Da ultimi o ultimissimi, ci ha sempre messo la faccia. Dalle prime amichevoli estive, che avevano illuso, all'interminabile serie di sconfitte casalinghe, dal giorno dell'esonero di Sassarini - quando si presentò fuori dagli spogliatoi, fermandosi a parlare e rassicurare tutti - alla prima vittoria di ieri al Franco Ossola, la forza di Filippo Lo Pinto, finanziatore biancorosso e legato da un'amicizia indissolubile con Antonio Rosati, è stata quella di trasmettere sempre fiducia, di non nascondersi mai e di affrontare ogni situazione, anche la più difficile, con coraggio. «Tranquilli, noi siamo qui per restare, qualunque cosa accada. Il progetto-Varese non dura un anno ma una vita» ha detto a chi, a volte, ha avuto la tentazione di vedere tutto nero. Di sicuro Lo Pinto è uomo di parola - quello che dice, tanto o poco, bello o brutto, poi fa - e questo è il complimento più bello che gli si possa rivolgere, pensando alle persone che il Varese si è ritrovato in società nel corso della sua storia e degli anni.
Filippo Lo Pinto, a chi dedica la prima vittoria stagionale al Franco Ossola?
Ai tifosi veri e alla curva che stanno soffrendo a distanza l'impossibilità di vivere il Varese allo stadio e in trasferta. La forza di questa società è fatta dal rapporto e dal confronto con la gente: come a loro mancano le partite dal vivo, allo stesso modo noi soffriamo la loro assenza. Ve l'ho già detto una volta: il mio sogno è quello di poter rivedere i tifosi che cantano allo stadio.
Ultimi o quartultimi, dopo le sconfitte o dopo due vittorie: cosa dice al pubblico biancorosso chi mette i soldi nel Varese?
Che il progetto va avanti alla grande. Nel futuro saranno coinvolti imprenditori importanti e che conoscete, con cui ci siamo visti anche prima dell'ultima partita, perché crediamo nella piazza di Varese e nella città.
La prima vittoria casalinga è arrivata nel girone di ritorno: qualcosa al Varese, almeno sul campo, non ha funzionato.
Purtroppo ci sono stati alcuni errori di valutazione. Gli infortuni, poi, ci hanno costretto a vivere una situazione surreale, ma il fatto che la proprietà abbia continuato ad agire sul mercato è sinonimo di certezza e credibilità del progetto. Ho sempre creduto nei miei ragazzi e ci crederò sempre.
Parliamoci chiaro: qualcuno è sempre pronto a sospettare sulla serietà e sulla solidità economica della società, sia perché al Varese siamo abituati male, sia perché è più facile criticare che mettere alla prova dei fatti le persone. A chi diceva che in caso di risultati negativi gli stipendi avrebbero iniziato ad arrivare a singhiozzo, o che il progetto si sarebbe presto interrotto, cosa risponde?
Che la nostra prima regola sono i fatti e non le parole: mi piace rispondere sempre con i fatti, come i pagamenti puntuali, e con le notizie vere. A volte leggo sui giornali che arriva questo o che arriva quello, ma noi abbiamo una regola ferrea in società, condivisa con Antonio e con Stefano (Rosati e Amirante, ndr): fino a quando il giocatore non firma, nessuno può rilasciare dichiarazioni. Un giornalista è giusto che faccia il proprio lavoro, i dirigenti e direttori anche.
Mancano 19 partite, il Varese è a -9 dalla posizione che garantisce la salvezza diretta, occupata proprio dal Legnano, che andrete a sfidare al Mari mercoledì, e dal Derthona: che girone di ritorno si aspetta?
Se ero positivo quando eravamo ultimi, adesso lo sono ancora di più: l'obiettivo è quello di salvarci sul campo e non per altri motivi legati magari al blocco dell'Eccellenza di cui nemmeno dobbiamo sapere o preoccuparci.
Prendiamo quest’anno come un insegnamento per costruire una base solida per la prossima stagione: a tutti i giocatori attuali e a quelli che eventualmente arriveranno, viene e verrà proposto un contratto biennale. Naturalmente per Ezio Rossi questo era già sottinteso quando ha firmato con noi, come subito detto da Amirante.