«Caro papà, hai sempre anteposto noi quattro, la tua famiglia, anche a te stesso. E lo hai fatto anche questa volta. Grazie sempre, ti stringo. Tua Lavinia». Sono le parole di Lavinia Limido, pronunciate dall’ospedale di Circolo dove si trova ricoverata e affidate a un messaggio che la madre, Marta Criscuolo, ha voluto leggere durante i funerali del marito Fabio Limido, il 71enne ucciso a coltellate lunedì 6 maggio scorso dall'ex genero Marco Manfrinati in via Menotti, dopo che l’uomo era intervenuto per difendere la figlia, a sua volta ferita gravemente.
Parole dettate dal cuore, che hanno commosso le tante persone che hanno riempito questo pomeriggio la Basilica di San Vittore per stringersi intorno alla famiglia Limido, nel momento forse più doloroso, quello dell’ultimo saluto. Esequie svolte in forma privata all'interno della chiesa, come chiesto dalla famiglia, sotto una pioggia battente che non ha fermato li varesini che hanno voluto dare un segno di vicinanza a Marta e alle figlie Lucrezia e Cecilia, oltre che a Lavinia e sul bambino.
«Voglio promettere a mio marito - ha poi aggiunto Marta Criscuolo - che farò di tutto per portare avanti tutti i progetti che le nostre figlie si sono prefissati, nella famiglia e nel lavoro. Imparerò a curare le rose del giardino con lo stesso amore che usavi tu, insegnerò a nostro nipote a fare l’orto per insegnargli il valore dell’attesa. Ora Fabio sei in Paradiso e da lì sarai orgoglioso di noi».
E l’amore che Fabio Limido ha sempre nutrito e dimostrato nei confronti dei suoi familiari è stato sottolineato anche durante l'omelia dall'ex prevosto di Varese monsignor Peppino Maffi, che, dopo aver invitato tutti a pregare per Lavinia, ha detto: «Restiamo smarriti di fronte a così grande violenza, inaudita. La familiarità, il confronto, il dialogo costante con Marta mi ha permesso di conoscere bene il loro disagio, in questi anni, la percezione chiara che si potesse concretizzare qualcosa di molto grave; si sperava insieme che non si arrivasse mai a questo momento. Ci siamo purtroppo arrivati».
«Fabio - ha proseguito il sacerdote - è morto perché ha sempre amato tanto la sua famiglia; per proteggere Lavinia ha perso la sua esistenza. Come secondo nome Fabio porta il nome di Vittore, il Santo Patrono della nostra città. Anche lui, per amore del Signore, ha perso la sua vita. Siamo certi che il Signore Dio, largamente misericordioso, ha accolto Fabio tra le persone che hanno percepito il nocciolo fondamentale del pensiero del Signore Gesù: la vita va spesa, amando». Concludendo «Accogli, Signore, Fabio tra i giusti. Fabio, continua ad accompagnare la tua famiglia».