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Politica | 27 novembre 2024, 12:56

Fratelli d’Italia e la fiamma nel simbolo, Pellicini: «Nessuna ragione di toglierla, rievoca la storia della destra»

Di recente si è riaperto il dibattito sul tema. Il deputato e presidente provinciale di FdI è nipote di un podestà e figlio di un segretario provinciale del Movimento Sociale: «Storie diverse. Io sono fortemente radicato nei valori della nostra Costituzione, ma la tradizione della destra va preservata anche con i simboli, importanti quanto la sostanza»

Fratelli d’Italia e la fiamma nel simbolo, Pellicini: «Nessuna ragione di toglierla, rievoca la storia della destra»

Di recente si è tornati a parlare della fiamma tricolore presente nel simbolo di Fratelli d’Italia. In particolare, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, in gioventù militante missino, ha dichiarato che la fiamma «appartiene a una storia passata» e che «arriverà il momento in cui la toglieremo dal simbolo» («per scelta nostra e non certo perché qualcuno ce lo impone», ha precisato).
Per altri, invece, non c’è motivo di spegnere la fiamma: «Mi auguro che non avvenga finché sono vivo. Per adesso non se ne parla», l’opinione netta di Ignazio La Russa.

Andrea Pellicini, deputato e segretario provinciale di Fratelli d’Italia a Varese, concorda col presidente del Senato: «Non c’è nessuna ragione per toglierla dal simbolo», afferma. «La fiamma è un simbolo della tradizione della destra in Italia – spiega Pellicini –. Non possiamo togliere tutti i simboli: hanno una loro importanza, rievocano qualcosa, rievoca la storia della destra, una storia molto seria».

Il deputato ricorda che «la fiamma è comparsa nel simbolo del Movimento Sociale, in quello di Alleanza Nazionale e oggi in quello di Fratelli d’Italia. Ovviamente i tempi cambiano, i modi di confrontarsi con la realtà cambiano. Io ho avuto un nonno podestà, un padre segretario provinciale del Movimento Sociale e poi senatore di Alleanza Nazionale, io ho fatto il sindaco e sono un deputato di Fratelli d’Italia. Io non sono quello che erano mio nonno e mio padre, però una tradizione della destra in questo paese è rimasta. Ringiovanita, rinnovata, aperta a molte più istanze. Ma è rimasta in noi questa forte tradizione rappresentata dalla fiamma».

A più riprese si è discusso della fiamma tricolore, che compariva appunto nel simbolo del Movimento Sociale, il partito fondato da reduci della Repubblica Sociale ed ex esponenti del regime fascista. Al momento della fondazione, nel 2012, non era presente nello stemma di Fratelli d’Italia. Venne aggiunta nel 2014, con riferimenti a Msi e An, poi rimossi nel 2017. Durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2022, Giorgia Meloni aveva detto che la fiamma «nulla ha a che fare con il fascismo».

Anche per Pellicini, mantenerla non significa rimanere ancorati a un lontano passato: «Io ho fatto l’assessore provinciale per otto anni – osserva –, il sindaco per dieci, prima di essere eletto deputato e nessuno mi ha mai contestato una mezza dichiarazione nostalgica. Sono fortemente radicato nei valori della nostra Costituzione. Però ritengo che la tradizione della destra vada preservata anche con i simboli. Che sono importanti quanto la sostanza e i contenuti».

In questi giorni, chiediamo a Pellicini, ha avuto modo di discutere del tema con i colleghi in Parlamento? «La stragrande maggioranza, se non la totalità delle persone con cui ho parlato è della mia stessa opinione – dice il deputato varesino –. Anche chi è arrivato dopo, provenendo magari da altri partiti, ne ha grande rispetto e non si sognerebbero mai di auspicare una cosa del genere. Del resto con la fiamma nel simbolo FdI è arrivata quasi al 30 per cento degli elettori di questo paese». Ottenendo quindi il consenso di chi ha tradizioni e storie politiche diverse.

Riccardo Canetta


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