Cultura - 28 agosto 2025, 10:30

Angelica Vittone, la pittrice di storie: «Nei miei quadri racconti di itinerari, miscugli di persone e città, finestre che si aprono sul mondo interiore»

Milanese di nascita, varesina da sempre, l’artista nasce come fotografa ma vira presto sulla pittura: «Amo la natura, i miei primi scatti sono stati di animali. Prima dipingevo per me, come fosse un passatempo, ma dal 2022 ho incominciato a pubblicare i miei lavori. Così ho tenuto le prime mostre, e ottenuto buoni riconoscimenti»

L'artista Angelica Vittone

I sogni, a volte, sono materia da plasmare, in continua trasformazione. Diventano magma incandescente e tenera creta, pensieri in movimento che corrono veloci fino a raggiungere un traguardo a volte nemmeno immaginato. I sogni sono la nostra creatività nascosta e ci parlano, anche se non ce ne accorgiamo, ma alla fine ogni azione o impresa d’arte rappresenta la loro diretta emanazione, una voce silenziosa che di colpo si fa potente.

Angelica Vittone dipinge storie, le raccoglie tra la gente, ascolta, osserva, sogna, poi incomincia a ricercare forme, toni e suggestioni, rivive ciò che ha percepito quasi come fosse stata presente, e il suo regalo a chi l’ha resa partecipe di un pezzo della sua vita è un quadro, ricco, quasi opulento, in cui più vissuti si mescolano in una nuova esistenza.

Angelica, nata a Milano nel 1981 ma varesina da sempre con studi al liceo artistico Angelo Frattini, nasce artisticamente come fotografa nel 2015, cerimonie, eventi culturali, ritratti e un po’ di pubblicità, «anche se a oggi la pittura ha preso uno spazio sempre più grande. Amo la natura e i miei primi scatti sono stati di animali».

La vita di questa artista schiva, quasi timida nel presentarsi, si svolge su più piani: c’è il lavoro e c’è la passione, quella per i racconti da mettere sulla tela.

«Prima dipingevo per me, come fosse un passatempo, ma dal 2022 ho incominciato a pubblicare i miei lavori nelle pagine social, a farmi “vedere”. Così ho tenuto le prime mostre, collettive per il momento, e ottenuto buoni riconoscimenti. Ho esposto i miei dipinti in provincia di Varese e a Milano in diverse occasioni, poi a Roma, dove lo scorso anno, con “La parola è piuma”, mi sono classificata seconda al premio “Open Art 2024” sezione pittura, alla galleria Angelica (Biblioteca Angelica). Sempre nel 2024 ho presentato due dipinti alla Fiera di Montichiari, rappresentata da Artastasia di Lugano. Poi, a marzo di quest’anno, sono stata a Parigi alla collettiva “Soul - Tsukumogami”, grazie alla storica dell’arte e curatrice di mostre Giulia Zanesi» racconta Angelica Vittone.

Il termine giapponese significa lo “spirito nascosto negli oggetti”, ed è un po’ quello che la pittrice mette nei suoi dipinti, che si possono “leggere” a diversi livelli, colmi come sono di citazioni e rimandi, simboli e lacerti di vite vissute.

«Faccio parte del Circolo degli artisti di Varese, e ciò mi ha permesso di essere coinvolta in diversi eventi ed esposizioni. Per me sono preziose occasioni per poter presenziare ad attività artistiche. Di recente mi è stata data anche la possibilità di partecipare, con gli Artisti Dialoganti, a una mostra d’arte collettiva al Chiostro di Voltorre».

E proprio a Voltorre Angelica ha portato uno dei suoi quadri più emblematici, intitolato “L’oro oltre. Savana”, la storia di quattro amici viaggiatori, raffigurati come alte giraffe che guardano lontano, oltre l’apparenza, in un viaggio che è anche una fusione completa con la natura e un interrogarsi nel profondo. «Amo viaggiare, e spesso nei quadri ci sono racconti di lontani itinerari, miscugli di case persone e città, finestre che si aprono sul mondo interiore. In un altro quadro, “Need You”, ho dipinto New York prendendo spunto dalla storia vera di due amici».

Tra i quadri di Vittone spicca anche “Napoli. Il grande sogno”, un’opera del 2024, realizzata con tecnica mista: acrilico su tela, gesso liquido, foglia simil oro e china, in cui l’artista dipinge una città onirica, ma riconoscibile attraverso i suoi simboli, il Vesuvio, l’azzurro del mare, l’oro della ricchezza interiore e la finestra, un motivo ricorrente nella sua pittura, che permette l’osservazione di diversi mondi e riconduce al viaggiare dentro noi stessi.

«Amo molto l’oro, dà solarità, desidero infatti che i miei siano quadri felici e regalino emozioni positive, perché mentre dipingo sto bene. Quando incomincio un quadro, prima lo penso, poi lo disegno figurato, quindi lo decostruisco in modo che il disegno non sia più così riconoscibile. Lavoro più con la spatola che con i pennelli e riempio il più possibile, poi tiro fuori i soggetti, cerco di semplificare il tratto. Nonostante molti sostengano che l’arte funzioni per sottrazione, non sento un quadro finito se non è “pieno”, riempio ogni vuoto con la “casette”, nate quasi casualmente e diventate un mio segno distintivo» aggiunge Angelica, amante della lettura con una predilezione per Dostoevskij, dei pittori americani degli anni ’80 e ’90 e della pittura giapponese, che «riempie e appaga lo sguardo».

I suoi dipinti sono pagine di un libro aperto, su cui oltre all’autrice può scrivere chiunque abbia una storia o un sogno da raccontare. Angelica li accoglierà in una delle sue casette, quasi piccoli post-it dell’anima su cui appuntare emozioni e sorrisi, dolori e speranze. La vita, insomma, che si colora secondo i nostri umori e i desideri, ma sta a noi rendere piena lanciando sempre lo sguardo oltre l’orizzonte.

Mario Chiodetti