Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell'Anppia, l'associazione nazionale dei perseguitati politici italiani antifascisti sul tema del matrimonio con saluto romano celebrato in Comune a Varese.
«Sta suscitando indignazione il recente episodio di militanti di Do.Ra, associazione dichiaratamente nazista, che hanno chiuso una cerimonia di matrimonio tenuta nel Comune di Varese con saluto romano da parte del marito a cui dal cortile ha risposto una quindicina di militanti con il saluto romano di gruppo. Recentemente la Cassazione a sezioni riunite ha stabilito che il saluto romano è reato. Ma solo se accompagnato dalla volontà di ricostituire il disciolto partito fascista.
In questa fattispecie potrebbe rientrare questo ultimo atto fra i numerosi perpetrati in precedenza dal gruppo Do.Ra: dal sistematico posizionamento di croci runiche al sacrario del San Martino, alle scritte apparse lungo la strada provinciale Varese Vergiate, ai continui tentativi di impedire presentazioni di libri nel comune di Azzate dove recentemente ha aperto una sede, alla provocazione intimidatoria nei confronti dell’amministrazione comunale e dei cittadini di Azzate in occasione della celebrazione della Liberazione il 25 Aprile dello scorso anno. La «chiamata del presente», «il saluto romano» rientrano nella legge Scelba laddove, date le circostanze, siano idonei «a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista, vietata dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione».
L’associazione Do.Ra., che si dichiara apertamente nazista, già indagata dalla magistratura, continua nel tentativo di controllo del territorio che i suoi militanti ritengono “Casa loro”, ponendosi per ciò stesso fuori dalla nostra Costituzione nata dalla Resistenza. Si tratta in questo caso di espressioni non individuali ma con più persone che possono essere interpretati come ricostituzione del partito fascista.
ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) fondata da Pertini e Terracini nel 1948, rifacendosi all’antifascismo nella dittatura del ventennio chiede che la magistratura e le forze dell’ordine intervengano in applicazione alla Costituzione che vieta la ricostituzione del partito fascista .
Anppia si unisce al coro di protesta della società civile, delle istituzioni, dei partiti democratici, delle organizzazioni dei lavoratori e richiama la necessità di un intervento unitario per isolare i provocatori fascisti che vogliono riproporre teorie deliranti e metodi squadristi che la storia d’Italia e d’Europa ha decisamente archiviato il 25 Aprile del 1945».