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Gallarate | 14 agosto 2024, 12:46

Il "papà" dei ricci in difesa del bosco di Gallarate: «Gli animali sono parte di un patrimonio da proteggere»

Il dottor Massimo Vacchetta si espone a sostegno degli attivisti in via Curtatone: «Il contrario di ambientalista e animalista è menefreghista. La legge prevede che la fauna selvatica sia messa in sicurezza»

Il "papà" dei ricci in difesa del bosco di Gallarate: «Gli animali sono parte di un patrimonio da proteggere»

In un'epoca in cui la crisi climatica e la perdita di biodiversità rappresentano sfide sempre più urgenti, appare assurdo che ci si trovi ancora a combattere per difendere quel poco di verde rimasto nelle nostre città: a prendere le difese del bosco di via Curtatone a Gallarate si aggiunge Massimo Vacchetta, veterinario del Centro Recupero Ricci “La Ninna”. 

La vicenda è emblematica di un conflitto ormai ricorrente: la scelta tra sviluppo urbano e conservazione ambientale. Questa volta, il prezzo da pagare sarebbe un polmone verde di due ettari, rifugio di una ricca fauna tra cui una numerosa colonia di ricci, preziosi custodi di un equilibrio ecologico delicato e fondamentale.

Anche secondo l’esperto in fauna selvatica l’amministrazione comunale di Gallarate ha deciso di sacrificare quest'area verde per costruire una nuova scuola, un progetto che, sebbene meritevole in linea di principio, non dovrebbe avvenire a scapito dell'ambiente e della salute pubblica. Il bosco, infatti, non è solo un'oasi per gli animali, ma anche un'ancora di salvezza per i cittadini, offrendo un mitigatore naturale del clima, protezione contro l'inquinamento e uno spazio di benessere psicofisico.

Di fronte a questa minaccia, l'appello lanciato dal Centro Ninna e sostenuto da altre sette associazioni, tra cui l'Uti, rappresenta una battaglia di civiltà. Non si tratta solo di salvare degli animali, per quanto importante possa essere: qui è in gioco la qualità della vita di un'intera comunità. I ricci, le volpi, e tutte le altre creature che abitano quel bosco sono parte di un patrimonio naturale che appartiene a tutti noi, e che le amministrazioni dovrebbero proteggere, non distruggere.

La richiesta di fermare i lavori e di esplorare soluzioni alternative è non solo ragionevole, ma necessaria, insiste. Esistono altre aree in cui si potrebbe costruire una scuola, senza dover sacrificare un polmone verde così prezioso. Il fatto che gli animali stiano attualmente allevando i loro piccoli rende la situazione ancora più urgente: un intervento brutale in questo momento provocherebbe sofferenze inimmaginabili e una strage silenziosa che non possiamo tollerare. 

La diffida inviata all'amministrazione comunale è un atto di responsabilità e di amore per la natura, che dovrebbe essere accolto con il rispetto e l'attenzione che merita, osserva. Se ignorata, questa richiesta di dialogo e collaborazione potrebbe sfociare in un'azione legale per maltrattamento animale e danno alla fauna selvatica, reati che sono punibili penalmente. Tuttavia, non dovrebbe essere necessario arrivare a tanto. Ciò che si chiede è semplicemente un po' di lungimiranza e sensibilità.

Ora più che mai, è fondamentale che ognuno di noi faccia la propria parte, è l'appello. Firmare la petizione, inviare e-mail al sindaco e diffondere l'appello sono gesti concreti che possono fare la differenza. È in gioco il futuro di un bosco, ma anche il nostro futuro. In un mondo sempre più soffocato dall'asfalto e dal cemento, il contrario di ambientalista non è solo "menefreghista", è irresponsabile, spiega il dottore. 

Le parole di Vacchetta sono chiare e si rivolge all'amministrazione e al sindaco: «lo ricordo pubblicamente qua. Buttando giù gli alberi e rasando al suolo quel bosco, uccido gli animali, lo lo fanno consapevolmente perché sono stati avvisati e dovevano fare un’indagine prima di di procedere. A quanto pare non l’hanno fatta o non l’hanno tenuta in considerazione. Ci sono degli animali, tanti animali che vivono lì compreso una colonia nutrita di ricci. Questo è un reato penale di maltrattamento animale a danno alla fauna selvatica che è patrimonio intangibile dello Stato, quindi patrimonio di tutta la la cittadinanza. Gli animali vanno prima messi in sicurezza, la legge lo prevede».

Alice Mometti

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