso di gioia. Dall'altra parte del campo le risposte sono meno, ma forse occorre cambiare forma mentis: conta il totale e non come viene fatta la somma. E in ogni caso oggi Masnago ha apprezzato

Sotto la curva, in quel modo, abbiamo visto (o meglio ricordiamo) solo Joe Isaac e Gianmarco Pozzecco. Il primo, iconico con quelle braccia alzate a forma di V, in uno scatto che ha fatto la nostra storia. Il secondo, indemoniato, dopo aver battuto Cantù alla sua prima da allenatore della Pallacanestro Varese dopo averla glorificata da giocatore.

Il terzo è invece un ragazzo che non abbiamo ancora potuto inquadrare. Appena arrivato, in ogni caso, le ha già viste tutte: le dimissioni di chi con lui ha costruito la squadra, gli infortuni, le sconfitte in serie, il Covid e la conseguente impossibilità di svolgere il suo lavoro in palestra. Oggi, durante l’ultimo quarto, si è preso la scena del contorno con un istante di straripante felicità. E’ il 31’: Tortona butta in tribuna un pallone, irretita dalla difesa dei suoi. E lui esplode. Salta, si contorce, sfoga tutto quello che forse ha tenuto dentro per tanto.

In quel momento Adriano Vertemati ha visto Varese.

E’ stato un attimo catartico anche per noi. Non per il +20 sul tabellone, non per la vittoria che stava per arrivare, ma perché abbiamo quel brutto e talvolta onanistico vizio di voler sempre dare un nome alle cose.

E, quel nome, lo abbiamo finalmente trovato: la Varese 2021/2022, ora come ora, si chiama difesa.

E’ la prima identità riconoscibile emersa quest’anno, a colmare una mancanza, un’apolidia tecnica e di spirito che per due mesi ci ha profondamente allarmato.

Poi è arrivata l’emergenza, che invece di far naufragare il tutto ha dettato i connotati in cui ora la Openjobmetis e i suoi uomini si riconoscono. Prima la resistenza contro Treviso e Brindisi, poi il blitz contro Trieste, infine il dominio contro la Bertram, partito tutto da “dietro”. Dove Varese è un Giano Bifronte che passa dalla zona alla uomo con la stessa intensità, si muove corale, raddoppia e fa pensare gli avversari, condiziona e riparte, dando una mano anche all’attacco.

Oggi Varese in difesa è una squadra. Ed è comandata da Sorokas, un simbolo della metamorfosi appena spiegata. Fra due settimane, però, tornerà Egbunu e, se è vero che nessuno può resistere un’intera stagione senza centro, lo è altrettanto che al nigeriano andrebbe mandato un messaggio: in questo nuovo gruppo si corre, si piegano le gambe e non ci si distrae.

Dall’altra parte del rettangolo di gioco la storia è un’altra. Stasera, senza play né centro, a tratti la palla ha girato bene, meglio di come abbia fatto in tutto il resto del campionato fin qui. E poi il referto segna 4 uomini in doppia cifra, prodotto che normalmente si ottiene solo quando di mezzo ci si mettono ordine e disciplina. Però ci sono stati anche i “soliti” individualismi e le “solite” forzature, costate brevi blackout e un po’ di paura nel finale (nel quale, va scritto, Gentile e soci, in sette quali giocano ormai, erano anche comprensibilmente morti).

Dov’è la ratio in attacco? E come la si troverà se ad aggiungersi nelle prossime due settimane sarà un altro attaccante qual è Keene e non un regista?

Chissà che non si debba cambiare forma mentis per capire la Varese offensiva... Indossare altri occhiali, vedere la somma e non come la somma stessa viene costruita…

Aspettiamo prove. E, almeno per questo sabato, gli unici occhi che ci teniamo sono quelli di una Masnago che si è risvegliata dal proprio torpore. E ha gradito quello che ha potuto ammirare. Parecchio anche.

Ecco: di solito Lei ci capisce abbastanza.

Fabio Gandini