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Eventi | 15 febbraio 2025, 13:33

"Le verità spezzate" di Alessandro Robecchi: un riflesso della società di oggi

Questa mattina, l'Associazione Nazionale Carabieni ha ospitato la presentazione dell'ultimo giallo dello scrittore di "Monterossi". Un romanzo fatto di intrecci, di emozioni e di riflessioni sulla società attuale

Alessandro Robecchi ed Emiliano Bezzon

Alessandro Robecchi ed Emiliano Bezzon

Le verità spezzate. Questo il titolo del romanzo presentato oggi, sabato 15 febbraio, nello spazio dell’associazione Nazionale Carabinieri, a pochi passi dalla libreria Ubik.

L’autore è Alessandro Robecchi, nome noto nel panorama letterario italiano soprattutto come scrittore dei romanzi da cui è stata tratta la celebre serie tv Monterossi.

È un romanzo «molto più che bello – come l'ha introdotto Emiliano Bezzon, giallista varesino – in cui si intrecciano due trame: quella di Augusto De Angelis, tra i padri della letteratura gialla italiana, e una vicenda contemporanea, in cui un famoso regista che ha smesso da qualche tempo di girare ma vuole fare un film sulla vita dello scrittore. Mentre scrive, accade un delitto».

Quello di Robecchi è un giallo «di forte impegno politico e, come spesso accade, il romanzo diventa strumento per raccontare questioni importanti, in questo caso ci parla della libertà d’espressione ai tempi di De Angelis e ai tempi nostri».

«Dopo Monterossi, avevo bisogno di un altro sguardo, il personaggio è un mezzo, non un fine, gli occhi di Monterossi spesso sono perfetti per raccontare quello che ho in mente. In realtà, non avevo in testa questo libro, mi sono informato circa le origini del giallo italiano, ho letto i romanzi di De Angelis, i suoi racconti, mi sono messo a studiare la sua vita e la storia del giallo italiano, De Angelis viene ucciso da squadrista fascista dopo essere stato censurato dal regime e un periodo in carcere. Poi, ho letto tutto ciò che trovavo sul giallo italiano degli anni Trenta e più leggevo, più mi accorgevo che la storia è incredibile», ha proseguito Robecchi, con un rapido excursus sulle origini del giallo in Italia e del suo rapporto con il regime.

«Mentre leggevo – ha aggiunto – mi rendevo conto che De Angelis stava parlando di noi. Ma non volevo raccontare la sua storia, così ho inventato un personaggio che volesse farlo, un regista che, mentre realizza il film, incontra gli stessi ostacoli che aveva incontrato De Angelis, assiste all’indagine sull’omicidio accaduto vicino a casa sua come persona informata sui fatti, nota alcuni dettagli, un gioco di scatole che diventa un modo per dire che le libertà sono vigilate, non sono mai del tutto incondizionate. Anche, soprattutto, in Monterossi, si evince che il giallo sia solo un pretesto per parlare di noi, della nostra società, in cui i cattivi non sono mai del tutto cattivi, i buoni non solo del tutto buoni e la verità non va solo difesa, ma praticata».

L’aspetto particolare di questo giallo è, come ha riflettuto Bezzon, «il racconto dell’evoluzione di Milano, quella di De Angelis e quella attuale, molto più luccicante ma anche con molte contraddizioni».

«La Milano di De Angelis ha ancora dimensioni contenute, ma ha grandi velleità internazionali, c’era la Scala, mentre la Milano di adesso è molto cambiata, ha sempre accolto tutti, da parte mia vorrei farne una narrazione onesta, non come se fosse una macchietta, mi è piaciuto trovare in De Angelis una Milano non ancora selettiva, molto interessante e, al tempo stesso, molto buia, sono contento che emergano differenze rispetto a oggi. Il protagonista di una delle due vicende del mio giallo è un regista, presta molto attenzione alla luce, quando gira per Milano la cerca, anche io vado alla scoperta dei luoghi, non c’è un posto che racconto in cui non sia stato», ha, infatti, ricordato Robecchi, prima di soffermarsi sulla sua esperienza personale.

«Penso che la scrittura sia qualcosa di intimo, privato, così come ho fatto programmi in cui si lavora insieme, è molto più complicato ma ti arricchisce tanto vedere altri punti di vista. In Le verità spezzate, il film su De Angelis nasce nella casa del regista, poi inizia ad arrivare la troupe cinematografica, attorno a lui si crea un collettivo. In un primo momento, sembra complicato, ma poi tutto trova una sua armonia. Anche i temi dell’indagine e della verità - ha concluso lo scrittore - sono molto contemporanei, un’indagine altro non è che mettere insieme dei tasselli, ci sono condizionamenti, il giallo è sempre un’indagine sociale, quando nel romanzo gli inquirenti arrivano nel luogo dell’omicidio prima di tutto riscostruiscono la storia della vittima. Il giallo è un ottimo modo per raccontare di noi».

 

Giulia Nicora

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