Una commissione, come usava un tempo, quando i mecenati, di solito nobili o alti prelati, contattavano gli artisti per lavori importanti, per le loro collezioni private oppure per abbellire chiese e palazzi. Lo scultore Giorgio Presta è persona che ama le sfide, così ha accettato la proposta che Silvio Ciglia, amico degli artisti varesini e tra gli ultimi veri mecenati, gli ha lanciato dopo aver visto il catalogo della sua ultima mostra.
«Mi ha contattato lo scorso autunno, proponendomi di scolpire la copia delle Madonna lignea seicentesca che è custodita nella chiesa di Caldana, vicino a Cocquio Trevisago. Le è molto devoto, e il suo desiderio è di posizionare la scultura nel giardino della sua casa di Comerio. Questa Madonna ha un’espressione dolce, che il mio committente vorrebbe rimanesse, anche se l’opera finale vedrà in parte anche una mia interpretazione», spiega Giorgio, 68 anni il prossimo 5 maggio, nel suo grande atelier di Masnago.
La statua però non sarà in legno, ma scolpita in un blocco di marmo arrivato da Pietrasanta lo scorso 11 novembre, scelto personalmente da mecenate e scultore, 1 metro e settanta centimetri di altezza per 3 tonnellate e 200 chilogrammi, arrivato a Varese con i trasporti Ossola.
«Hanno lavorato molto bene, sono arrivati al mio studio con un bilico e un grosso muletto, l’hanno scaricato e messo in verticale. Si tratta di un blocco di marmo bianco puro, senza quindi venature, come per esempio hanno il marmo di Carrara o quello statuario, e finora non lo avevo mai lavorato».
Da novembre, Presta sta sgrossando il blocco, un lavoro certosino fatto tutto a mano: «Oggi, con l’intelligenza artificiale, ci si potrebbe affidare a un robot, che in base al disegno della scultura che si vuole realizzare fa tutto il lavoro. Per me il costo sarebbe stato troppo alto, e così mi sono messo a farlo a mano, con la mazzetta e la subbia, un particolare scalpello molto appuntito che alterno con la gradina, uno scalpello dentato a forma di forchetta. Naturalmente la prima cosa è stata tracciare il disegno a matita sul marmo. Sono circa a metà dell’opera, spero possa essere pronta per fine anno, e una volta terminata la statua dovrò fissarla su un basamento di porfido di Cuasso. Intanto sto leggendo tutti i libri che Antonio Forcellino, colui che ha restaurato il Mosè di Michelangelo, ha dedicato al grande scultore. Quando lavoro a questa Madonna entro quasi in una sorta di vuoto pneumatico, non penso a nulla e scolpisco, il marmo bianco puro è molto compatto e non ha difformità di grana».
Giorgio dovrà poi realizzare un’altra opera per lo stesso committente: «In una lastra staccatasi del marmo della statua, scolpirò un bassorilievo, riproducendo il San Francesco di Cimabue, anche qui una prima volta, ma mi piace affrontare nuove situazioni». L’artista varesino, che tiene regolarmente corsi di ceramica e di scultura, parteciperà tra l’altro, il 24 e 25 maggio, a una mostra a Masciago Primo, assieme al collega Emilio Negretti di Cantello. Anche in questo caso la cosa è organizzata da una coppia di mecenati francesi che ogni anno promuovono le arti, con spettacoli teatrali e mostre nei cortili del paese.