Non servono molte parole per presentare Giuseppe Abbagnale, presidente uscente della Federazione Italiana Canottaggio che guida dal 2012 ed ex canottiere vincitore di due titoli olimpionici, sette Mondiali, nonché portabandiera per l'Italia ai Giochi di Barcellona del 1992.
Qual è il ricordo più bello della sua carriera agonistica?
La conquista della medaglia d'oro di Seul 1988 e dopo mezz'ora quella vinta anche da mio fratello Agostino nel quattro di coppia. In mezz'ora avevamo portato a casa, come famiglia e per l'Italia, l'oro olimpico in due specialità diverse: tre fratelli con tre medaglie d'oro al collo. Una grande soddisfazione personale e per la nostra nazione.
Come presidente della Federazione, può tracciare un bilancio di questa sua gestione quadriennale?
Certo, però vorrei sottolineare il fatto che più che gestione quadriennale la ritengo una gestione fatta di tre quadrienni: il primo mi è servito per conoscere la struttura e farla girare secondo i canoni che mi ero prefissato, e soprattutto secondo la visione che una Federazione vincente deve avere. Insieme al mio gruppo di lavoro ho gettato le basi per far tornare ai livelli che merita il nostro canottaggio e, contemporaneamente, ho lavorato per far crescere il canottaggio femminile come era ampiamente previsto anche dalle indicazioni internazionali; il secondo è stato di grande soddisfazione per la medaglia d'oro olimpica vinta dalle nostre straordinarie donne, Rodini e Cesarini, oltre a quella vinta alle Olimpiadi giovanili nel due senza da Zamariola e Castelnovo. A queste vanno aggiunte quelle importantissime conquistate con le squadre di ogni categoria sempre sul podio. Risultati che sono, soprattutto, frutto del prezioso lavoro svolto nelle società; questo quadriennio, parzialmente funestato dalla pandemia che non ci ha permesso di portare a termine i progetti prefissati, ci ha visti impegnati nell'affrontare due olimpiadi e due paralimpiadi, con relative qualificazioni, in tre anni e questo non è stato affatto semplice da affrontare. Poi c'erano le società da salvaguardare dopo la riapertura post pandemia, perché tenendo i circoli chiusi tutte o quasi lamentavano problemi di bilanci. Insieme al Consiglio abbiamo stanziato fondi da finalizzare ai vari aiuti aumentando, ove era possibile aumentare, le risorse a disposizione. Fatta questa premessa, posso affermare che il bilancio del lavoro sviluppato è più che positivo, ma non basterebbe una intervista per elencare le cose fatte, per cui sintetizzo che i risultati di ogni categoria sono sotto gli occhi di tutti, la Federazione ha una base solida e con le società che stanno lavorando sempre con grande professionalità. Ritengo, inoltre, che tutto è migliorabile, per questo sono stati già previsti i fondi necessari per l'attività di base. Tutto questo si trova nel mio piano di lavoro, dove sono elencati i punti che saranno sviluppati grazie al 10% del bilancio federale per l'attività remiera giovanile.
C'è un riduzione dei tesserati al canottaggio i numeri scendono e non salgono come in altri sport, qual è la strada da seguire per invertire questa tendenza e crescere i tesserati al canottaggio?
Esiste una riduzione e la spiego tranquillamente poiché sono i dati che tutti conoscono e, purtroppo, vengono strumentalizzati poiché sono relativi al tesseramento “Remare a Scuola”. Nel 2017, su un totale di n. 54.375 tesserati, quelli provenienti dal progetto “Remare a Scuola” sono stati n. 37.104, pari al 68,24%; nel 2018 su un totale di n. 41.744 i tesserati “Remare a Scuola” sono stati n. 25.964, pari 62,20%; nel 2019 su un totale di n. 44.601 i tesserati “Remare a Scuola sono stati n. 30.245, pari 67,81%. Questo avveniva perché tutti quelli che venivano in contatto con il progetto, anche solo per provare, venivano tesserati. Una situazione che non poteva reggere e, quindi, nel 2020 è stato eliminato il tesseramento promozionale “Remare a Scuola”, come era giusto che avvenisse, stabilizzando a 8.663 tesserati nella categoria scolastica su n. 22.044 tesserati totali. Chiarito questo, per far crescere i tesserati, oltre all'aiuto alle società attraverso finanziamenti di progetti e cessione in comodato d'uso di barche, remoergometri, ecc, è necessario far crescere il numero di società o ampliare la capienza di quelle che sono in attività, poiché il canottaggio è una delle poche discipline sportive che per fare attività ha bisogno di una sede, di barche, di motoscafi e di palestre. Va da sé che è più complesso e io come presidente mi adopererò da subito per invertire comunque la tendenza.
Presidente lei gareggiava con il 2 Con che è stato cancellato; dalla federazione internazionale adesso vengono eliminati i pesi leggeri, le gare femminili sono aumentate, adesso arriveranno le gare olimpiche di coastal rowing. Dove sta andando il canottaggio? Quali prospettive per il movimento italiano?
Aggiungerei anche la presenza di gare indoor che World Rowing vuole promuovere ulteriormente e la nascita dell'E-Sport che il CIO ha già sdoganato con le relative Olimpiadi. Il mondo sta cambiando, anzi diciamo che è ampiamente cambiato, e noi come Italia ci dobbiamo adeguare mantenendo comunque saldi i nostri valori. In ogni modo continueremo a programmare gare per la categoria pesi leggeri, per lo meno finché le società lo richiederanno, poi dobbiamo attendere la decisione di European Rowing che ha costituito una commissione, della quale ne fa parte anche la FIC, per valutare la costituzione dell'Europeo Pesi Leggeri per Club. Una iniziativa per la quale, ovviamente, abbiamo lavorato e dato parere favorevole. Fatta questa premessa, ritengo che le prospettive per il canottaggio italiano saranno senz'altro di alto livello poiché, come nazione, siamo già a buon livello nel Beach Sprint e soprattutto siamo già strutturati per far continuare a crescere tutti i settori, compresi anche quelli emergenti.
La Canottieri Varese con le manifestazioni internazionali è molto attiva, ed anche la squadra agonistica è tornata ad un buon livello, la Canottieri Gavirate si è confermata ancora in vetta alla classifica, anche le altre società varesine sono molto attive e conseguono buoni risultati. Cosa pensa del movimento remiero della nostra provincia?
Come in tutte le attività esistono zone e/o punti di forza che fanno muovere tutto il movimento. Questo lo è anche per la Lombardia, e quindi per le società del Varesotto, che di fatto è il propulsore del canottaggio nazionale grazie alla presenza di grandi società che hanno dirigenti e tecnici preparati ad intercettare i giovani da avviare al canottaggio e far crescere i talenti. A questo va aggiunto anche che in tutta l'area del varesotto si svolgono le maggiori regate nazionali e internazionali, quindi il volano e più che oleato per promuovere il canottaggio. In sintesi il movimento remiero della provincia di Varese è eccellente ed è anche uno dei punti di riferimento del canottaggio nazionale.
Atleti e medaglie olimpiche, medaglie mondiali ma il canottaggio fatica ad essere protagonista poca visibilità sui mass media poca popolarità. Quali saranno le azioni per migliorare la visibilità nel prossimo quadriennio olimpico?
Quella della poca visibilità è una vulgata comune. Non abbiamo la visibilità del calcio, ovvero quello di seria A, o di altre discipline di squadra e, da ultimo, del tennis, ma abbiamo le nostre vetrine attraverso la televisione di stato, sui giornali cartacei e on line, sulle radio e sui social media. Sicuramente non basta e dobbiamo fare ancora di più valorizzando non solo le medaglie vinte, ma soprattutto gli atleti che dovranno diventare personaggi a tutto tondo. Il valore non deve essere solo la medaglia vinta, poiché dopo qualche tempo è normale che l'interesse si affievolisca, ma la donna e l'uomo atleta, ponendo in evidenza la loro storia personale e quelle della società che li circonda. Per questo dobbiamo aprirci all'esterno ed essere sempre pronti a comunicare positività e gioia nel fare canottaggio.
Il prossimo quadriennio ci porterà a Los Angeles 2028; quali sono le prospettive per il canottaggio italiano? Qual è l'età matura, l'età giusta per raggiungere i massimi risultati nel canottaggio?
Le prospettive per il prossimo quadriennio sono quelle di formare delle squadre altamente competitive in ogni categoria ed arrivare a Los Angeles per conquistare almeno una medaglia d'oro che manca da troppo tempo, oltre a migliorare i risultati di prestigio già ottenuti. Per quanto riguarda l'età matura per ottenere grandi risultati nel canottaggio, questa è molto soggettiva anche se, personalmente, penso che dai 25 anni in su per un atleta italiano sia il periodo migliore per ambire a salire sul podio olimpico e, comunque, a calcare le scene del canottaggio assoluto sia olimpico che di Beach Sprint. Per il pararowing il discorso è più complesso, ma lo stiamo affrontando con decisione come pure le scelte che saranno determinanti per la categoria II per la quale mi sto battendo per farla rientrare nei programmi di World Rowing.
Sul lago di Varese abbiamo nazionali straniere che si preparano e si allenano e trovano il lago ottimo per la preparazione. La nostra nazionale invece è poco presente e si prepara in altri luoghi. Non c'è nei piani della Federazione di avere un centro di preparazione anche a Varese?
Assolutamente, poiché abbiamo intenzione di mantenere in pianta stabile un hub di allenamenti sul lago di Varese perché è centrale nella più ampia visione europea e questo pur mantenendo il Centro di Piediluco che, comunque, continuerà ad essere il Centro Nazionale. La Federazione è cresciuta e con questa crescita anche le squadre sono più numerose per cui c'è bisogno di spazio. Stiamo già lavorando da tempo per operare queste scelte con hub al nord per attività olimpica e Beach Sprint come pure in altri luoghi d'Italia. Non solo centralità ma soprattutto decentramento, non selvaggio, finalizzato all'andare incontro alle esigenze degli atleti.
Quali sono i suoi progetti futuri e che impegni concreti si impegna a realizzare se verrà rieletto?
Il mio programma elettorale è concreto e per questo lo chiamo Piano di Lavoro, poiché tutto ciò che è indicato sarà realizzato nell'arco dei quattro anni, come è sempre avvenuto ad esclusione del periodo pandemico nel quale molte attività sono state cancellate poiché non era possibile svolgerle. Quindi io, insieme la mia squadra fatta di gente concreta, realizzerò tutto quanto è nel mio Piano di Lavoro.
Secondo la sua opinione è giusto misurare la federazione in base al medagliere sacrificando lo sviluppo a lungo termine delle specialità olimpiche a favore di risultati immediati?
Ritengo che la valutazione di una federazione sia fatta attraverso le analisi di tanti fattori che la compongono e che sviluppa durante l'arco del quadriennio. E' fondamentale, in ogni modo, tenere conto dei risultati poiché è anche il mandato che ci pongono davanti sia il CONI che il CIP, aggiungendo anche la FISDIR poiché siamo federazione paralimpica.
Lo sport come la società è in continua evoluzione gli attuali allenatori sono in grado di rimodularsi a questi cambiamenti e a nuove metodologie di allenamento?
C'è bisogno di tanta formazione e tutti i nostri allenatori, sia societari che federali, sono in grado di lavorare al fianco dei giovani e portando avanti le nuove sfide poiché è nel loro DNA la giusta resilienza per comprendere le modalità migliori per progredire e, a volte, anche anticipare i tempi. La parola d'ordine è comunque Formazione.
Pensa di poter garantire aggiornamenti continui al personale tecnico per avere sempre una formazione tecnica al passo con i tempi?
Il nostro Settore Formazione è all'avanguardia poiché lavora a stretto contatto con l'Istituto di Scienza dello Sport, Con Sport e Salute e con il CIP sviluppando i vari protocolli e condividendo con tutti gli organismi le idee e le iniziative che vengono messe in campo. Sì, posso garantire una formazione tecnica al passo con i tempi poiché la nostra Federazione è già nel futuro, non deve arrivarci con annunci mirabolanti: noi lavoriamo nel futuro utilizzando anche l'Intelligenza Artificiale.