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Territorio | 21 giugno 2025, 07:48

La Capanna Gigliola gioiello di Vararo e del Varesotto, un'oasi da film: «Facciamo tutto in casa, dalla polenta alle paste all'uovo, agli gnocchi di ortiche di qui»

Compie 55 anni un luogo incantevole, incastonato tra le frazioni di Laveno e Cittiglio, dove il piacere della vista e della storia si unisce a quello del palato. Dal 1970 è il regno del leggiunese Vittorio Papini: «Mia mamma ha aiutato la madre di Gigi Riva a partorire, mio padre gli ha costruito le prime scarpe da calcio alle quali io regolavo i tacchetti. Poi è venuto alla Gigliola a mangiare la polenta. Da noi sono passati anche Renato Pozzetto, che ci ha girato anche alcune scene di "Tre tigri contro tre tigri", Gerry Scotti, chef Locatelli, Chivu, i comici di Zelig. In casa facciamo anche i liquori, di Leggiuno porto nel cuore la grappa Santa Caterina e il formaggio del caseificio Morandi. Il mio cavallo e il mio lama sono i custodi della Gigliola»

Vittorio Papini leggiunese e anima della Capanna Gigliola di Vararo

Vittorio Papini leggiunese e anima della Capanna Gigliola di Vararo

La Capanna Gigliola si trova nella frazione di Casere nel territorio comunale di Laveno Mombello, sulla strada per Vararo di Cittiglio. 

Per arrivare in questo luogo incantato, immerso nel verde e con una bellissima terrazza naturale sul lago, ci sono due possibilità: in automobile, percorrendo la strada che da Cittiglio porta a Vararo-Cuvignone, oppure a piedi facendo trekking, tramite la funivia sino al Poggio Sant'Elsa e proseguendo poi su una mulattiera appena rinnovata. Dopo circa 30 minuti di cammino si arriva alla Gigliola da dove volendo si può arrivare al Cuvignone e attraverso il passo Barbè si arriva quindi alla cima Pizzoni.

La Capanna Gigliola venne fata costruire nei primi anni del 1880 dal proprietario della ceramica Revelli di Laveno, come luogo di riposo in mezzo alla natura incontaminata. Poi intorno agli Anni Cinquanta venne trasformata in un ristorante con diverse gestioni altalenanti, sino al 1970, quando per amore il leggiunese Vittorio Papini (classe 1938), si innamora e sposa la sua amata Desolina, nativa di Varè, piccolissima frazione di Vararo, sul territorio lavenese. Annesso al ristorante c'è anche un piccolo parco giochi per bambini. 

Vittorio ci racconta la sua scelta di vita di trasformarsi da uomo di lago a uomo del monte?

Il destino, l’amore, chissà. So che sono contento della scelta fatta oltre mezzo secolo: questa storia d'amore mi ha dato due stupendi figli, Alessandro e Daniela, che oggi portano avanti con grande passione la nostra attività di ristorazione. Sono leggiunese, sono nato a pochi metri dalla casa di Gigi Riva, dove mia mamma Bruna ha aiutato la Edis per il parto di Rombo di Tuono; allora nel 1944 si usava cosi, si nasceva in casa e le donne si aiutavano tra di loro. Poi dopo le scuole dell’obbligo, sono andato a bottega da mio padre Edgardo, il calzolaio del paese. Fu proprio mio padre a fare su misura le  scarpe da calcio di Riva, quando giovanissimo giocava i primi tornei serali.  Ricordo ancora oggi come trattava con amore quelle scarpe e dopo ogni partita veniva a farle revisionare ed io avevo il compito della regolazione dei tacchetti. Avevamo qualche anno di differenza ma ci frequentavamo molto, sino a quando lui è andato a Legnano e poi a Cagliari ed io nel 1970 ho aperto questa attività, nello stesso periodo in cui Rombo di Tuono vinceva lo scudetto in Sardegna. 

Vi sentivate spesso con Gigi Riva?

Certo, siamo sempre rimasti in contatto. Nel giorno dell'apertura della Gigliola mi ha telefonato e poi quando veniva in paese, organizzava spesso con i suoi amici di infanzia una cena a base di polenta che era il suo piatto preferito.

Torniamo alla Capanna Gigliola, come ha impostato e sviluppato la sua attività negli anni?

Abbiamo sin da subito puntato tutto su piatti semplici e particolari che facciamo tuttora. Dalla polenta con i vari tipi di selvaggina, alle paste all’uovo fatte tutte in casa, agli gnocchi di ortiche del luogo; gli ingredienti sono prevalentemente di nostra produzione compresa la verdura che coltiviamo nel nostro orto. Mia moglie era la preposta a preparare i vari tipi di paste e cuocere le carni, io ero l’addetto alla polenta e alla produzione dei liquori nostrani.

Di che liquori si tratta?

Liquori che facciamo ancora oggi; ho trasmesso le mie ricette ad Alessandro e sono la mentalemon, fatta con la lemoncina del nostro giardino e con menta locale, il nocino, il laurino e poi vari distillati con le erbe locali, tra questo un liquore particolare ispirato ad una ricetta dei frati di Piona che producevano la goccia imperiale.

Abbiamo saltato il dolce, cosa ci può dire dei dessert che proponete?

Qui era forte la Desolina che ha trasmesso i segreti a mia figlia Daniela. Ci sono dolci per tutti i gusti e tipi, tutti sfornati da mia figlia che fa anche degustare un gelato con latte di capra con mirtilli di nostra produzione.

In questi 55 anni di attività la Capanna è stata frequentata anche da personaggi famosi?

Renato Pozzetto era di casa, qui ha anche girato alcune scene del film "Tre tigri contro tre tigri", poi sono venuti a trovarci Gerry Scotti, la tennista statunitense Jennifer Capriati, lo chef Giorgio Locatelli, il nuovo allenato dell'Inter Cristian Chivu, i comici di Zelig Alessandro Betti, Marta Zoboli, Enzo Paci, Antonio Ornano e tanti altri.  In questo mezzo secolo è difficile ricordarli ed elencarli tutti.

Va bene Vararo, ma Vittorio non possiamo non chiederle per concludere questa chiacchierata qualche ricordo della sua Leggiuno.

Tanti legati all’infanzia, ogni tanto quando mi incontro con mia sorella Marilena riaffiorano ricordi dei tempi del paese. Per diversi anni ho fatto degustare la storica grappa Santa Caterina, che era prodotta a Ballarate dal mio amico oramai scomparso Silvio Costantini. Per tanti anni è stata una peculiarità leggiunese, insieme al famoso formaggio del caseificio Morandi allora mio vicino di casa. Per la verità sono i miei figli a farmi ritornare un po' indietro alla storia del mio paese, tanto che adesso vogliono portare su alla locanda le antiche macchine di mio papà ciabattino. 

Vittorio ci ha raccontato la sua vita e i suoi piatti, adesso è il momento dei saluti.

Prima di andare via deve andare ad accarezzare il mio lama ed il mio cavallo che sono i custodi di questo luogo e se si vuole fare trekking c'è solo imbarazzo della scelta: qui è pieno di sentieri che conducono a luoghi con panorami affascinanti.

Claudio Ferretti

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