Fratelli d'Italia a Busto reagisce duramente alla grave scritta contro Giorgia Meloni, tracciata da ignoti sulla sede della Lega (LEGGI QUI).
A prendere posizione è il presidente del Circolo cittadino di FdI Alberto Falciglia: «Quanto accaduto sulla sede della Lega di Busto Arsizio non può e non deve essere archiviato come una semplice bravata. La scritta comparsa sui muri, per contenuto, modalità e firma, è un episodio di una serie ormai ben nota. Quando un gesto si ripete con lo stesso schema e la stessa matrice ideologica, smette di essere folklore e diventa un messaggio politico preciso».
Falciglia prosegue: «Un messaggio intimidatorio. Un messaggio che richiama un clima che l’Italia ha già conosciuto e che nessuno vuole rivivere. Colpire una sede di partito, per di più di una forza politica alleata, significa colpire il pluralismo democratico, la libertà di espressione e la normale dialettica politica. È un attacco che va ben oltre il simbolo colpito: riguarda tutti coloro che credono nella politica come confronto civile e non come sopraffazione». E ancora: «Non accettiamo lezioni di democrazia da chi agisce nell’ombra. Non ci faremo intimidire. Non arretreremo di un millimetro».
Ecco perché si sollecita un intervento immediato: «Chiediamo alle istituzioni e alle forze dell’ordine di fare piena luce su questi episodi e di garantire che la politica, a Busto Arsizio come nel resto d’Italia, possa continuare a esistere senza paura. La storia ci ha già insegnato dove portano certi segnali. Proprio per questo vanno fermati ora, con fermezza e senza ambiguità».
Altre dure reazioni sono arrivate dal centrodestra e non solo.
«Atto di viltà da parte di chi e’ capace soltanto di portare odio e violenza. Il clima è davvero preoccupante ed è in assoluto contrasto rispetto al comportamento dialogante e distensivo che il presidente del consiglio e Fratelli d’Italia stanno dimostrando nei confronti degli avversari, come è anche avvenuto alla bellissima festa di Atreju - ha detto il deputato di FdI Andrea Pellicini - Evidentemente, qualcuno vuole farci ritornare a tempi che pensavamo di aver dimenticato. Solidarietà assoluta a Giorgia Meloni».
Appresa la notizia nel corso del Consiglio provinciale, il capogruppo di Fratelli d’Italia Marco Colombo è intervenuto affermando che «si sta esagerando nel minimizzare le cose. Ieri, durante un gazebo del partito, un ragazzo mi ha fatto il dito medio mentre una signora uscita da messa e altri giovani ci hanno dato dei fascisti. Se gesti come la scritta di Busto sono ragazzate è peggio ancora, perché non hanno spiegato loro che cosa hanno fatto le Brigate Rosse. Anche nelle scuole il clima non è bello. Il fascismo in Italia non esiste: esiste un fascismo di minoranza che cerca di imporre certe tipologie di idee».
Il presidente della Provincia Marco Magrini ha quindi condannato «qualsiasi tipo di frase violenta».
È quindi intervenuto il presidente Circolo Gioventù Nazionale – Busto Arsizio Marco Tomasini: «La scritta comparsa sulla sede della Lega di Busto Arsizio non è una provocazione isolata né una bravata da sottovalutare. È l’ennesimo segnale di un clima che si sta facendo sempre più pesante e che, per chi conosce la storia, richiama alla memoria gli anni più bui della politica italiana. Negli anni di piombo l’odio ideologico ha iniziato a diffondersi proprio così: con scritte sui muri, simboli, firme ricorrenti, messaggi apparentemente “minori” che venivano tollerati, minimizzati, giustificati. Poi sappiamo tutti come è andata a finire. La violenza politica non nasce all’improvviso: si prepara, soprattutto nei contesti giovanili».
DI qui le riflessioni finali: «Per questo episodi come questo non sono solo un attacco a una sede di partito o a una forza politica alleata. Sono un campanello d’allarme per il mondo dei giovani, che rischia di essere nuovamente avvelenato da un linguaggio di odio, intimidazione e delegittimazione dell’avversario. Come Gioventù Nazionale di Busto Arsizio rifiutiamo con forza l’idea che la militanza politica debba tornare a essere terreno di scontro, paura o repressione. La politica giovanile deve essere confronto, partecipazione, costruzione del futuro, non una riedizione delle logiche che hanno prodotto lutti e tragedie nel nostro Paese. Non accetteremo mai che certi messaggi vengano normalizzati o liquidati con leggerezza. Difendere le sedi di partito, i giovani militanti e la libertà di esprimere idee significa difendere la democrazia stessa. Chi oggi imbratta muri con simboli e minacce sappia che non sta lottando per alcuna giustizia: sta solo contribuendo a ricreare un clima che la storia ha già condannato senza appello. Come giovani non ci faremo intimidire. Come comunità non resteremo in silenzio».