Opinioni - 03 luglio 2020, 19:37

L'OPINIONE. Quattro calcinacci piovono dal passato e fermano la città: invece di dare colpe chiediamoci perché è successo

A furia di dimenticarci del futuro e di limitarci a mettere delle toppe all'oggi, il passato torna con irruenza alla ribalta. Sotto forma di calcinacci che vengono giù. E si prende gioco di noi, impegnati a non perdere neanche un secondo del nostro presente

Fermi tutti. Mentre Varese prova a immaginare il suo futuro (stazioni, largo Flaiano, ex Malerba, via del Cairo) e a ridisegnare il suo look, dal passato neanche tanto remoto arrivano quattro calcinacci che bloccano la città. Tra viale Borri e via Gasparotto il rudere al quale avevamo fatto, giocoforza, l'abitudine, ha dato segni di irrequietezza. Per evitare fastidi peggiori o, come è capitato ad Albizzate, delle vere e proprie tragedie, meglio fermare tutto e correre ai ripari.

Come sempre capita in questi casi non ci si chiede perché è successo, ma di chi è la colpa. C'è chi punta il dito contro l'Amministrazione comunale, che peraltro poco o nulla può fare nelle proprietà private se non invitare i proprietari a provvedere. Altri se la prendono con l'incuria generale nella quale prosperano "enclave" degradate, alla mercé di ospiti indesiderati e degli insulti del tempo. I più trinariciuti fanno i conti della serva e, riferendosi alla spesa prevista per reinventare via Del Cairo, si chiedono cosa si potrebbe invece fare con 800.000 euro, accodandosi ai non rimpianti assertori del "con la cultura non si mangia". Che è stato uno dei refrain della Varese degli ultimi decenni (l'essersi fatti scippare da Bilbao il Museo Guggenheim che era stato proposto a Villa Panza è un delitto di lesa intelligenza e di scarsa lungimiranza) solo di recente un po' meno in auge. Ma anche sulla mostra di Guttuso c'era chi sosteneva che un rappezzo sul marciapiede meritasse più di "Spes contra spem" o delle altre opere del genio siciliano.

A furia di dimenticarsi del futuro, di non pianificare il domani ma di limitarsi a mettere delle toppe all'oggi, il passato torna con irruenza alla ribalta. Sotto forma di calcinacci, di cornicioni, di pezzi di intonaco che vengono giù. E si prende gioco di noi, impegnati a non perdere neanche un secondo del nostro presente. Magari sequestrandoci in macchina mentre da viale Borri tentiamo di raggiungere l'imbocco dell'autostrada.

Marco Dal Fior