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Calcio | 11 maggio 2025, 08:23

L'ultima impresa di un allenatore "unico". «Dove c'è entusiasmo, io ci sono. Il sogno? Allenare una nazionale. Correndo tra le vie di Varese, la amo ancora di più. Grazie alla mia Lory»

Promozione o salvezza, Beppe Sannino centra sempre il traguardo. Stavolta ha salvato il Bellinzona subentrando in corsa con le sue armi: mentalità, gruppo, fuoco, capacità di soffrire assieme e imporre il gioco. «Sean Sogliano è l'uomo dei miracoli. Il Varese? Dovrebbe abolire i proclami e fare risultati puntando sul carattere, solo così qui accendi la gente. Vorrei che il calcio italiano fosse più vivibile e meno esasperato: guerriglie e squadre sotto tiro allontanano ragazzi e famiglie. L'Inter in finale incarna la personalità di Inzaghi: non molla mai. È tutto scritto»

Beppe Sannino, 68 anni, va di corsa e ci fa ancora respirare un calcio vero fatto di dignità, valori, gruppo, passione e libertà

Beppe Sannino, 68 anni, va di corsa e ci fa ancora respirare un calcio vero fatto di dignità, valori, gruppo, passione e libertà

Puoi girare il mondo finché vuoi, ma Sannino ce l'abbiamo noi.
Beppe Sannino, che con Sean Sogliano è il "papà" degli Unici arrivati in serie B partendo dal tombino dell'ultimo posto in Seconda Divisione, ha festeggiato da qualche giorno il suo 68° compleanno vincendo da par suo, con grinta e determinazione, l'ennesima sfida e salvando il Bellinzona, che milita in Challenge League, la seconda divisione del calcio svizzero, dopo essere subentrato nel corso del campionato quando l'ultimo posto e la retrocessione erano a un passo. Grazie alla solita lunga serie positiva fatta di concretezza e gruppo, Beppe ha aggiunto un'altra perla alla sua lunghissima collezione di mister che ottiene sempre ciò che gli chiedono e che vuole, ma anche molto di più. Ovvero la capacità, rarissima a ogni livello, di essere amato quando c'è e rimpianto quando non c'è più. Merito di una carica umana, un amore per il suo lavoro e una capacità di motivare anche i sassi, ottenendo il massimo dalle sue squadre e da chi lo circonda, ma anche di un'ironia graffiante che sono il sale e il pepe del suo calcio. Come la capacità di soffrire assieme, imporre il proprio gioco e gettarsi nel fuoco, quel fuoco che poi scorre veloce nelle vene di giocatori, tifosi e dirigenti che lavorano con lui. Alla Sannino. Un modo di intendere il pallone e l'esistenza con libertà, dignità, cuore, temperamento, visione: applicato al pallone, si traduce in una sola parola. Anzi, in un aggettivo: vincente. 

Beppe Sannino, qual è stato il segreto di questa salvezza?
Lavorare sodo tutta la settimana, creare il giusto approccio alla partita, trasmettere la giusta mentalità ai giocatori. E poi la grande coesione del gruppo.

Ora che ha raggiunto l'obiettivo, quali sono i programmi per il futuro?
Il prossimo allenamento e finire bene il campionato. I tifosi si ricordano sempre di come inizi e di come finisci... Solo così lasci un bel ricordo.

Il suo futuro può ancora essere legato al calcio svizzero?
Ho allenato in tante piazze, sia in Italia che all’estero.  Non mi faccio particolari problemi sul "dove", ma voglio trovare un obiettivo da poter realizzare con società serie, organizzate e con voglia di portare avanti dei programmi. Chi mi conosce sa come sono fatto e sa che riesco a dare il massimo solo quando percepisco entusiasmo, voglia di fare e di costruire qualcosa, in organizzazioni in cui ciascuno fa il proprio mestiere.

Nella sua lunga carriera ha avuto gioie e delusioni: cosa le manca ancora?
Di allenare una nazionale. È un mio sogno. Ci sono andato vicino e ancora non demordo...

È ancora in contatto con Sean Sogliano?
Certamente, abbiamo un rapporto che va ben oltre l’amicizia. Ci sentiamo spesso, ricordando i momenti straordinari e indimenticabili vissuti a Varese. È una persona speciale, un direttore sportivo molto competente e un uomo dei miracoli calcistici, dettati dalla sua professionalità. Colgo l’occasione per fargli i complimenti per l'ennesimo miracolo fatto quest'anno con il suo Verona. Sean è un uomo di competenza e di valore: tutto ciò gli basta per avere la mia grande stima.

Il Varese da dove deve ripartire?
A mio parere dal non fare troppi proclami. Non deve dare troppe aspettative, ma fare programmi ed entusiasmare la tifoseria con i risultati in campo. Per costruire un sogno calcistico bisogna lavorare seriamente sotto traccia e mostrare i risultati di questo lavoro ogni domenica, affinché grinta, volontà, voglia di fare e determinazione siamo percepiti da un pubblico che è ancora innamorato dai colori biancorossi.

Come vede il calcio italiano?
Posso ribaltare la domanda così: cosa mi aspetto dal calcio italiano? E la mia risposta a questa domanda è che lo vorrei più vivibile, meno esasperato. Si deve vivere il calcio tifando i propri beniamini, soffrire insieme alla squadra del proprio cuore nella gioia e nel dolore. I tifosi devono fare il loro e la società ed i calciatori devono fare il loro lavoro mettendoci impegno e serietà. Un conubbio nel  profondo rispetto delle parti.  Le guerriglie tra le curve, le squadre che sono sotto tiro delle tifoserie esasperate sporcano il bellissimo sport del calcio e lo portano lontano da ciò che deve essere, ovvero qualcosa di vivibile per le famiglie e per i ragazzi.

Da varesino doc quale è diventato, cosa preferisce della Città Giardino?
Sono fiero di abitare a Varese e di aver sposato Loredana, una varesina doc che mi ha fatto ancora più apprezzare l'identità e i tratti somatici della città ma anche della sua provincia.  La Città Giardino è bella tutta, nei suoi angoli caratteristici e nei suoi luoghi artistici. Con Loredana ho poi imparato a conoscere la cucina varesina con i suoi risotti e non solo, tutta roba che poi devo provare smaltire con la mia passione per la corsa.

A proposito, dove va a correre solitamente?
La scelta è veramente ampia. Dal Sacro Monte alla zona dello stadio, nei sentieri vicino a Casciago e a Calcinate degli Orrigoni sulla pista di atletica. Adesso che ho preso casa a Mustonate, vado anche sulla ciclabile del lago. Poi, ultima novità, mi sono iscritto al gruppo podistico Cus Campus: è un modo nuovo per trovare nuovi stimoli e obiettivi.

Ha ovviamente visto e apprezzato Inter-Barcellona, vero?
Una partita straordinaria che passerà nella storia del calcio. L'Inter è veramente forte e coesa e la finale potrà giocarsela a testa alta. Ho mandato un messaggio di congratulazioni a Simone Inzaghi, che mi ha risposto molto soddisfatto. L'Inter a mio avviso ha impersonato la personalità del suo allenatore, che è un uomo gagliardo, tenace, che sa soffrire e non molla mai.... Poi parliamoci chiaro: fare 7 gol al Barcellona non capita tutti i giorni. Ho vissuto una serata di calcio italiano da brividi.

Un pronostico per la finale di Champions League.
Sarà una grande partita tra due grandi squadre che sicuramente scriveranno una pagina importante nella storia del calcio europeo. Due allenatori di alto livello come Simone Inzaghi e Luis Enrique da adesso sino al 31 maggio sapranno preparare bene l'appuntamento e sapranno regalarci sicuramente un spettacolo calcistico straordinario. Del resto magari è già tutto scritto, come spesso ripetevo quando allenavo quel Varese che avrò sempre nel cuore.

Claudio Ferretti - Andrea Confalonieri


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