“Pezzi di colore. I campioni e le grandi firme degli anni Settanta nei racconti di un giornalista cresciuto con loro”. Questo è il titolo del libro - scritto da Franco Bonera - con cui è stata inaugurata la terza edizione di SportivaMente - il Festival dei libri sportivi, con una presentazione ad opera dell’autore e del giornalista sportivo Alberto Cerruti.
Franco Bonera ha iniziato l’intervento chiarendo il significato di “pezzi di colore”. Negli anni in cui lavorava alla Gazzetta dello Sport, i “pezzi di colore” erano articoli che trattavano gli aspetti umani e psicologici dello sport, non quelli tecnici.
Scrivere i pezzi di colore era proprio l’ambizione dell’autore, che li ricorda tutti con affetto: «Non ne ho uno preferito - afferma rispondendo a Enrico Anghilante, presidente dell’associazione Territori - e domandarmi quale sia il più bello sarebbe come chiedere ad un genitore qual è il suo figlio preferito. Ai miei occhi sono tutti uguali e tutti importanti».
«In questi articoli non ho mai ricercato il gossip, ma ho sempre guardato agli aspetti umani. E sono contento che, nel tentativo di farmi scrivere pezzi di colore, mi abbiano mandato in tantissimi posti, perché questi pezzi nascono quando sei dentro alla situazione, e improvvisamente ti viene lo spunto».
Per il vicedirettore della Gazzetta dello Sport, questo lavoro è stato un trampolino di lancio, un modo per girare il mondo e conoscere nuove persone. E tutto questo è successo grazie alla sua maestra di quarta elementare, che - quando era un bambino - gli ha detto che avrebbe dovuto fare il giornalista.
Il motivo che ha spinto l’autore a pubblicare questo libro è stata la volontà di ricordare i suoi pezzi di colore, di cui ha scritto sulla base della sua memoria, ma anche far capire come è cambiato lo sport. Negli anni Settanta, il calcio era vissuto in modo diverso, si avevano meno informazioni ed era più difficile assistere alle partite. Oggi, il mondo dello sport è profondamente diverso.
«Mancano i campioni, perché le cose non sono più le stesse. Una volta i ragazzini giocavano a calcio negli oratori o per le strade. Oggi, se vuoi diventare qualcuno devi essere inserito in una società valida fin da piccolo», spiega Franco Bonera.
«Sono cambiati anche i genitori - sottolinea Alberto Cerruti - che cercano sempre di proteggere eccessivamente i figli. Spesso, nelle partite giovanili si assiste a scene aberranti, con i genitori che insultano gli arbitri. E questo vale anche nella scuola: è sempre colpa degli insegnanti».
Ad aver cambiato volto - secondo Bonera e Cerruti - non è solo lo sport, ma anche il giornalismo. «Il mestiere del giornalista è cambiato profondamente - spiegano - perché noi avevamo la possibilità di scrivere quello che pensavamo davvero. Oggi, invece, prima di essere pubblicati gli articoli vengono “filtrati”. Ci sono anche tanti condizionamenti: abbiamo fatto interviste per cui ci hanno chiesto in cambio di essere in copertina. Tutto questo rende i giornali meno credibili».