Non è facile trovare le parole giuste per un campionato chiuso al sesto posto dopo aver cullato a lungo l'impresa della serie C (solo i disinformati e chi non è capace di sognare può pensare che la famiglia Di Caro non voglia veramente arrivare in C: noi siamo sicuri che è e sarà un chiodo fisso finché non diverrà realtà). Ma la Varesina ci è riuscita, e l'ha fatto mettendo sul piatto le sue qualità migliori: la sincerità, l'onestà e la passione. L'ha fatto senza trovare scuse, né alibi («Non vi diremo che siamo contenti solo perché è la cosa più facile da dire»), ma usando una parola che è difficile da scrivere quando non arriva la vittoria che speravi: grazie. Grazie a chi «con il cuore in mano e la maglia sudata ha acceso tante domeniche con voglia, fame, coraggio». Grazie a chi «ci ha abbracciati davvero», e sono stati molti di più rispetto al campionato precedente, quando erano già stati molti in più rispetto a due anni fa. «Non ci arrendiamo - il finale del "grazie" rossoblù intriso di quella testardaggine e di quella cieca fede in sé stessi che qui alla fine arrivano sempre in porto, costi quel che costi - Siamo già al lavoro. E, questa volta, lo faremo con ancora più forza, con ancora più fame. Stiamo costruendo, pezzo dopo pezzo. E anche se il salto non è ancora arrivato, noi ci siamo».
Il "grazie" della Varesina
Ci abbiamo pensato a lungo.
A come trovare le parole giuste, quelle perfette, per raccontarvi cosa ci lascia dentro questa stagione. Ma la verità è che non servono discorsi raffinati: quello che sentiamo è qualcosa di più profondo. Non vi diremo che siamo contenti solo perché è la cosa più facile da dire. E non vi prometteremo che l’obiettivo arriverà il prossimo anno, perché certe promesse, in questo sport, pesano più di una finale.
Quello che possiamo e vogliamo fare, però, è dire GRAZIE.
Dal cuore. A nome della famiglia Di Caro, della società, della direzione sportiva. Grazie a questi ragazzi che, con il cuore in mano e la maglia sudata, hanno acceso tante domeniche con la loro voglia, la loro fame, il loro coraggio. Non è stato un cammino semplice, credeteci. È un sentiero ripido, pieno di sacrifici, costruito un giorno alla volta, un allenamento dopo l’altro, con uno staff tecnico che non ha mai mollato e con il sostegno di persone vere, di gente che quest’anno ci ha abbracciati davvero.
E quell’abbraccio lo abbiamo sentito forte, nella tribuna piena all’ultima giornata. Una partita che forse contava poco per la classifica, ma che per noi ha significato tanto. Era il segno che qualcuno, molti, dalla Curva Est al bimbo più piccolo del settore giovanile, hanno capito quanto abbiamo dato per provarci, per sfiorarlo quel sogno, per stringerlo anche solo per un istante.
Ma non finisce qui. No, non ci arrendiamo. Siamo già al lavoro. E questa volta, lo faremo con ancora più forza, con ancora più fame. Stiamo costruendo, pezzo dopo pezzo. E anche se il salto non è ancora arrivato, noi ci siamo. Siamo pronti. A ripartire. Insieme. Sempre insieme.