Ogni anno ÈQUALAFESTA, la manifestazione organizzata da GIM-TERREdiLAGO al Boschetto di Germignaga, propone temi sociali che non possono lasciare indifferenti; varie le modalità con cui vengono affrontati, dalle conferenze ai laboratori, al teatro, ai mercatini, con momenti di convivialità e riflessione. Quest’anno il tema era “Se non integri….disintegri” e il gruppo di lavoro sull’integrazione, nato dalla Comunità Operosa Alto Verbano e istituzionalizzato dal Comune di Luino con il supporto dei Servizi Sociali e di diverse associazioni, ha proposto “La biblioteca dei Libri Parlanti” ovvero la possibilità di ascoltare dalla viva voce dei protagonisti le storie che li hanno portati da lontano fino a noi.
Tante le persone che hanno potuto così ascoltare, direttamente dagli autori, il racconto di una parte delle loro vite, del loro viaggio, delle difficoltà incontrate, delle persone che hanno teso loro una mano o chiuso una porta in faccia, del loro inserimento nella nostra comunità nel varesotto.
È stata la prima esperienza per loro e per noi. Alcuni di loro hanno scritto libri e hanno quindi avuto modo di incontrare un pubblico, ma non in modo così intimo e ristretto.
Noi siamo entusiasti dell’iniziativa: per noi è stato emozionante incontrarli nelle settimane scorse per la preparazione del progetto, ascoltare le loro storie, decidere insieme i titoli, ma altrettanto lo è stato per chi ha “ascoltato” i libri parlanti.
Tra queste persone abbiamo raccolto alcuni commenti:
“Esperienza interessante, profonda, si ha l’opportunità di empatizzare, c’è anche la comunicazione corporea, le espressioni facciali che aiutano a creare una forte unione”.
“Colpisce la loro forza che esce in modo prepotente, la voglia di vivere”.
“Ti fa capire che sei nata nella parte migliore del mondo e che non hai meriti per questo, sei solo stata fortunata”.
“Clamorosamente bello chiacchierare con loro, un regalo che ci hanno fatto, credo per loro molto forte e difficile raccontarci esperienze così dolorose”.
“Quel che ti trasmettono non è solo la sofferenza che hanno vissuto ma soprattutto la forza, hanno avuto il coraggio di uscire da situazioni difficili, si sono dati da fare, hanno rischiato la vita per avere una nuova e migliore opportunità di vita”.
“Guardarli negli occhi, ascoltarli aiuta ad entrare in empatia”.
“Esperienza rara, utile perché al di fuori degli stereotipi, ho scoperto una storia dell'Afghanistan diversa da quella che si legge sui giornali”.
“Poter fare questa esperienza diretta, a piccoli gruppi, permette di creare un clima più confidenziale, facilita il confronto, ho fatto domande che in un gruppo ampio non avrei avuto il coraggio di fare”.
“Ho visto tanto orgoglio, ho capito quanto possano essere e sono una risorsa di cui non ci rendiamo conto, lavorano e sono attivi nei nostri Comuni e nelle realtà”.
“Ho ascoltato profondità di pensiero e di valori che potrebbero essere utili per migliorare il nostro paese”.
“Ho visto la volontà di assorbire i valori del nostro paese, ma anche il desiderio di poter tornare a casa quando sarà possibile”.
“Esperienza emotivamente coinvolgente, sincera, diretta, intima”.
“Penso sia un’esperienza forte per noi ma anche per loro; forse raccontare li aiuta a buttare fuori il dolore, ad imparare ad esprimerlo nella nostra lingua”.
“Credo per loro terapeutico, per noi incredibile pensare che una ragazza da sola possa aver fatto quel viaggio, senza nessuno a cui potersi rivolgere, arrivare qui e trovare forze dell’ordine che le suggeriscono di dormire in stazione…sconvolgente”.
“In pochi mesi è riuscita ad arrivare qui, ha rischiato in mare ma poi il trasferimento è stato veloce, perché non si può fare per tutti/e?”.
“Conoscere un universitario scalfisce gli stereotipi che li vuole tutti non istruiti. A tal proposito ho visto da parte di molti interesse per la nostra cultura, passione per lo studio e la conoscenza. Potrebbero essere un modello per i nostri ragazzi e le nostre ragazze”.
“Ha scelto di non stare in città dove c’erano tanti connazionali per evitare di entrare in situazioni fuori legge. Ha un gran timore di essere giudicato male per la sua provenienza, per la sua pelle, così si isola, evita i contatti. Triste che un ragazzo di 27 anni frequenti pochi coetanei e gli amici italiani che hanno famiglie ancora molto diffidenti verso di lui, che invece è ben inserito e lavora attivamente in un ristorante davvero speciale: “Il grotto del sorriso””.
Abbiamo chiesto un riscontro anche ai “Libri parlanti”: hanno trovato coinvolgente, utile ed interessante questi incontri. Ha permesso loro di esprimere e allo stesso tempo rielaborare vissuti dolorosi, hanno riscontrato interesse, empatia, voglia di conoscere. Qualcuno/a ha trovato utile l’occasione anche per perfezionare l’italiano. Qualcuna/o era felice di aver avuto l’occasione di conoscere, incontrare e parlare liberamente con tante persone. Anche loro pensano che sia un buon modo per conoscersi, per guardarsi negli occhi e riscoprirsi simili, con la voglia di condividere e di sostenersi.
Noi ovviamente siamo estremamente soddisfatti, abbiamo visto tanto interesse, ringraziamo chi ha accettato di ascoltare i Libri Parlanti; vorremmo ripetere questa esperienza, in altri luoghi, con altre persone. Il desiderio e l’obiettivo è arrivare a chi guarda con sospetto i migranti, a chi ne fa un’entità astratta, unica e pericolosa. Vorremmo aiutare a far conoscere le persone, farle emergere dall’anonimato della parola “migranti”, far verificare che sono una risorsa e non un peso.
Non da ultimo un sincero ringraziamento alle donne e agli uomini che hanno accettato di condividere con noi le loro esperienze; li elenchiamo con i titoli dei loro “Libri Parlanti”:
KIPENGELO Aloyce: “Un guerriero Masai a Luino”
OBWYUWANA Emmanuel: “Il futuro Cannavacciuolo”
BA Abdulaye: “L’eco del tempo”
CONDE Siaka: “Le cicatrici non spariscono mai”
ATAI Walimohammad: “Il camikaze mancato”
AOUADI Salwa: “Il coraggio di una mamma”
SING Tecle Blanche: “Il viaggio avventuroso di Blanche”.