Terreni allagati, raccolti al palo e semine autunnali bloccate. Nelle campagne prealpine sono state settimane complicate, in cui gli agricoltori hanno dovuto fare i conti con gli effetti del maltempo che a più riprese ha interessato ha provincia di Varese nell’ultimo periodo, con precipitazioni intense anche nei giorni scorsi: ora, con la ricomparsa del sole e un bollettino meteo più clemente si tratta, ove possibile, di recuperare il tempo perduto.
Lo rimarca la Coldiretti provinciale precisando che, “mentre nelle aree montane si assiste a fenomeni di dissesto e smottamenti in pianura gli agricoltori non possono entrare nei campi zuppi d’acqua. Il risultato è che le operazioni sono bloccate o fortemente rallentate, paralizzando di fatto i lavori che andrebbero fatti in questo periodo” osserva il presidente Pietro Luca Colombo.
In particolare in ampi areali lombardi non sono ancora terminate le raccolte di produzioni estive come quelle di mais di secondo raccolto e della soia. Seminate in ritardo a causa delle piogge primaverili, su queste coltivazioni ora si temono cali produttivi al momento stimati tra il 20% e il 30% in meno rispetto ad annate normali.
L’annunciato ritorno del tempo stabile potrebbe aiutare a recuperare in parte il ritardo accumulato, ma se dovessero ripresentarsi condizioni meteo sfavorevoli, il rischio è anche quello di perdere completamente la produzione rimasta in campo.
Con i terreni resi impraticabili dalla troppa pioggia – prosegue la Coldiretti Varese - non si è neppure potuto procedere con l gran parte delle semine dei cereali autunno-vernini, come frumento e orzo, che andrebbero fatte in questo periodo.
La difficoltà nelle semine – continua la Coldiretti provinciale – riguarda anche quelle colture, non a scopo alimentare, messe a dimora in vista dell’inverno per proteggere i terreni durante i mesi più freddi. Il rischio, in questo caso, è che gli agricoltori vadano incontro a sanzioni per non rispettare gli impegni agro-climatico ambientali presi con l’Unione Europea.
“Questa situazione – conclude il presidente Colombo – dimostra ancora una volta come l’agricoltura sia l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi”.