La Varese Nascosta - 25 ottobre 2025, 08:00

LA VARESE NASCOSTA. La palude Brabbia, la leggenda di Genuflessa e l'origine del "pane dei morti"

L’usanza di un pane o di un dolce dedicato ai defunti è sempre stata diffusa in tutta Europa e la Lombardia non fa eccezione. Ecco come nacque questo dolce sul nostro territorio secondo una suggestiva storia che arriva direttamente dal passato

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Il Pane dell’Anima e la leggenda di Genuflessa

Nei paesi anglosassoni, in occasione di Halloween, nel Medioevo si usava preparare il pane dell’anima: un piccolo pane con frutta secca o frutti rossi che veniva distribuito ai pellegrini e ai mendicanti. In cambio, questi recitavano preghiere per le anime dei defunti delle famiglie generose.
Ma se qualcuno rifiutava di donare, la preghiera “veniva ritirata”, con frasi ripetute che suonavano quasi come un ammonimento.
Era, in fondo, un lontano antenato del nostro “dolcetto o scherzetto”: se non mi dai nulla, mi riprendo la mia benedizione.

L’usanza di un pane o di un dolce dedicato ai defunti era diffusa in tutta Europa. Nelle terre lombarde si preparava il pane dei morti, fatto con biscotti secchi sbriciolati, mandorle, albumi, farina, zucchero, fichi secchi, uvetta, vino bianco e lievito. Col tempo la ricetta si arricchì di cacao, pinoli e cannella, e ogni massaia la adattava a ciò che aveva a disposizione in casa.

Nella mia famiglia circolava una leggenda che raccontava, in toni poetici ma anche ironici, la nascita di questo dolce.
Era tradizione raccontarla nelle sere d’autunno, tra il profumo del mosto e delle foglie secche, e di anno in anno la storia cresceva, cambiava, si arricchiva di particolari.

Ecco come la ricordo io…

La leggenda racconta che un tempo nelle nostre terre viveva una donna di nome Genuflessa, che, rimasta vedova, viveva con la sua famiglia in una casupola vicino ai territori della palude Brabbia. La casa era povera, ma ben tenuta, e non mancava di niente. Genuflessa si occupava della suocera, tesseva. Aveva mani veloci e con una specie di archetto faceva trine da portar al mercato ogni settimana. Coltivava l’orto e preparava l’idromele. Un idromele così buono che anche i borghesi andavano da lei a comprarne qualche bricco, e questo le faceva metter da parte qualche moneta per i tempi duri.

Una sera di ottobre Genuflessa era intenta a preparare tutto il necessario per il giorno dopo. Era la ricorrenza dei morti e stava impastando il pane da portare al forno. Pane con noci e uvetta, impasta e impasta. Stava segnando il pane come si usava allora quando sentì bussare alla porta. Era un mendicante.

“Che volete che vi dia.. non ho denari buon uomo, solo pane. Ho molte bocche da sfamare e son sola finché i figli non son cresciuti ho ben poco da dare”.

Era la vigilia di Ognissanti e Genuflessa pensava che il mendicante facesse ciò che facevano tutti i mendicanti in quella sacra notte…chieder obolo in cambio di preghiere per i defunti. Ma il mendicante non promise preghiere, non propose scambi. Disse solamente: “Un po’ di dolce per l’anima…

“Non ho alcun dolce, stavo facendo pane con le noci” le mani erano bianche di farina e il mendicante rispose:

“Prendete un poco di farina… poi la frutta secca, mandorle e miele. Spezie e vin bianco dolce, uova e burro“ e Genuflessa di nuovo impasta e poi prepara i dolci pronti da infornare. Intanto il fornaio attendeva all’imbrunire le massaie, che tutta la notte era dedicata a cuocer pane per la festa. Al veder gli impasti di Genuflessa l’uomo pensò: “Che strani dolci, che aspetto bizzaro…mai visti” e un pezzetto ne va ad assaggiare. "Che bbuoniiiiiiiiiiiii ma mai mangiato un dolce così! Armidaaaa senti che bontà!

Armida era la moglie del fornaio, che fece assaggiare un pezzetto di dolce alla serva, che chiamò la sorella, che chiamò la figlia dell’arrotino, che chiamò la moglie del mezzadro che chiamò…finì il dolce. Genuflessa la mattina dopo andò a prendere la sua pagnotta e i dolci che aveva lasciato al fornaio. Questi raccontò, non senza imbarazzo, l’accaduto. “Pazienza” pensò Genuflessa, già lieta che il fornaio non aveva chiesto nessuna commissione per la cottura del pane visto che si era mangiato, lui e la sua famiglia, tutti i dolci.

Con la sua pagnotta, ma senza dolce alcuno, Genuflessa si avviò alla messa, quando arrivò il viandante. “Vi do del pane buon uomo, il fornaio si è mangiato tutti i dolci“ ma il viandante sparì in una nuvola leggera, non si seppe mai chi era nè da dove veniva. ma uno strano odore acre, come di zolfo sembrava alleggiare nell’aria. Intanto la gente incuriosita dal parlar di chi i dolci aveva assaggiato, chiese a Genuflessa di prepararne altri. Da quel giorno non mancò mai nulla alla donna e alla sua famiglia. La ricetta girò e fu conosciuta ovunque e ogni anno si preparava il dolce nel tentativo di far ritornare il viandante e ringraziarlo del suo dono. Col tempo la ricetta ebbe tante varianti e nuove leggende raccontarono del pane dell’anima…

Cesarina Briante (c)

Fonte per la leggenda: Misteri e storie degli antichi borghi d'Insubria, Macchione editore, 2018

Immagini tratte da:The Old Nursery Rhymes; or, The Merrie Heart by the editor of “THE OLD FAIRY TALES” third edition CASSEL PETTER & GALPIN, London, Paris & New York, 18?? (Il testo risale alla seconda metà dell’800 pertanto si considerano le immagini di pubblico dominio).

da La Varese Nascosta