Il Varese va dritto per la sua strada. «Vorrei tirare un po' una riga perché non viviamo la situazione giusta da vivere a Varese per l'hockey» dice Carlo Bino, che conferma tutti, dall'allenatore Glavic ai giocatori, che restano sulla stessa barca fino a fine stagione. Il presidente giallonero parla a tu per tu con i giornalisti al bar del palaghiaccio, si sottopone a qualunque domanda.
Ecco le parole di Bino e le risposte alle domande dei giornalisti
Stagione disastrosa da quarti in classifica e alle final four...
«In questi tre anni abbiamo riportato l'hockey in alto, abbiamo vinto una coppa e un campionato, siamo usciti in semifinale e abbiamo perso in finale a gara 6 un anno fa e in questa stagione, che sento definire disastrosa, abbiamo fatto le final four di coppa e siamo quarti in classifica. Siamo nelle prime quattro come pensavamo di essere».
Lette e sentite cose non giuste, che non tengono conto del lavoro di tre anni
«Credo che sia stato fatto un lavoro fantastico nel prendere la società da dove era e dove l'abbiamo portata. Tutto quello che ho sentito e letto in questi giorni non è giusto nei confronti di chi ha lavorato in questi tre anni, dalla dirigenza ai giocatori, dai tifosi alla città».
Nello sport si può anche perdere
«Stiamo vivendo un momento difficile, ma nello sport si vince e si perde. Non c'è nulla di male anche a perdere. Un tifoso vero, una città vera e un gruppo vero di persone può anche capire che si può perdere. Noi siamo i primi a non essere contenti per i risultati ottenuti negli ultimi venti giorni ma crediamo di poter tornare a fare bene. Non eravamo fenomeni quando abbiamo vinto 11 gare di fila, ma non è un gruppo di incapaci nelle ultime due settimane».
Secondo lavoro e amore per la città
«Qui c'è un gruppo di lavoro che ci aiuta allo stadio ogni giorno senza percepire un euro, è un progetto che si autosostiene con gli incassi del pubblico e l'aiuto degli sponsor. E' fondamentale ricordare che qui c'è un gruppo di giocatori che fa tutto questo come secondo lavoro, per amore della città e per dare continuità a qualcosa nato nel 2022: se questo gruppo di persone non si fosse messo a disposizione, sarebbero stati tre anni diversi rispetto a quelli che abbiamo vissuto».
Tre anni bellissimi. E va detto ora
«Sono stati tre anni bellissimi e lo dico proprio ora. Oggi l'obiettivo è tirare una riga su questi argomenti e capire che abbiamo fatto, stiamo facendo e faremo un grande lavoro perché siamo legatissimi a questa maglia, a questa città e al popolo giallonero. E tutto ciò che facciamo lo facciamo per il bene dei colori e per dare un'identità alla città».
Il Caldaro dovrebbe chiudere per tre finali perse di fila?
«Non meritiamo di distruggere tutto per un periodo difficile: l'amante vero di questo sport e il tifoso vero devono capire che non sempre si vince, vedi il Caldaro: dovrebbe chiudere per aver perso tre finali di coppa di fila? La delusione più grossa non è in voi, ma in noi».
Perché buttare via tutto?
«Ho ricevuto tantissimi messaggi di vicinanza, di amici e sponsor che mi dicono: "Ma stiamo impazzendo, per una sconfitta brutta si buttano via tre anni?". E di tifosi veri: che si vinca o che si perda, noi siamo qui. Anzi, siamo qui anche quando si perde. Vorrei che ci sia questa vicinanza da parte di tutti anche nei momenti difficili».
Anima e cuore senza un secondo scopo
«Questo progetto è nato da un gruppo di persone che si sono messe in gioco per amore della città, coinvolgendo pubblico e sponsor. Dietro a questo progetto c'è una famiglia che lavora e che non porta a casa un euro, mettendoci anima e cuore senza un secondo scopo. L'unico scopo è tenere Varese ai livelli che merita».
In 500 hanno visto i Mastini in giro per il mondo
«Ho sentito o letto che ci sarebbero giocatori che non giocano per la maglia o che lo fanno contro l'allenatore. Noi siamo qui per l'hockey, per avvicinare i più piccoli al ghiaccio, per coinvolgere pubblico e sponsor. Siamo qui a organizzare per tre anni le final four di Coppa a Varese anche per dare lustro alla città. Parlano per quello che abbiamo fatto i 500 biglietti comprati in giro per il mondo per vedere le partite dei Mastini».
L'allenatore fa parte della famiglia e del progetto
«L'allenatore è parte della famiglia e del progetto: quando ne ha vinte 11 di fila andava tutto bene, adesso che ne ha perse 4 bisogna cambiarlo. Non è e non sarà il capro espiatorio. Anche i ragazzi mi dicono: "Siamo noi che andiamo sul ghiaccio, cosa c'entra l'allenatore?". Dobbiamo uscirne di squadra, insieme. Siamo stanchi di testa o di gambe? Non lo so. Ma so che crediamo nel gruppo di lavoro che ha fatto molto bene fino a 20 giorni fa».
È stato troppo veloce il tentativo di ringiovanimento? Si sono visti anche Franchini e Vanetti in quarta linea...
«Noi abbiamo il budget più alto dopo l'Aosta perché tutti i giocatori a roster sono stipendiati ma anche perché dobbiamo mantenere a Varese con vitto e alloggio anche i giovani, mentre a Caldaro e altrove non succede. Abbiamo cercato di portare qui i ragazzi più interessanti, che non possono ancora essere i giovani locali e del settore giovanile, che con Longhi sta lavorando bene e sta chiudendo un buco generazionale. Le scelte dell'allenatore non sono fatte per mettere i giovani davanti ai senatori, ma perché le ritiene giuste. Noi dobbiamo gestire una transizione per avere giovani all'altezza della situazione quando i veterani non potranno esserci più. C'è una bella amalgama».
Avete mai pensato a un cambio di allenatore dopo aver detto di aver parlato con lui per rinnovargli il contratto?
«Mandare via l'allenatore è una sconfitta per la società. Ci sono state riunioni in settimana tra i ragazzi e, poi, tra Malfatti e Glavic. L'allenatore non è mai stato in discussione e il rinnovo sul contratto è sul tavolo, dobbiamo però prima capire quale squadra potremo mettere a disposizione sua e della città. Le parti dovranno incastrarsi in maniera perfetta. Noi a oggi non escludiamo che lui sia qui o sia via».
Pensa che l'allenatore è nell'ottica di capire che molti giocatori qui vanno anche a lavorare?
«Sicuramente questa per lui è un'esperienza diversa dal passato. Qui la situazione è diversa da Jesenice. Credo che si debbano solo allineare alcune cose ma l'intelligenza e la capacità del coach e dei giocatori non è in discussione».
Restano tre partite di master round in cui non c'è quasi nulla in palio perché si resterebbe comunque al quarto posto: come uscire da questo vortice negativo?
«Inutili magari a livello di punti, ma non credo neppure quello, ma decisive per rimetterci in pista».
Che clima si aspetta sabato per Varese-Appiano?
«Mi aspetto che la squadra entri sul ghiaccio determinata. Quello che lascia l'amaro in bocca è aver fatto gli ultimi 15 giorni di allenamento a livello pazzesco: magari bisogna allenarsi meno bene e fare la partita giusta. Sabato ognuno è libero di fare ciò che vuole ma penso che chiunque entri qui debba rispettare i colori e quello che è stato fatto in questi tre anni. Meritiamo di avere un pubblico che ci sostiene e sostiene i ragazzi provando ad aiutarli a uscire da questa situazione».
Perché Glavic non si è fatto vedere dopo la partita peggiore degli ultimi anni dei Mastini?
«Mi ha chiesto di riflettere dopo una situazione difficile e di poter andare a casa a farlo».
Il Varese ha qualcosa in meno di chi lo precede in classifica?
«Abbiamo vinto e perso con tutti».