Economia - 29 ottobre 2021, 14:17

Materie prime sempre più care: allarme dal tessile abbigliamento

Il presidente di Sistema Moda Italia Sergio Tamborini: «Sotto pressione l'intera filiera, a rischio la sua tenuta»

Sergio Tamborini

Dopo l'estate, i prezzi delle materie prime si sono surriscaldati più che mai. Con un allarme particolarmente forte lanciato dal settore tessile e abbigliamento.

Lo sottolinea Sistema Moda Italia, guidata dal varesino Sergio Tamborini. «Il 2021, sulla scia di quanto già iniziava a farsi strada sul finire del 2020, assiste ad un aumento dei prezzi delle materie prime della filiera T&A, che si è fortemente accentuato a partire dal periodo estivo - si rimarca in una nota - Dopo i rincari già archiviati nei mesi precedenti, in settembre l’indice sintetico Smi presenta una crescita del +36,2% in euro (+36% in US$) rispetto allo stesso mese del 2020».

Questa la fotografia: il cotone - come certifica l’indice A di Cotton Outlook - ha registrato un aumento tendenziale del +47,3% (in euro), mentre rispetto al mese di agosto, l’incremento medio mensile è stato del 6,3%. Ma secondo l’Icac (International Cotton Advisory Committee), la produzione mondiale di cotone dovrebbe crescere del 6% nella stagione 2021/2022 e i prezzi dovrebbero oscillare tra gli 82 cents di dollari per libbra e i 127 cents, con un midpoint a 101,6 cents/libbra.

I valori resteranno alti, non si erano mai visti di tale portata dal febbraio 2012. Alcune tipologie di cotone importate in Italia e quotate al listino della Camera di commercio di Milano, vedono rincari ancora più evidenti: rispetto a settembre 2020 una tipologia americana sale del 104,7% in euro, una tipologia greca del 53,9% e una dell’Asia Centrale del 46,6%.

Non va meglio per le lane. L’indice Awex Eastern ha chiuso  settembre a +45,1% in euro rispetto a settembre 2020. E le fibre sintetiche? Poliestere, nylon, acrilico aumentano del 50,9%, le artificiali (viscosa) del 17,3% (in euro). Anche la seta greggia comasca si è trovata con un aumento di poco superiore al +30,0%.

Il quadro, tuttavia, è anche peggiore. Bisogna in effetti tenere conto degli aumenti dei costi dell’energia, che arrivano oggi a circa il 40% per l’elettricità e al 30% per il gas. Un peso che si ritrova «a ricaduta nei costi incrementati della CO2, unendo problemi conseguenti alla pandemia a fenomeni speculativi internazionali».

A questo punto si evidenziano «i forti rischi di tenuta, in un network fatto per la maggior parte da aziende di piccole dimensioni, già duramente messe alla prova in questi ultimi 2 anni».

Non solo: le forniture base derivano da Paesi che non sono ancora tornati attivi al 100% dopo i fermi della pandemia.

Spiega proprio il presidente Sergio Tamborini: «Il continuo e, per ora, inarrestabile rialzo dei prezzi delle materie prime così come delle fonti di energia (elettrica e termica) sta mettendo sotto pressione l’intera filiera del tessile-abbigliamento. Rialzi di questo livello (in alcuni casi su taluni prodotti si parla di rincari di 3-4 volte rispetto ai valori pre-pandemia) non possono non riflettersi in un immediato aumento del valore dei prodotti e delle trasformazioni, in particolar modo nelle aziende a monte della filiera».

Questo in virtù anche delle peculiarità del tessuto imprenditoriale: «Molte di queste realtà sono aziende di modeste dimensioni e con bilanci già “fragili”, non in grado di assorbire questi aumenti. L’impossibilità o anche solo la difficoltà di procedere con questi aumenti, pur nel rispetto della logica del libero mercato, può mettere in difficoltà la tenuta della stessa filiera».

Ma. Lu.