Erano in tanti al funerale di Elena Giudici. Nonostante il periodo già vacanziero. Nonostante le esequie celebrate nel mezzo di un giorno feriale. Nonostante un’afa implacabile. Erano in tanti e, all’uscita del feretro da San Lorenzo, nessuno aveva gli occhi asciutti. C’erano le t-shirt colorate del Palio gorlese, segno della festa recente alla quale anche Elena ha partecipato e dato il suo contributo (vedi QUI). C’erano gli adulti, vicini al dolore dei genitori, Monia e Davide. C’erano i giovani, tra i quali gli amici di Leonardo, suo fratello. C’erano i bambini, insolitamente composti, qualcuno accompagnato da mamma e papà al registro posto all’ingresso della chiesa, a lasciare un pensiero, a scrivere un “ciao”, vicino alle indicazioni per sostenere la cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Niguarda (foto in fondo).
Nell’omelia di don Luca, diffusa da impianti audiovideo sul sagrato e nell’attiguo oratorio, data l’impossibilità di accogliere tutti in chiesa (il sindaco, Fabiana Ermoni, presente, ha proclamato il lutto cittadino), la ricetta per una vita piena: allegria, tenacia, desiderio di mettersi in gioco, coraggio. Ancora, la capacità di coltivare relazioni. E gratitudine. «In una vita piena – ha aggiunto il sacerdote – il tempo di cottura è molto variabile ma ha un’importanza relativa. Conta di più sapere allargare la vita. A più gente, più esperienze, più amore possibile, senza sprecare un momento. Elena ci ha sempre mostrato questo, ci ha insegnato a essere (con riferimento alla lettura evangelica, Ndr) sale della terra e luce del mondo. Anche quando tutto sembra senza sapore e tenebra».
A fine cerimonia, dall’amica del cuore è arrivato il ricordo dei pigiama party, della pizza cucinata insieme, delle “serate tra donne”. «Quando eri in ospedale mi mancavi tantissimo. Cara amica stammi accanto. Perché io sia sempre brava come te». Mamma Monia ha ringraziato tutti: «Siamo stati travolti dal vostro affetto». Ma soprattutto, voce rotta dall’emozione, ha ringraziato Elena: «Ci hai permesso di cogliere la tua fragilità e la tua resilienza. Grazie per averci insegnato a sorridere nel dolore, a ricordarci delle cose più importanti […] Piccola mia, ora il tuo volto è sereno». Infine, ricordati i nonni scomparsi, quasi un passaggio del testimone: «Ora le coccole te le fanno loro».