"Sto per andare in Argentina e in Paraguay, dove ho già incontri fissati con le autorità locali. Se riusciamo a chiudere, per la Lombardia potrebbe essere una buona opportunità. Con l’arrivo, entro la fine del 2024, di molti infermieri stranieri: il mio auspicio è tra 400 e 500". A dirlo, in un'intervista a 'la Repubblica' è l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso. L’idea, spiega Bertolaso, non è solo quella di risolvere l’annosa carenza di infermieri negli ospedali lombardi ma "di impiegare i professionisti anche nell’assistenza domiciliare integrata e nelle case di comunità".
"Questi Paesi - osserva l'assessore - hanno buone scuole, con curricula simili a quelli europei. E si tratta di nazioni che, culturalmente e dal punto di vista della lingua, sono vicine all’Italia: l’obiettivo quindi è portare qui i professionisti, organizzando anche corsi di formazione, e farli lavorare nelle nostre strutture per quattro-cinque anni. È una buona opportunità per noi, ma anche per gli operatori, che possono fare esperienza in strutture di alto livello tecnologico come le nostre".
Nel caso dei medici, aggiunge il titolare del Welfare lombardo, "vorremmo stimolare gli italiani andati all’estero a rientrare: a maggio andrò con il presidente Fontana a Washington, dove grazie all’ambasciata è già stato organizzato un incontro con 200 medici italiani che lavorano negli Usa. Il mio obiettivo è far sì che il nostro sistema sia attrattivo, affinché i colleghi tornino in Italia e, in particolare, in Lombardia, dove si trova quasi la metà degli Irccs italiani. Purtroppo, come sappiamo, il blocco delle assunzioni negli anni ha provocato un mancato turnover che si riflette nelle carenze attuali. Stesso discorso per la mancata programmazione universitaria. Le stime ci dicono che il problema sarà cogente fino alla fine del 2026: i prossimi anni, quindi, saranno ancora complessi. Per questo un’altra strada è puntare sugli specializzandi".
A tal proposito, ricorda Bertolaso, "con i ministri Bernini e Schillaci abbiamo proposto un emendamento al Dl Pnrr per permettere agli specializzandi di lavorare non più solo negli ospedali universitari, ma anche nelle altre strutture. Questo avrebbe due vantaggi: per i giovani colleghi ci sarebbe la possibilità di fare di più sul campo, mentre il sistema avrebbe l’opportunità di impiegare gli specializzandi, per esempio, anche negli ambulatori, per sfoltire le liste di attesa"