Anche una parte della provincia di Varese è stata inclusa nella zona di restrizione I per il contenimento e contro la diffusione della peste suina africana, che viene portata dai cinghiali e infetta i maiali.
Si tratta della parte più a sud, quella che confina con la provincia di Milano dove il virus è maggiormente diffuso, ma i timori riguardano l’intero territorio a ridosso della provincia di Novara, inserita in tutte e tre le zone di rischio.
“È da gennaio 2022, quando la Psa è stata scoperta a Ovada, che diciamo a Regione Lombardia di intervenire, di prendere adeguate precauzioni, di prevenire: non siamo mai stati ascoltati e i risultati adesso si vedono. Migliaia di animali infetti, sia tra i cinghiali che tra i suini, abbattimenti continui, allevamenti, indotto, lavorazione, cioè salumifici e prosciuttifici, in crisi nera, sindaci e cittadini dei territori colpiti dall’epidemia molto preoccupati e ora costretti a regole stringenti. Ci sono già province della Lombardia dove si stanno limitando le uscite all’aperto, lo sport nella natura, il passaggio dei veicoli. E gli agricoltori non possono incontrarsi per evitare di trascinare ovunque un virus che rimane nel terreno per mesi, se non anni”, fa il punto Samuele Astuti, consigliere regionale del Pd.
“Adesso tutto questo sta cominciando ad arrivare anche nella nostra provincia, ma come diciamo ormai da anni, si poteva evitare o quanto meno prevenire. Dalla Giunta regionale ci siamo sempre sentiti dire che facevamo allarmismo, tranne poi ora correre ai ripari con interventi random e raffazzonati, ma sostenendo che tutto il possibile è stato fatto. Se così fosse, non saremmo la regione italiana con più focolai, 18 su 24, secondo i dati dei primi di settembre comunicati dal nuovo commissario straordinario alla Psa”, fa sapere Astuti.
“Nella seduta di consiglio regionale dell’altro giorno, abbiamo presentato l’ennesimo atto, una mozione, per chiedere sostanzialmente più personale deputato a fare i controlli, quindi implementando gli organici dei servizi veterinari territoriali delle Ats, e più chiarezza per quanto riguarda le linee guida e gli interventi da fare, soprattutto sul tema della sicurezza, efficientando la catena di comando e la governance, per quanto di competenza di Regione, e prevedendo un maggior coinvolgimento dei sindaci, cui devono essere inviate informazioni e disposizioni per informare a loro volta correttamente la cittadinanza. Risultato: l’atto è stato bocciato dalla maggioranza di centrodestra”, dice il dem.
“Oltre tutto, non è chiaro alla Giunta che la questione non riguarda solo l’assessorato all’Agricoltura, ma anche quello alla Sanità, perché parliamo di un virus, mentre invece è totalmente assente, nonostante sia quello cui afferisce la medicina veterinaria della Regione, e questo spiega gli errori fatti. E riguarda anche l’assessore allo Sviluppo economico, visto quello che sta succedendo al comparto. Eppure, continuiamo a non essere ascoltati e gli animali continuano ad ammalarsi e il virus a diffondersi senza controllo. Pare davvero che ci sia la volontà di voler far morire un comparto, con noi che, dall’altra parte, insistiamo nel voler essere costruttivi e portiamo in Aula le proposte che abbiamo raccolto dalla viva voce dei territori colpiti”, conclude Astuti.