Il Microcredito sociale funziona: a dirlo sono le storie di chi – grazie ad un piccolo prestito e al percorso di educazione finanziaria – sta cominciando a rimettere in fila il bilancio familiare e, con esso, la sua vita. Come? Con l’acquisto di un’auto per recarsi al lavoro, con l’anticipo per un nuovo contratto di affitto o con la regolarizzazione delle bollette arretrate. Nella maggior parte dei casi si tratta di piccole spese che possono però mandare in crisi il bilancio familiare e rischiano di compromettere una situazione già precaria.
Da circa due anni Fondazione Comunitaria del Varesotto ha rivisto il suo intervento che va sotto il nome di Microcredito Sociale, puntando l’attenzione su quella che – dopo il Covid – è apparsa la zona grigia su cui si gioca lo scivolamento in povertà. Una zona grigia perfettamente fotografata nel suo insieme dai dati dell’Osservatorio sulle Fragilità e lo Sviluppo che FCVA promuove con l’Università Liuc di Castellanza. «Anche se i dati non mancano – spiega Massimiliano Pavanello segretario generale di FCVA - la difficoltà maggiore è quella di intercettare i casi per i quali questo strumento è stato pensato, ovvero quelle situazioni che non sono di estrema povertà, ma stanno sul crinale e rischiano di scivolarvi».
Al momento sono sei i percorsi di sostegno avviati suddivisi tra i Comuni di Somma Lombardo, Azzate, Busto Arsizio, Vedano Olona e Tradate, mentre diversi casi, anche se poi non finalizzati, sono stati segnalati anche dai Comuni di Buguggiate, Cassano Magnago e Venegono Inferiore. A questi si aggiungono i Comuni di Castellanza e Saronno che completano la mappatura delle amministrazioni coinvolte in questa iniziativa avendo istituito un Fondo per il Microcredito Sociale che serve a garantire i micro-prestiti erogati. Ed è con gli assistenti sociali di questi Comuni che si lavora per identificare i soggetti da indirizzare a questo strumento. Per avere informazioni sul servizio i cittadini possono mandare un SMS indicando Comune di residenza, nome e cognome al numero 366.6153716.
«I casi presi in carico al momento sono differenti fra loro: si tratta di storie uniche, ma tutte accumunate dalla presenza di una rete familiare a sua volta economicamente fragile e dalla volontà di riprendere in mano la situazione e trovare una soluzione». A parlare sono gli educatori finanziari, figure di snodo per il progetto: Matteo Cucchi per la Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione e Gabriele Rezzonico e Federica Di Donato, di Intrecci Cooperativa Sociale. E sono proprio Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione e Intrecci Cooperativa due dei partner operativi del progetto.
A rendere innovativo il modello sono soprattutto due aspetti: il vincolo alla restituzione del prestito e la partecipazione ad un percorso di educazione finanziaria, finalizzato appunto a mettere ordine tra le spese. «Spesso – dicono ancora gli operatori – si tratta di aiutare le persone a stabilire le priorità di spesa e a ragionare insieme su come far quadrare i conti a fine mese. L’impegno alla restituzione serve proprio a questo, oltre che a garantire che il Fondo di garanzia non venga eroso e che quindi restino risorse per aiutare altre persone».
Il modello
Il Microcredito Sociale è uno strumento che Fondazione Comunitaria ha introdotto da oltre 10 anni e che, nel corso degli ultimi due anni, è stato oggetto di una particolare attenzione grazie ad un lavoro svolto con l’Istituto Italiano di Valutazione, e – per la parte erogativa - con PerMicro, una tra le più importanti società di microcredito in Italia che opera su tutto il territorio nazionale con una chiara mission di inclusione sociale.
Si tratta della erogazione di piccoli prestiti, che raggiungono al massimo i 3mila euro, e che sono erogati a persone in situazione di temporanea difficoltà. Come detto, le persone a cui questo strumento si rivolge non sono quelle in una situazione di bisogno estremo, ma coloro i quali, per situazioni contingenti, si trovano in uno stato di momentanea difficoltà: la necessità di dover fornire un anticipo per un contratto di locazione, un guasto del veicolo necessario ad andare al lavoro o altre situazioni impreviste. Il prestito non ha costi di istruttoria né un tasso di interesse a carico dei beneficiari, va restituito in 36 mesi e prevede un affiancamento con un esperto di educazione finanziaria, al fine di aiutare i beneficiari nella restituzione delle rate.
«Il nostro è un modello aperto all’adesione di altre amministrazioni comunali del territorio – conclude Maurizio Ampollini, presidente di Fondazione Comunitaria del Varesotto – e vuole essere uno strumento di welfare comunitario in sintonia con quella che è la missione di una fondazione come la nostra. Oggi troppe persone si trovano in difficoltà e faticano a chiedere aiuto o a trovarlo con gli strumenti tradizionali».