Storie - 28 luglio 2025, 17:28

Mariangela Martino, show woman e cima tempestosa: «Parole, musica e azione per colmare i vuoti della vita»

L'artista varesina Mariangela Martino scrive e mette in scena i suoi monologhi in spettacoli per adulti, bambini e street theatre, performance senza parole ma con il pianoforte e la clownerie. Sfrontata e irriverente, tragicomica ed eccessiva, va in scena «in teatri, scuole, scantinati, locali malfamati, garage, case (non chiuse) private. Scrivo, recito, suono e canto in quasi tutte le mie esibizioni… ma che devo fare di più?»

L'artista varesina Mariangela Martino, irresistibile e unica

Che tipo sia Mariangela Martino lo si capisce già dalla copertina dell’unico (per il momento) suo libro, dove su fondo arancione campeggia una cima di rapa. Il titolo non può essere che “Cima tempestosa”, un po’ a riecheggiare il capolavoro della Brontë, un po’ per testimoniare il caratterino della nostra, in quarta di copertina a testa in giù, come capovolta è sempre stata la sua vita. Laureata in economia e commercio senza aver mai svolto la professione, insegnante di matematica all’Enaip per sei anni, attrice per vocazione e pianista a puntate, Mariangela, che ha 47 anni, tra il pre Covid e la pandemia si è inventata una professione, quella di show woman, una che scrive i testi che recita e li condisce con buona musica, nientemeno che Bach, Beethoven, Piazzolla, Scott Joplin e Vivaldi. Nelle strade, nelle piazze, nei teatri e anche a casa propria.

Una furia scatenata, che picchia duro contro le convenzioni, la burosaurica complicanza di ogni cosa, ma nello stesso tempo ammalia le bambine - soprattutto, per le scenografie rosa-Barbie dello spettacolo “Il guardaroba” - con fiabe musicali e tanta tenerezza. Ma lei gli studi per fare l’attrice li ha seguiti davvero, allieva di Daniele Braiucca prima, poi al Teatro dell’Aleph di Bellusco, quindi clownerie alla Scuola Dimitri di Verscio, in Ticino, un collettivo di teatro danza, mentre nel frattempo faceva casting per la pubblicità, provini per compagnie teatrali e audizioni per accademie di arte drammatica «dove non mi hanno mai presa».

Quando Mariangela non «canta, balla e trasporta», come diceva Petrolini, insegna musica e teatro e scrive nuovi testi, come aveva fatto alla morte di suo padre, per elaborare il lutto ma sempre in maniera ironica, il suo tratto più caratteristico.

«Ho sempre pensato di mettere in scena i miei monologhi, sono megalomane e narcisa, ho sempre bisogno di avere un riconoscimento. Scrivo di getto quando sento che è il momento, se mi fermo a pensare non combino più niente. Mi servo ancora di carta e penna, la scrittura è faticosa, il lavoro grosso l’ho fatto durante il lockdown, in quel caso o preparavi continuamente da mangiare o ti inventavi qualcosa. Poi ho ripreso a suonare il pianoforte, che avevo studiato da ragazzina, con la stessa insegnante di allora. Dopo un paio d’anni di rodaggio - facevo teatro in casa mia per testare i monologhi - il grande passo e la decisione di provarci», racconta l’artista, che nel libro pubblicato da “Abrigliasciolta” ha raccolto ben 33 monologhi con colonna sonora.

Mariangela realizza tre linee di spettacoli: per adulti, bambini e street theatre, performance senza parole ma con il pianoforte e la clownerie. I titoli parlano da soli: tra gli spettacoli per adulti ecco “La gatta a nove code” in cui si narra di solitudine, lavoro, sesso, senso di fallimento e invidia, “Rosa sciocching – nessuna è più femmina di me” in cui esalta e rilancia gli stereotipi femminili, o “recidIva – sapeste com’ero bella prima di aprire la partita Iva” (titolo alla Wertmüller) in cui una pianista mancata che si consuma facendo mille lavoretti, vessata dall’Iva da versare e incarognita per le porte sbattute in faccia. Le favole per i bambini invece vanno da “Gianbabbeo”, la pecora nera della famiglia, a “Il mondo di Raimonda”, teatro di figura e cantastorie realizzato in un teatrino di burattini, mentre tra le proposte di street theatre spicca “La pianista imprevista”, con un pianoforte in esposizione e una hostess che invita il pubblico a suonarlo, prima di dimostrare come si suona davvero. Qui l’artista si supera, suonando in tutte le posizioni, in una sorta di kamasutra musicale, fino a danzare assieme al grande maestro Nonpionanota, in realtà un pupazzo.

«Gli spettacoli per adulti - ma non pensate male, non c’è nulla di sconveniente a parte qualche parolaccia - sono comico amari, con musica e parole, a metà tra narrazione e stand-up comedy. Le persone intelligenti apprezzano la mia ironia, a volte sferzante, mi fanno i complimenti, però alla fine capita spesso che mi chiedano se i testi li abbia scritti un uomo. Recitare è faticoso, perciò alterno gli spettacoli con la parola a quelli di sola musica e azione, il pubblico più bello è quello che si lascia trascinare, come mi è capitato a “Lunathica”, festival nel Canavese, o a “Magia al borgo”, a Costa di Mezzate, in provincia di Bergamo».

Ora l’artista varesina si esibirà al Festival del Mimo e Teatro Gestuale di San Ginerio, in provincia di Macerata, presentando “Il guardaroba”, quattro repliche in due giorni. I suoi sono quasi sempre one woman show, ma qualche volta collabora con la pianista Micaela Natili.

«Tutte le cose che faccio sono in fondo compensazioni per colmare i vuoti della vita, con le droghe o l’alcol bisogna incominciare da giovani, alla mia età è un po’ dura, per cui meglio scrivere spettacoli», afferma Mariangela con la consueta ironia. «Mi racconto attraverso una maschera, ma oggi cerco di mettermi in bolla, dopo aver vissuto per anni come fossi sempre una venticinquenne. Mi tengo in forma, anche perché le performance senza musica sono fisicamente faticose, scrivo, e organizzo laboratori anche in Ticino».

Mariangela segue molto gli spettacoli dei colleghi, «chiedo agli altri artisti consigli sui miei che a volte metto in pratica. La cosa più difficile nel creare questi monologhi è trovare il filo conduttore, io vado quasi sempre a istinto. Ho grandi soddisfazioni con i bambini, una bimba una volta mi ha detto: “Se bella di cerchietto e di capelli”, mentre a volte i maschietti mi guardano con occhi innamorati. Quando sono spontanei sono fantastici».

Sfrontata e irriverente, tragicomica ed eccessiva, Martino è tra i pochi a portare la satira in mezzo alla gente in tempi di buonismo e paura, donando al pubblico tutta sé stessa, con quel pizzico di sana follia tipico degli artisti veri. «Vado in scena in teatri, scuole, scantinati, locali malfamati, garage, case (non chiuse) private», scrive nella sua biografia, aggiungendo poi: «Scrivo, recito, suono e canto in quasi tutte le mie esibizioni… ma che devo fare di più?».

Mario Chiodetti