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Economia | 01 marzo 2024, 15:08

Il triste primato della Lombardia: è la prima regione italiana per denunce di infortuni e morti sul lavoro

L'allarme della Uil: a gennaio 2024 le denunce sono aumentate dell'8,6% per un totale di 8.190 infortuni di cui 12 mortali. La segretaria regionale Dacquino: «Situazione inaccettabile». Gli edili della Feneal contestano il Decreto Sicurezza sul Lavoro: «Tante questioni non affrontate»

Il triste primato della Lombardia: è la prima regione italiana per denunce di infortuni e morti sul lavoro

Triste primato nazionale per la Lombardia che detiene il record con 8.190 infortuni, di cui 12 mortali e 255 tecnopatie denunciate nel mese di gennaio 2024. Rispetto al 2023 si è in presenza di un aumento di denunce dell’8.65%. Questo rilevano i dati resi noti da INAIL e ripresi dalla Uil Milano Lombardia, che a livello nazionale attestano ben 42.166 denunce di infortunio, 45 morti sul lavoro e 6.218 malattie professionali denunciate.

«Siamo di fronte ad una situazione inaccettabile - evidenza Eloisa Dacquino, segretaria confederale UIL Lombardia - resa ancor più drammatica dalla presa d’atto che la vita delle persone per il Governo vale 20 crediti. La Lombardia conta già nel solo primo mese dell’anno 12 morti sul lavoro e un numero impressionante di denunce di infortunio. Di fronte alla perdita di vite umane e all’aumento del numero delle denunce assistiamo al silenzio delle parti datoriali e ad un approccio burocratico e poco efficace in tema di prevenzione da parte di Regione Lombardia. Come UIL riteniamo che debba essere messa in campo innanzitutto un’azione di coordinamento e controllo sulla formazione che viene erogata, troppo spesso inadeguata, mancante o addirittura certificata con attestati di frequenza falsi».

«Va valorizzato ulteriormente il sistema dei protocolli sottoscritto con Province e Comuni che hanno dimostrato che, dove applicati si sono ridotti gli infortuni - prosegue Dacquino - abbiamo chiesto di investire risorse finanziando progetti di formazione on the job, che sappiamo essere indispensabile per tutte quelle attività considerate pericolose nei cantieri come in tutti i luoghi di lavoro. E ancora che le aziende che violano la normativa vengano escluse dai bandi. Ad oggi nessuna risposta, così come nessun riscontro alla richiesta di incontro unitaria del Sindacato confederale all’Assessore Bertolaso: quanti morti dovremo ancora contare prima che Regione Lombardia metta in campo azioni efficaci di prevenzione in tema di sicurezza sul lavoro?»

La categoria degli edili della Feneal Uil contestano i contenuti del decreto Sicurezza sul Lavoro del Governo. 

«Nel merito della patente a crediti – spiega il segretario generale Feneal UIL Lombardia Riccardo Cutaia- – come ha sottolineato anche il nostro segretario generale Vito Panzarella, siamo molto perplessi su tante questioni che secondo noi non sono state affrontate. Come vengono previsti gli infortuni in itinere? Concorrono alla decurtazione dei punti? Sono previste modalità di impugnazione della decurtazione dei punti o questa avviene da subito e non è soggetta a contestazioni? E sul recupero del punteggio? Come è possibile che basti frequentare un corso di formazione, anche in presenza di infortuni mortali? Sarebbe opportuno fosse l’Inail a certificare l’avvenuto recupero, anche prevedendo percorsi ad hoc e indicazioni vincolanti per l’impresa da attuare per migliorare il proprio sistema di gestione e prevenzione, nonché coinvolgere i lavoratori della stessa in specifici percorsi formativi».

«Non c’è nemmeno chiarezza – commenta ancora il segretario – nel momento in cui l’impresa appaltatrice subisca una perdita di punti qualora un’azienda a cui ha affidato un subappalto causi infortuni e morti sul lavoro. Sarebbe paradossale che una società in subappalto, responsabile magari di cinque morti sul lavoro, non potesse più operare, mentre quella appaltante ne esca indenne. Si rischierebbe l’ennesimo scaricabarile e si incentiverebbero ancora di più i subappalti a cascata, che invece chiediamo vengano drasticamente ridotti».

«Altra gravissima mancanza per il sindacato – conclude Cutaia - è non aver previsto alcun provvedimento per limitare l’utilizzo ingiustificato dei subappalti a cascata utilizzati nella quasi totalità dei casi per massimizzare i profitti a scapito della qualità del lavoro e della sicurezza. Così come è discutibile l’inserimento nella “lista di conformità dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro” di aziende nei confronti delle quali a seguito di un singolo controllo non siano state riscontrate violazioni o irregolarità. Queste ultime per dodici mesi non verrebbero più sottoposte a ulteriori verifiche nelle materie oggetto degli accertamenti». 

Redazione

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